L'assessore regionale Stancheris boccia l'istanza per il contributo da 250 mila euro destinati al progetto Primavera dei Teatri. "Non ci sono soldi". Il copione era scontato. Immediata la protesta "Andremo a Palermo, per un incontro con l'assessore e a Commissione Cultura. Il blocco è politico, sui nomi del Cda e del sovrintendente. E' inammissibile" protesta Piero Adamo. Un anno fa, il 19 marzo, saltò la prima del Rigoletto e fu l'inizio di una discesa inarrestabile.
Allo stop del progetto Primavera dei Teatri (vedi articolo allegato) mancava solo l’ufficializzazione ed è arrivata in diretta durante l’ VIII Commissione consiliare cultura e spettacoli convocata dal presidente Piero Adamo sull’argomento. In piena discussione con il presidente del Teatro Vittorio Emanuele Maurizio Puglisi e con l’assessore alla cultura Tonino Perna è arrivata via fax la lettera con la quale l’assessore regionale Michela Stancheris dà il colpo di grazia alle speranze del contributo straordinario da 250 mila euro destinati alla mini-stagione di musica e prosa dell’Ente. Per la verità questi soldi sono sempre stati nelle dichiarazioni dell’assessore e molto meno nel mondo reale, ma, in seguito agli impegni presi dalla Stancheris a gennaio, in merito al contributo da 250 mila euro per consentire almeno una pallida ripresa delle attività, sia Puglisi che il Comune avevano predisposto il progetto Primavera dei Teatri e lo avevano trasmesso il 25 febbraio a Palermo. Oggi il fax di risposta, una doccia fredda solo per quanti si erano illusi sulla reale volontà della Regione di sostenere il rilancio del Teatro. La mini-stagione era divisa in due parti, musica e prosa, da finanziare con i soldi della Regione e con 90 mila euro dell’Ente. Sarebbe dovuta iniziare il primo giorno di primavera, il 21 marzo per concludersi a maggio. Ma il progetto non decollerà.
“In risposta all’istanza 50239 del 25 febbraio- si legge nel fax- in merito ai contributi straordinari DUOLE COMUNICARE che la legge del 28 gennaio 2014 Disposizioni programmatiche e correttive per il 2014 Legge di Stabilità, non prevede alcuna forma di finanziamento per queste tipologie di spese”.
Gran parte degli articoli della Finanziaria infatti sono stati impugnati dal Commissario dello Stato (tra questi anche i contributi destinati ai Teatri siciliani) e la giunta è impegnata nel varo di una Finanziaria bis ridotta all’indispensabile. Nella nota l’assessore spiega che non è possibile erogare alcune somma. Va detto però che l’impegno su questi 250 mila euro da parte dell’assessore Stancheris c’era già stato a dicembre, in occasione di un emendamento presentato dai Drs poi bocciato all’Ars e quindi ribadito sia in sede di Commissione regionale cultura che a Messina il 21 gennaio in occasione della seduta congiunta a Palazzo Zanca, anche se in forma di contributo straordinario, legato alla presentazione di un progetto da parte dell’Ente e del Comune. Ed infatti il 25 febbraio l’assessore comunale alla cultura Perna ha trasmesso il progetto. Oggi il no della Regione, con riferimento alle rigidità della Legge di stabilità 2014. La Stancheris nella nota apre una finestrella: “Nel dare atto, nel corso degli incontri dei mesi scorsi, del difficile momento che sta vivendo l’Ente, ho evidenziato che i Comuni possono presentare all’assessorato al Turismo istanza per sostegno spese per manifestazioni turistiche promosse ai sensi dell’art.39 comma 2 l.r.2 del 26/3/2002, così come disciplinato dalla Circolare pubblicata sulla Gurs del 24 gennaio 2014”. In sintesi l’assessore “rimprovera” Messina d’aver richiesto il contributo nel modo sbagliato, e non come “manifestazione turistica”.
All’arrivo del fax in Commissione è scoppiata la rivolta anche perché la vicenda dei 250 mila euro è solo la cartina di tornasole di una precisa volontà politica volta a lasciare sott’acqua il Vittorio Emanuele fin quando non affoga.
