Messina- Due anni fa l'ex consigliere scriveva ad Accorinti chiedendo controlli e bonifiche, ma nessuno lo ascoltò
“C’erano i sordi, ma non tutti erano ciechi”. E, aggiungiamo noi, non tutti stavano zitti. E’ l’ex consigliere comunale Piero Adamo, che con “Vento dello Stretto” è stato tra i pionieri della battaglia per la zona falcata ed il water front a ricordare che c’è chi la vergogna ed il degrado lo ha urlato a gran voce negli anni scorsi.
Il sequestro dell’area di Maregrosso e gli avvisi di garanzia per l’ex sindaco Accorinti e gli assessori Ialacqua e De Cola riaccendono i riflettori su quel che tutti sapevano, su quel che si poteva fare e non è stato fatto e sulle risorse stanziate e non usate.
Adamo con un post lapidario su facebook ha ricordato le continue segnalazioni sulle condizioni di degrado del water front, rimaste evidentemente ignorate nonostante l’ex amministrazione avesse fatto una bandiera proprio di queste tematiche.
Adamo allega al post un’interrogazione (in realtà gli interventi sulla questione sono stati numerosi), presentata all’amministrazione Accorinti nell’ottobre del 2017, un mese prima dell’avvio dell’inchiesta che ha portato agli 11 indagati.
Nell’interrogazione (leggi qui), l’allora consigliere comunale evidenziava come la zona falcata fosse diventata deposito per materiali di ogni tipo: inerti, copertoni, residui di cantiere. “In particolare nelle zone vicine alla Real Cittadella e nella vicina via Don Blasco sono comparse vere e proprie discariche a cielo aperto, basti ricordare la vergognosa distesa rossa delle poltroncine del vecchio cinema. Gli sforzi per dare vita a questa parte di città bellissima ma non valorizzata sono stati tanti: l’Autorità portuale ha rifatto la strada e la pubblica illuminazione, la Marina Militare ha portato nella Falce migliaia di persone con la Festa della Marineria, è sorto il Parco Don Blasco grazie ad un imprenditore, alcune associazioni cercano con impegno di far scoprire questi luoghi ai messinesi. Purtroppo però la zona falcata continua ad essere un “territorio tagliato fuori” dalla città a dispetto, viceversa, delle sue immense e straordinarie potenzialità”.
Adamo scriveva al sindaco Accorinti e agli assessori Ialacqua e Cacciola per chiedere più attenzione su questa porzione di città che guarda al mare.
Adamo chiedeva, nel 2017, quali e quanti sono stati gli interventi di controllo e repressione ad opera della Polizia Municipale in merito alle discariche nonché gli interventi di pulizia o bonifica effettuati dal Comune direttamente o per il tramite delle proprie società partecipate. Sollecitava infine un maggiore “controllo del territorio” ricordando anche l’ormai noto “Patto per la Falce” .
Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare e nonostante segnalazioni ed iniziative di vario genere nulla si è mosso per bonificare la zona con l’aggravante che i soldi c’erano ma non sono stati usati.
“Mi chiedo- dice oggi Adamo– ma passavo solo io di lì e vedevo quello scempio? E non sto parlando di passeggiate notturne quando magari certe vergogne potevano non essere evidenti. Ma bastava passare anche per sbaglio alle 10 del mattino e restare inorriditi. Noi non solo le abbiamo viste, ma abbiamo ad alta voce gridato il nostro sdegno”
Due anni dopo è la magistratura ad intervenire, quando sarebbe bastato dare risposte alle tantissime istanze.
Rosaria Brancato
Chiacchiere. La città è tutta ostaggio dei propri cittadini. Di zone come quella falcata ve ne sono centinaia. È utopico pensare di trovare soluzioni che escludano la rieducazione di noi cittadini. La zona falcata è l’argomento del momento, nulla di più. Quante mini discariche rimuove Messina bene comune giornalmente anche in pieno centro per poi ritrovarsele tra i piedi dopo pochi giorni? Inutile scrivere negli articolo “i soliti incivili”. Dovreste scrivere i soliti messinesi. Questa è la realtà.