Messinambiente e MessinaServizi, destini incrociati: qual è la posta in gioco?

Messinambiente e MessinaServizi, destini incrociati: qual è la posta in gioco?

Francesca Stornante

Messinambiente e MessinaServizi, destini incrociati: qual è la posta in gioco?

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venerdì 16 Febbraio 2018 - 07:59

Trasferimento del personale, usufrutto del ramo d'azienda, concordato fallimentare. Sono questi i cardini della partita che si sta giocando nella gestione dei rifiuti. Due società in ballo. Ma in che modo si sta preparando la strada di MessinaServizi?

C’è una data che detta l’agenda delle prossime tappe nell’operazione Messinambiente-MessinaServizi: 1 marzo 2018. A Palazzo Zanca, soprattutto, è l’assessore Daniele Ialacqua a voler a tutti i costi che questo 1 marzo segni il passaggio concreto tra le due società, che sia l’inizio di quell’era che nella gestione rifiuti avrà il nome di MessinaServizi, chiudendo un capitolo lungo vent’anni. Mancano però solo due settimane e i tasselli da mettere a posto sono ancora tanti e ingombranti. C’è in ballo il trasferimento del personale, l’usufrutto del ramo d’azienda, il passaggio di mezzi e attrezzature per svolgere i servizi. Ma in che modo accadrà tutto questo? Su questo fronte sono giorni concitati. E su MessinaServizi pesa come un macigno il destino di Messinambiente perché fin dal principio la scelta politica è stata quella di legare a doppia mandata le strade delle due società. E’ facile intuire che fino a quando ogni decisione che verrà presa sarà figlia del concordato di Messinambiente e dell’assoluta certezza di fare ogni cosa per salvarla dal fallimento, a scontarne le conseguenze potrebbe essere proprio l’incolpevole MessinaServizi, nata per cambiare volto alla gestione rifiuti e oggi a rischio di ritrovarsi ad essere solo una sorte di clone, senza debiti e senza fardelli, ma con i presupposti per affondare ancora prima di nascere. Un quadro che può sembrare catastrofista ma che è solo una lettura dei fatti, delle ipotesi e delle scelte messe in campo e delle conseguenze a breve e lungo termine che potrebbero portare. Per comprendere meglio bisogna analizzare quelli che sono i nodi caldi della partita: personale e ramo d’azienda che MessinaServizi prenderà in usufrutto.

Iniziamo dai lavoratori. In questi mesi si è consumata una vera guerra per decidere come far transitare i lavoratori di Messinambiente a MessinaServizi. Amministrazione comunale e Cgil hanno sempre sostenuto la linea del passaggio diretto, Messinambiente e il suo legale in una prima fase hanno mantenuto una posizione abbastanza neutrale per poi allinearsi sul passaggio diretto che è diventato una delle carte in gioco nella partita che stanno giocando i lavoratori in chiave transazioni, necessarie per rendere più solido e sostenibile il concordato. Perché bisogna ricordare che proprio i lavoratori sono una “categoria” di creditori attivi del concordato e la sensazione è che ci siano delle frange che stanno sfruttando la posizione di creditori “privilegiati”. MessinaServizi, invece, ha sempre mantenuto una posizione più defilata, non prendendo posizione sulle modalità di passaggio dei lavoratori.

Tuttavia per il passaggio dei lavoratori tramite Srr, così come prevede la Legge regionale 9 del 2010, esiste il precedente degli ex Ato3 che da ottobre sono alle dipendenze della nuova società. Mentre nella stessa Messinambiente vi è anche il precedente dei dipendenti della società di via Dogali che svolgevano il servizio a Taormina, anche questi transitati alla Srr e poi successivamente “ceduti” alla Mosema, società che oggi svolge il servizio a Taormina. A questi lavoratori, pur sempre dipendenti di Messinambiente, con un accordo sindacale unitario, è stata applicata la Legge regionale 9 del 2010 pur essendo anche loro dipendenti della società in concordato. Ma sembra che questi lavoratori non siano rientrati nella procedura concordataria, avendo ricevuto come previsto dalla legge tutte le spettanze retributive vantate al momento del passaggio alla Srr ed al nuovo gestore, ottenendo evidentemente un trattamento diverso dei colleghi del cantiere Messina.

Tornando a Messina, il passaggio diretto porterà a MessinaServizi l’attuale assetto di Messinambiente, considerato che 350 dipendenti su 450 totali hanno firmato gli accordi. Questo significa che non ci potrà essere quella riorganizzazione totale che in origine l’amministratore Beniamino Ginatempo sperava, auspicava e programmava. Ad oggi, stando a quelli che sono i piani per il passaggio del personale, MessinaServizi si ritroverà con il “pacchetto dipendenti” quasi uguale a quello di Messinambiente. Con il passaggio diretto i lavoratori si porteranno dietro una serie di costi extra che saranno sui conti della nuova società: superminimi, assegni ad personam, aumenti di livelli che probabilmente sono scattati in questi ultimi mesi di lavoro e che ovviamente hanno un costo.

