Il Consorzio Aristea dovrà riassorbire il personale della precedente ditta solo “qualora si ritenga necessario”. E per qualcuno questa necessità sembra evidentemente non esserci
Sono state tre, solo nel mese di aprile, le proteste organizzate dai lavoratori della ditta Schipani a palazzo Zanca. Alla base dei malumori il mancato riassorbimento del personale da parte del Consorzio Aristea, che si è aggiudicato l’appalto per la gestione della pubblica illuminazione. Un contratto delle durata di tre anni, per la somma complessiva di circa 2 milioni e mezzo di euro, che non ha risolto, come invece si sarebbe sperato, le inefficienze del servizio. Numerose sono le strade, soprattutto nei quartieri periferici, rimaste al buio. Va decisamente meglio nelle arterie centrali dove i lampioni dalla luce arancione hanno pian piano sostituito i vecchi pali. Tanto però rimane da fare. E dunque quale migliore occasione se non riassumere tutti i dipendenti prima in forza alla Schipani, (al momento sono “rientrati” solo in sei) attualmente rimasti a spasso? Dell’argomento si è approfonditamente discusso ieri durante la seduta dell’VIII commissione consiliare, politiche del lavoro, presieduta da Marcello Capillo, alla presenza dei lavoratori ma anche del segretario della Fim Cisl Antonino Alibrandi, che sin dall’inizio segue la vicenda. L’ “inghippo” secondo quanto emerso dalla riunione, lo si ritrova fra uno dei tanti commi del bando di gara, per la precisione la lettera “q”, dove si legge: “la ditta si impegna, qualora per l’avvio e il successivo svolgimento del servizio in questione si renda necessario integrare il personale già alle proprie dipendenze con ulteriori unità lavorative, ad assumere prioritariamente gli operai e gli impiegati tecnici ed amministrativi che hanno prestato attività lavorativa alle dipendenze della precedente impresa appaltatrice”, ovvero la Schipani. Una disposizione che si spiega tutta nell’avverbio iniziale, “qualora”: la riassunzione avverrà solo se la ditta lo riterrà necessario, anche sulla base delle indicazioni fornite dal Comune, il quale, secondo quanto affermato da sindacati e lavoratori, avrebbe sostenuto che per il momento il servizio è sufficientemente coperto. Visione quest’ultima, decisamente poco illuminata. Peraltro la ditta, ed è qui che si giunge al secondo punto, ha la piena facoltà di poter subappaltare determinati interventi, purché siano al di sotto di un una certa percentuale dell’importo complessivo dell’appalto. Il personale della precedente ditta, insomma, si trova “scavalcato” a norma di legge. Un ultimo aspetto, infine, da non sottovalutare, riguarda la copertura dell’appalto, nettamente inferiore rispetto al precedente: il che tradotto in termini pratici significa rivedere e rimodulare le spese, di qualsiasi natura. Una ragione in più che aiuta forse a capire perché per i lavoratori Schipani continui lo “stand-by” permanente. (E. DEP)
Il problema è sempre lo stesso.
Una ditta che partecipa ad una gara ha il proprio personale e non credo sia giusto ed economicamente pagante imporre ad essa l’assunzione anche del personale della Ditta uscente.
Faccio un esempio banale ma penso valido.
La ditta A gestisce un servizio di manutenzioone ed ha 10 dipendenti.
Alla scadenza del contratto, subentra la ditta B, che ha anch’essa 10 dipendenti.
Alla ditta B subentra. in seguito, la ditta C.
Di questo passo, la ditta L o M quanti dipendenti si troverà ad avere?
COMMENTO N°1. Senza TempoStretto e i nostri commenti,ricchi di notizie e di cifre,sollecitati dagli articoli puntuali di Elena de Pasquale,i messinesi e i lavoratori Schipani sarebbero rimasti al buio come Messina.Sono bravi nell’analisi grammaticale l’ing.Antonio Amato e i tre laureati di categoria D,che hanno predisposto il bando di gara,dimostrandolo nella scrittura della frase ” qualora per l’avvio e il successivo svolgimento del servizio in questione si renda “,dove la congiunzione “qualora”,a cui si da il significato ” nell’eventualità,se mai,nel caso “,introduce una frase ipotetica e temporale con il verbo al congiuntivo ” si renda “. Non si sono inventati nulla, è il freddo linguaggio dei burocrati,utilizzato in questo caso per chiudere per sempre la porta in faccia ai lavoratori Schipani e dare chiavi sicure all’Aristea.
COMMENTO N°2. Noi di TempoStretto abbiamo chiesto lumi sulla incongruenza delle date, chiedavamo perchè nell’oggetto del bando di gara il servizio è per il triennio 2010-2012, mentre la data della gara,il 30/06/2011, e quella della stipula,il 21/12/2011, SONO SUCCESSIVE al 2010 e al 2011,e sicuramente a quella in cui fu predisposto il verbale consegna lavori.
Mi chiedo chi ha espletato il servizio nel biennio 2010-2011, visto che le due ditte di Barcellona hanno stipulato i contratti a COTTIMO a maggio e giugno del 2011, forse hanno lavorato senza contratto? Sarebbe gravissimo e motivo di annullamento,di intervento dei revisori dei conti,della stessa Corte dei Conti e della magistratura inquirente.
Non si scherza con la vita dei lavoratori.
Toc.. Toc.. Magistratura ci sei? Si vede lontano un miglio che ci sono gravi irregolarità… Me quando mai si è fatto un bando di gara con così tante anomalie…. Mi meraviglio anche di coloro che devono tutelare i dipendenti ( il sindacato) che gli “sfugge” una postilla così importante…. Esprimendo un mio pensiero in dialetto dico: Siti nte mani i nuddu!!!!
