Nemesi-Ninetta, clamorosa sentenza d'appello sul traffico di droga del clan di Mangialupi

Nemesi-Ninetta, clamorosa sentenza d’appello sul traffico di droga del clan di Mangialupi

Alessandra Serio

Nemesi-Ninetta, clamorosa sentenza d’appello sul traffico di droga del clan di Mangialupi

martedì 21 Maggio 2024 - 07:00

18 anni dopo il primo blitz, scagionato Carmelo Bonaffini. Il verdetto per gli altri imputati del traffico di droga tra Messina e la Calabria

Messina – E’ arrivata nella tarda serata di ieri la sentenza della Corte d’Appello di Messina sull’ultima tranche del processo Nemesi-Ninetta, la storica inchiesta sul potente clan di Mangialupi. I giudici di secondo grado hanno assolto Carmelo Bonaffini “per non aver commesso il fatto” e rideterminata a 12 anni la condanna per Rao Rocco (in continuazione con le condanne precedenti). Il verdetto riguarda due dei principali protagonisti dell’indagine ed arriva a molti anni di distanza dall’indagine, dopo un complesso passaggio tra i vari gradi di giustizia.

La sentenza dell’operazione Ninetta

avv salvatore silvestro

Nell’aprile del 2022 infatti la Corte di Cassazione aveva reso definitive tutte le condanne emesse per i vari esponenti del clan della zona sud cittadina, confermando il verdetto di 14 condanne del 2019. Soltanto per Bonaffini e per Rao la Suprema Corte, accogliendo la richiesta dei difensori, rispettivamente l’avvocato Salvatore Silvestro per Bonaffini e Tommaso Autru Ryolo e Dario Cocivera per Rao, hanno chiesto di ricelebrare il processo di primo grado. Bonaffini era stato condannato a 10 anni, nel 2015, ma l’avvocato Silvestro aveva chiesto ed ottenuto il processo di revisione, puntando proprio al proscioglimento completo. Mentre per Rao la Cassazione aveva rinviato gli atti ai giudici d’appello per rideterminare il quantum delle condanne.

Il traffico di droga del clan di Mangialupi

La prima operazione antimafia, battezzata Ninetta, risale al 2006, poi scattò il successivo blitz Nemesi e le indagini confluirono in un unico filone processuale. Alla sbarra sono andati quelli che sono considerati dagli investigatori messinesi gli esponenti del gruppo che gestisce la storica piazza di traffico di droga di Messina, il quartiere-fortino di Mangialupi, alle spalle del carcere di Gazzi. Agli atti, un imponente traffico di droghe, anche pesanti, con la Calabria e col nord Italia e il reinvestimento di quell’intenso flusso di denaro. Al momento del primo blitz gli investigatori sequestrarono oltre 15 chili di stupefacente pesante e purissimo.

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