Neonata siciliana morta a Roma, sentenza per 4 medici dell'ospedale di Taormina

Neonata siciliana morta a Roma, sentenza per 4 medici dell’ospedale di Taormina

Alessandra Serio

Neonata siciliana morta a Roma, sentenza per 4 medici dell’ospedale di Taormina

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sabato 07 Settembre 2024 - 15:20

Il verdetto per i camici bianchi che hanno operato Beatrice Morici, la bimba di 5 mesi palermitana che spirò nel 2018 dopo un lunghissimo calvario

Sono quattro le condanne per la morte di Beatrice Morici, la piccola palermitana spirata il 30 agosto 2018 all’ospedale Bambin Gesù di Roma. Al centro del processo c’era però il periodo di ricovero al San Vincenzo Sirina di Taormina, da dove la piccola è stata trasferita d’urgenza nella capitale già in gravissime condizioni. Beatrice aveva soltanto 5 mesi e i genitori non si sono dati pace fino a quando non hanno ottenuto giustizia.

La sentenza

La giudice monocratica Antonella Crisafulli ha deciso la condanna a 2 anni e mezzo per il cardiochirurgo pediatrico Felice Davide Calvaruso e 2 anni per l’anestesista Simone Reale, il cardiologo Andrea De Zorzi e il chirurgo Salvatore Agati (pena sospesa per tutti). Il Pubblico Ministero Roberto Conte aveva chiesto per gli imputati la condanna a 3 anni.

Operazione troppo lunga

Betty, due occhi azzurri in un fagottino di pochi mesi, era stata ricoverata all’ospedale di Taormina e per una malformazione cardiaca asintomatica. Per i periti dell’Accusa la bimba è morta dopo una operazione “troppo lunga” (12 ore contro le 5 previste) eseguita il 3 luglio 2018 “senza i necessari accertamenti”. Dalla sala operatoria alla terapia intensiva il passaggio fu diretto. La neonata, dopo un arresto cardiaco e un’ischemia cerebrale, è volata a Roma dove è morta 68 giorni dopo.

Genitori in cerca di giustizia

Adesso la sentenza di primo grado, che non è definitiva, passerà al vaglio dei successivi gradi di giudizio. I sanitari hanno ancora modo di difendersi e rivendicare la correttezza del loro operato. Per i genitori di Beatrice, che in questi anni hanno lottato a costo di enormi sacrifici personali per seguire l’intera vicenda penale e per contenere le lungaggini giudiziarie, questa sentenza è per loro comunque un punto fermo di giustizia.

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