Manca poco più di un mese alla scadenza della cassa integrazione dei 41 lavoratori. I sindacati si incontreranno nel pomeriggio per decidere il calendario delle proteste
Oggi, al previsto incontro in Prefettura, la famiglia Faranda non si è presentata. La riunione era stata convocata per avviare le procedure sul Piano industriale indispensabili ad attivare la cassa integrazione per i 41 lavoratori fermi ormai da un anno e mezzo, ma l’azienda ha fatto sapere di non essere disponibile ad avviare alcun processo fino alla monetizzazione dei terreni dove oggi sorgono gli stabilimenti.
Un passo, quello compiuto oggi dai Faranda, che lascerà senza alcun sostegno al reddito i 41 lavoratori per i quali il prossimo 31 dicembre scade la cassa integrazione in deroga.
Oggi pomeriggio alle 16.30, nel Saloncino della Cgil di Messina, i segretari di Flai, Cgil, Fai Cisl e Uila Uil Messina si riuniranno coni lavoratori in assemblea per decidere le forme e il calendario delle proteste che inevitabilmente scatteranno già a partire dalle prossime ore.
forme di protesta su che basi? non bisognava fidarsi… ennesimo fallimento del sindacalismo in salsa messinese.
I sindacati non c’entrano.
Si tratta di incapacità imprenditoriale.
Sin dall’inizio, Faranda aveva pensato a tutto: ripartire con i fondi regionali (senza mettere mano al proprio portafogli) e provare.
Ma lui non è un imprenditore, colui, cioè, che va in giro a cercarsi i clienti.
Pensava che ci sarebbe stata la fila davanti allo stabilimento.
Scoperta la propria incapacità, adesso pensa a vendere i terreni e a campare con la gamba a cavallo.
E poi ci si domanda perchè Messina è una città morta ed al dissesto economico e morale.
Nel campo alimentare, a Messina avevamo i pastifici Vinci, Galletta, Triolo, la Birra Messina e tante aziende piccole e medie che portavano il nome di Messina nel mondo.
Adesso c’è il vuoto totale.
Giuseppe Vallèra
Era palese che l’unico interesse era quello di monetizzare ….. il resto è storia….