Giovanni e Jenny in quell'alluvione a Messina persero mamma, papà e sorella. Il processo penale si è chiuso con le condanne. Ma dal 2012 combattono in sede civile per il risarcimento danni
Un altro rinvio. Questa volta addirittura al 2022. Un processo civile iniziato nel 2012 e che ormai si accinge a tagliare il traguardo dei dieci anni. E’ l’amara vicenda giudiziaria di Giovanni e Jenny Carità, due fratelli che da 22 anni combattono con il dolore e la lungaggine infinita della giustizia italiana. Aspettano dal 2012 l’esito del processo civile che deve quantificare il risarcimento per la morte di Nino, Maria e Angela Carità che persero la vita il 27 settembre 1998 durante un’alluvione che non lasciò scampo.
Il rinvio al 2022
Giovanni sperava che l’udienza fissata per lo scorso 1 dicembre potesse essere l’ultima. Invece, ancora una volta si è trovato di fronte all’ennesimo rinvio. Addirittura al 14 febbraio 2022, cioè tra oltre un anno. «Nessuno potrà mai restituirci i miei genitori e mia sorella, sono i nostri angeli. Ma perché devono continuare a trascinare così un processo che dura dal 2012? Siamo stanchi, stanno uccidendo anche noi. Ogni volta è un dolore che si rinnova, un malessere al cuore che non va via».
Un processo infinito
Il processo civile è iniziato nel 2012, dopo la fine di quello penale, che a sua volta durò 13 anni. In sede penale ci furono le condanne per quelle morti che forse si potevano evitare, quel maledetto giorno, sul viale Annunziata. Tre gradi di giudizio e una sentenza della Corte di Cassazione che non lascia dubbi. Il processo civile per quantificare e riconoscere il risarcimento danni doveva essere quasi una formalità. Invece da ben otto anni Giovanni e sua sorella continuano a combattere, sperando solo di poter chiudere, una volta per tutte, la pagina più dolorosa della loro vita.
Ad assistere Giovanni in questa infinita battaglia è l’avvocato Aura Notarianni, che ha anche presentato istanza al giudice per provare a ridurre i tempi per arrivare alle conclusioni del processo. Ma Giovanni racconta che la risposta che hanno avuto è ancora più assurda: «Ci dicono che ci sono processi ancora più vecchi del mio, alcuni che durano addirittura da dieci anni. Quindi devo aspettare. Ma questa è giustizia?».
Un dolore continuo
Otto anni che adesso rischiano di diventare dieci. Continui rinvii, quattro giudici diversi, ostacoli. Giovanni e sua sorella non ce la fanno più. Non stanno lottando per avere i soldi del risarcimento, che comunque spetta loro per diritto. Il 27 settembre 1998 hanno perso mamma, papà e sorella. Un fiume di fango se li è portati via distruggendo le loro vite di ragazzi. Ora sono adulti e vogliono solo poter andare avanti, pregare per i loro angeli, portarli nel cuore. Hanno pagato già abbastanza. Non possono essere anche vittime di un sistema giudiziario lento e insensibile.