IL CAOS DEGLI EX DIPENDENTI..
si verifica ad esempio per le cooperative che per legge devono assumere quelli che espletano il servizio con altra cooperativa. E’ l’appaltatore che deve fidarsi della forza lavoro a scegliere chi assumere e chi no. I sindacati hanno fatto male ad illudere i dipendenti di Schipani i quali non hanno diritto ad essere assorbiti da Ariste. Per la cronaca la città è tornata ad essere illuminata e nessuno rimpiange il passato laddove vi era un monopolio di un privato da 20 anni garantito da politici distratti che gira gira sempre in città stanno.
Caro Antonio G era compito del dirigente,responsabile del contratto con la ditta Schipani,controllare le prestazioni dei servizi della ditta messinese,questo vale anche per la coop.Aristea,come per le altre ditte che lavorano per il Comune.Caro Antonio G non pensare che il problema dell’efficienza dei servizi si risolve cambiando ditta o con ribassi sulle gare,che hanno dell’incredibile,su cui qualcuno dovrebbe indagare.Affermi che la città è illuminata,ti posso fare un’elenco di strade principali dove i pedoni rischiano la vita,vedi la Consolare Pompea.Anch’io penso che una ditta deve scegliersi i suoi operai,ma i lavoratori della Schipani ebbero delle promesse certe dal sindaco Buzzanca,che sbagliò a farle ma adesso se ne dovrà assumere la responsabilità.
SONO SDEGNATO DI COME SONO SPESI I NOSTRI SOLDI,DI COME RICCHEZZA DEI MESSINESI E’ RUBATA DA ALTRI MESSINESI,QUINDI STO STUDIANDO I BILANCI DI ALCUNI COMUNI VIRTUOSI,PER AVERE UN DATO STATISTICO VALIDO DA CONFRONTARE CON QUELLO DEL COMUNE,COMUNICARLO AI MESSINESI MA ANCHE AGLI ORGANI DI CONTROLLO.STO COMPLETANDO LE ENTRATE PREVISTE DALL’IMPOSTA SUGLI IMMOBILI,LA FAMOSA IMU,DOVE E’ CONCENTRATA LA GRAN PARTE DELL’EVASIONE.
Rispondo in qualità di direttore del servizio di pubblica illuminazione, evidenziando che la presunta incongruenza tra le date indicate 2010 – 2012 e quelle di gara e di stipula del contratto è insussistente. Infatti dalla data fissata da apposita deliberazione della G.M. Leonardi per la fine del contratto Schipani (31.12.2009) al novembre 2010 gli impianti sono stati detenuti dalla stessa ditta A. Schipani giusta ordinanza -inaudita altera partes – del Tribunale di Messina in conseguenza di un ricorso per via d’urgenza della stessa ditta.
Ciò ha fatto si che il subentro di una nuova impresa, dopo 30 anni di gestione Schipani, selezionata a mezzo procedura d’evidenza pubblica slittasse al 2011. La consegna dei lavori al raggruppamento Aristea Smail è avvenuta, per garantire il servizio, sotto le riserve di legge dopo l’aggiudicazione e le verifiche di legge. Il contratto è stato stipulato, come da voi riportato, nel dicembre 2011.
Dal dicembre 2010 (epoca di riconsegna degli impianti all’amm.ne a seguito della sentenza che poneva fine all’appalto Schipani) all’agosto 2011 – per ovviare alla carenza di ditte – è stato espletata una regolare gara d’appalto ad evidenza pubblica, gara vinta dalla soc. CATIFRA di Barcellona P.G. con la quale è stato stipulato regolare e pubblico contratto d’appalto.
Tutte queste notizie oltrechè desumibili dagli atti pubblici….. purchè ci si prenda la briga di documentarsi.
Sdegnata di come sono spesi?
L’appalto Schipani costava alle casse comunali circa € 4.200.000/anno (ribasso d’asta 0,1%) quello Aristea € 900.000/anno (r.a. 49,123%)….. e questo sarebbe sprecare?
E poi il dramma degli operai che hanno perso il lavoro è conseguenza non della mancata riassunzione – che non poteva essere imposta – ma del fatto che la soc. Schipani ha deciso liberamente di non proseguire nell’attività mettendoli in mobilità.
Il nostro concittadino Salvatore Saglimbeni ci può aiutare a risolvere uno dei tanti misteri di palazzo Zanca, lo può fare visto che sembra bene informato sull’importo aggiudicato e sul ribasso,dovrebbe farci sapere la data di gara e della stipula di questo contratto milionario vinto dalla ditta Schipani,ma anche l’oggetto del contratto,da cui si evince la durata della prestazione, bisogna essere precisi quando si danno notizie così delicate.Il mistero adesso: al reportorio contratti non c’è traccia dal 2002 compreso fino al 2010 compreso di contratti destinati alla pubblica illuminazione, ne per la Schipani ne per altre ditte. NOVE ANNI DI BUCO NERO, QUALCHE STRACCIO DI CONSIGLIERE COMUNALE VUOLE RIEMPIRLO,PER FAVORE!
semplice! il contratto Schipani è del 1981. l’inizio del servizio appaltato con quel contratto è del 1983. nel 1999, dopo contenzio giudiziario la giunta Provvidenti e la Schipani sottoscrissero un atto transattivo della cui attuazione mi sono personalmente occupato dal gennaio 2001. in effetti la struttura del contratto Schipani ha di fatto sostanzialmente concentrato dal 1983 tutte le risorse messe a disposizione dall’amm.ne su di se; nel tempo sono stati effettuati piccoli appalti affidati con procedure di evidenza pubblica ad altre imprese per interventi locali.