L’amministrazione Accorinti, peraltro, con una recente delibera dell’assessore Signorino, ha autorizzato il Liquidatore della Società di Via Dogali a riconoscere “livello di inquadramento superiore” a quei dipendenti che hanno contenziosi con Messinambiente, senza che ciò abbia “effetti diretti e indiretti sul bilancio del Comune”. E su Messinaservizi? Giusto per fare due conti, uno scatto di due livelli si traduce in un costo annuo per dipendente che supera i 2 mila euro, moltiplicati per il numero di lavoratori che magari si trovano in questa condizione, si dice una settantina. Sulla questione dei superminimi e gli ad personam, argomento che in passato ha più volte sollevato il consigliere Libero Gioveni, una stima indica che valgono circa 300 mila euro. Costi che, probabilmente, MessinaServizi non avrebbe con il passaggio tramite Srr, così com’è stato per esempio per l’Ato3, dove sono stati tagliati tutti gli extra che vari dipendenti percepivano. Costi che però la nuova società si troverà a dover coprire praticamente senza batter ciglio perché così è stato deciso da accordi sindacali siglati in funzione del concordato e della salvezza di Messinambiente. Anche se poi la patata bollente resta nelle mani della nuova società.

Su questo fronte si stanno cercando delle soluzioni che possano appianare le divergenze, l’amministrazione vuole a tutti costi riuscire a concretizzare il passaggio di tutti i dipendenti entro il 1 marzo, sono al vaglio delle ipotesi che porterebbero a soluzioni temporanee ma quantomeno utili a sbloccare una situazione che è ancora al palo e con mille interrogativi.

Altro aspetto clou: il famoso usufrutto del ramo d’azienda. Ma di cosa si tratta? In cosa consiste questo ramo? In pratica cosa si sta per accollare MessinaServizi? I dipendenti stessi non fanno parte del ramo di azienda? Si tratta di un ramo d’azienda che vale 2,3 milioni, così c’è scritto nel concordato e nella delibera con la quale il Consiglio Comunale e la Giunta Accorinti hanno finanziato 30 milioni per il salvataggio di Messinambiente. 2,3 milioni che MessinaServizi dovrà pagare in tre anni per affittare e poi acquistare mezzi e strumenti di Messinambiente. Intanto quindi bisognerebbe capire che patrimonio Messinambiente sta “vendendo” alla nuova società. Quanti mezzi, quante attrezzature, quali beni? E in che condizioni? Non è difficile rispolverare la memoria per ricordare le difficoltà che in anni recenti Messinambiente ha avuto proprio per la carenza di autocompattatori e mezzi per il trasporto, per le condizioni di molti di questi mezzi, tanto da arrivare a dover noleggiare spesso mezzi esterni soprattutto per i viaggi verso la discarica. Un altro aspetto da non sottovalutare è poi quello legato proprio alla tipologia dei mezzi che Messinambiente cede a MessinaServizi: si tratta di attrezzature adatte prevalentemente al servizio di raccolta dei rifiuti indifferenziati. Ma nella mission di MessinaServizi e nelle buone intenzioni dell’Amministratore Beniamino Ginatempo c’è l’obiettivo di passare nel più breve tempo possibile alla raccolta differenziata porta a porta in tutta la città. E’ ovvio che ci vorrà tempo per fare le gare d’appalto per i nuovi mezzi che serviranno, gli investimenti previsti nel piano industriale e nel Piano Aro, il passaggio di fatto al nuovo sistema di raccolta, ma oggi Messinambiente, Giunta Comunale e Consiglio Comunale hanno deciso che comunque la nuova società pagherà 2,3 milioni per questi beni.

Senza considerare che se la nuova società fosse stata messa nelle condizioni di lavorare fin da quando è stata costituita, oggi probabilmente sarebbero partite almeno le gare d’appalto. Invece è tutto fermo. Paralizzato. MessinaServizi è nata un anno fa, a luglio è stato firmato il contratto di servizio, da allora sono passati 8 mesi ma non si è mossa di un millimetro. Sempre in attesa che si definisse tutta l’operazione del concordato di Messinambiente.

Messinambiente e il legale Parrinello, insieme all’amministrazione Accorinti, hanno confezionato un concordato che tira in ballo MessinaServizi su diversi punti, ma dalla nuova società non c’è mai stato un accordo, una firma, un via libera formale. O almeno così pare dall’analisi degli atti approvati dalla Giunta e dal Consiglio Comunale.

Ecco, la questione è ingarbugliata e forse anche difficile da comprendere per i non addetti ai lavori. Ci troviamo però di fronte alle scelte e alle decisioni che stanno determinando servizio e costo della gestione rifiuti dei prossimi anni. In ballo ci sono soldi pubblici, quindi dei messinesi, e la tenuta di un servizio pubblico essenziale.

Francesca Stornante

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