“Siamo arrabbiatissimi- commenta il presidente Piero Adamo- e andremo a protestare a Palermo, chiedendo un incontro in Commissione Ars cultura con l’assessore Stancheris. Il problema però non sono solo i soldi, ma la mancata nomina del Cda e questo è un blocco politico. Non c’è l’accordo sui nomi del Cda, dei direttori artistici, del sovrintendente, e non si può tenere bloccato un Ente ed un’intera città in questo modo per mesi”.
Il presidente Puglisi in questo momento, senza Cda, senza sovrintendente, senza soldi, senza direttori artistici non solo non può varare una stagione ma non può neanche acquistare la carta per le fotocopie. L’ennesimo commissario ad acta, Visalli, si sta occupando del bilancio, ma con il Cda intrappolato da giochi politici ormai dall’agosto scorso, di fatto il Vittorio Emanuele è paralizzato.
E il paradosso è che un Teatro fermo non produce spettacoli ma garantisce solo gli stipendi per gli amministrativi, mentre fioccano i pignoramenti e i contributi regionali sono un punto interrogativo. Un Cda potrebbe comunque consentire, anche attingendo ad altre fonti di finanziamento, l’organizzazione almeno di qualche spettacolo.
“E’ una vicenda intollerabile- commenta Puglisi- Peraltro noi non possiamo neanche accedere a quel capitolo che indica la Stancheris nella nota, perché i termini sono scaduti il 28 febbraio. La verità è che con i soldi dati ad uno solo dei consulenti dell’assessorato regionale ci paghiamo mezza stagione”.
Adesso sono pronti a protestare a Palermo insieme alla deputazione. Se da agosto non c’è un Cda, se da settembre ci sono stati solo commissari, se da gennaio non c’è più neanche il sovrintendente e se da fine dicembre le nomine di Accorinti per il Cda sono rimaste nei cassetti è solo perché in troppi giocano sulla pelle di Messina. Probabilmente non tornano i conti del manuale Cencelli alla Regione. Probabilmente sono in tanti a voler riempire le stesse caselle con i propri uomini. Probabilmente si voleva per il Vittorio Emanuele un destino diverso, farne un contenitore per produzioni esterne, farne terra di colonia per interessi esterni. Un’agonia che però non può continuare oltre anche perché ormai le elezioni europee sono alle porte. Ci chiediamo, in questa campagna elettorale, se il governatore tornerà a ripetere le stesse promesse fatte al Teatro negli anni scorsi e con quale speranza di essere creduto. Ci chiediamo, gli altri partiti, che finora non hanno brillato per battere i pugni e difendere questo tesoro, che cosa faranno in occasione delle elezioni. Non basta riempire una casella se tutto intorno il castello è ormai fatto di sabbia. Puoi portare a casa un sovrintendente o un componente del Cda, ma da qui a far rinascere il Teatro dalle macerie la strada è lunga.
Guardando nel mio archivio,il 19 marzo del 2013, saltò la prima del Rigoletto.
Ecco la cronaca di quel martedì sera: “Dunque stasera il Rigoletto non è andato in scena. “Colpa dello sciopero dei sindacati” sostiene il Cda dell’Ente, lo scrive in un comunicato e nella comunicazione affissa ai portoni chiusi. “Colpa di una gestione incapace e incompetente che ha portato l’Ente al collasso” replicano Cgil, Uil, Fisal e Sidars, promotori dello sciopero. Il muro contro muro è ormai senza possibilità di ricuciture e tutto questo nel silenzio assoluto della Regione che solo oggi ha fatto sapere di un commissariamento imminente, soluzione annunciata ormai da mesi”.
Il Rigoletto andò in scena il 21 ed il 23. Era solo l’inizio di una discesa inarrestabile. Pochi mesi prima, nel novembre 2012 il neogovernatore Crocetta aveva garantito un suo immediato intervento.
Oggi, un anno dopo, siamo qui, ad assistere allo spettacolo di luci che lentamente si spengono mentre in troppi sono impegnati solo a fare i loro interessi.
Rosaria Brancato