Azzerati i fondi per i Comuni. La protesta delle associazioni "Scippo ai danni dei cittadini". Avviata una petizione
Niente più fondi, dal 2023, per le piste ciclabili urbane. Il testo della legge di Bilancio è arrivato alla Camera dei Deputati, e nella nota integrativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti – come evidenzia la Fiab, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta – è stato notato il taglio totale dei fondi residui. In termini concreti, si tratta di 94 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024, che erano rimasti nel Fondo per lo sviluppo delle reti ciclabili urbane e non ancora assegnati.
Si tratta di un tema a cui Tempostretto, in chiave cittadina, sta dedicando molto spazio.
La petizione contro il taglio dei fondi
Dal dossier “Non è un paese per bici” pubblicato pochi giorni fa da Clean Cities, FIAB, Kyoto Club e Legambiente, è emerso un notevole divario di ciclabilità tra le città italiane e le leader in Europa, per colmare il quale sarebbe necessario quadruplicare i chilometri di percorsi ciclabili, per una spesa complessiva di 3,2 miliardi di euro. La richiesta, sostenuta da una petizione, è quella di chiedere a Governo e Parlamento di finanziare un piano straordinario di promozione della ciclabilità urbana con 500 milioni all’anno da qui al 2030.
La nota delle associazioni
Clean Cities, Fiab, Kyoto Club, Legambiente, Greenpeace, Transport & Environment e Cittadini per l’aria hanno emesso una nota congiunta in “merito al clamoroso errore al quale va subito posto rimedio”. “La transizione delle nostre città verso una mobilità sostenibile e a zero emissioni non può essere più procrastinata – si legge – La crisi climatica si aggrava, e ogni anno muoiono tra i 50mila e i 60mila italiani, a causa dei livelli di inquinamento dell’aria ben al di sopra dei limiti fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. E’ necessario offrire alle persone l’opportunità di muoversi in sicurezza usando la bici per raggiungere i propri luoghi di lavoro, di studio o di svago. Ad oggi molte non possono perché le strade sono il dominio incontrastato delle automobili. Poche infrastrutture ciclabili, piste spesso non collegate tra loro, e mancanza di una visione che metta insieme pianificazione urbanistica e mobilità sostenibile, rendono difficile, e spesso impossibile, utilizzare la bicicletta come mezzo alternativo all’automobile”.
“Eppure la bicicletta negli spostamenti brevi e medi, e in connessione con le reti di trasporto pubblico – prosegue la nota delle associazioni – è uno straordinario alleato non solo dal punto di vista ambientale e climatico, ma anche come parte attiva alla soluzione dell’emergenza sanitaria dovuta all’inquinamento e come strumento di giustizia e inclusione sociale. L’azzeramento delle (poche) risorse per la ciclabilità in legge di bilancio è una proposta inaccettabile, che ci riporta indietro di decenni, e che impedisce alle Amministrazioni locali di rendere le nostre città davvero ciclabili, riducendo l’uso dell’automobile privata. Va corretta immediatamente in Parlamento. Altro che azzerare i fondi: bisogna incrementarli”.
Care associazioni tutte , perchè non avete alzato la voce quando stavano progettando e costruendo la nuova Via Don Blasco senza pista ciclabile ? Cari addetti ai lavori , era così cosi difficile inserirla, visti gli spazi esistenti ? Un’altra opera monca si aggiunge a Svincoli Giostra, rampe Cavallotti , tram panoramico con vista porto, approdi Tremestieri…….. Povera città , quello che non è riuscito a distruggere il terremoto ci hanno gli umani.