Noi sordi al dolore dei nostri ragazzi, dal caso di Scaletta agli allarmi inascoltati sui dati shock

Noi sordi al dolore dei nostri ragazzi, dal caso di Scaletta agli allarmi inascoltati sui dati shock

Alessandra Serio

Noi sordi al dolore dei nostri ragazzi, dal caso di Scaletta agli allarmi inascoltati sui dati shock

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giovedì 19 Gennaio 2023 - 08:40

Il suicidio del diciassettenne di Scaletta riaccende i riflettori sul dilagare del disagio giovanile. Che anche a Messina ha numeri sempre più allarmanti

MESSINA – Una vita davanti ma la vista annebbiata da un dolore silenzioso e sottile. Un futuro da affrontare a morsi e in velocità, ma col fiato sul collo e il peso sulle spalle di un disagio difficile da raccontare, impossibile da affrontare senza paura di essere giudicati. È sempre più questo l’orizzonte dei nostri adolescenti, alle prese con un fenomeno crescente reso evidente dalla pandemia e che ha assunto ormai contorni allarmanti.

Perché il caso di Scaletta non è che l’ultimo di una serie sempre più lunga, anche nel Messinese. Lo dicono i numeri. Che raccontano, anche, dell’enorme sottovalutazione da parte delle istituzioni nei confronti del problema. “Sono duemila i fascicoli all’attenzione della Procura dei minori”. A lanciare l’allarme era stato, mesi fa, l’ex Garante per i diritti dell’infanzia Fabio Costantino.

Il triste epilogo del caso di Manuel arriva a poche settimane dall’episodio del diciannovenne di Camaro trovato senza vita sulla terrazza di casa. I contorni della vicenda, in questo ultimo caso, sono ancora poco chiari, tanto che ad indagare c’è anche la Procura. Dietro, però, è emerso lo sfondo certo di una difficoltà sociale del giovane.

Fabio Costantino

Un allarme non nuovo. Costantino più e più volte ha tentato di richiamare l’attenzione sul dilagare delle problematiche esistenziali per i più giovani. Un problema che Tempostretto cerca di raccontare, attraverso servizi come l’inchiesta sull’hikikomori o approfondendo l’aspetto dell’abbandono scolastico. Ma ad accendere i riflettori adesso devono essere anche le agenzie educative cui spetta il compito di intraprendere tutte le azioni possibili, per aiutare i giovani e le loro famiglie, per prevenire casi tristissimi come quelli del diciassettenne che si è tolto la vita.

Proprio pensando allo studente del “Seguenza”, Costantino non nasconde l’amarezza, preferendo il silenzio sul caso specifico. “Non me la sento di rilasciare dichiarazioni. I ragazzi chiedono aiuto e noi siamo sordi. Da mesi ci sono segnali ma non abbiamo voluto ascoltare. Domani andrò in una scuola a parlare di “Giovani e dolore”. Il tema è stato scelto da loro nei giorni scorsi e non dai professori. Credo che questo dica tutto!”, commenta soltanto.

Duemila casi di minori all’attenzione della Procura, un dato che impressiona. Perché dentro quei duemila fascicoli, infatti, non ci sono soltanto casi che arrivano alla Procura dei minori o al Tribunale perché parlano di devianza, di storie familiari borderline, di abbandono, di bambini senza una famiglia o ragazzi senza una casa o a rischio droga.

Sono anche appunto, più “semplicemente”, nomi e cognomi di ragazzi che hanno incrociato un operatore scolastico, sanitario, un mentore sportivo, un assistente sociale o un volontario che ha capito che qualcosa non andava. E che sono diventati troppi, durante e dopo la pandemia, anche a Messina e provincia. Dentro quel dato choc c’è anche un segnale positivo. Perché l’aumento dei fascicoli è dovuto anche a una procedura relativamente nuova, ovvero le varie azioni intraprese dalla Procura e dal Tribunale dei minori sotto il profilo della prevenzione. Si apre un fascicolo prima, ai primi segnali cioè, per evitare che si apra un caso tragico o difficile dopo.

Non è però la giustizia dei minori che può poi prendersi cura di quel disagio segnalato. Resta aperto, perciò, il tema dell’adeguamento dei servizi sociali, della cura psicologica, della ripresa dell’attività del Garante e dell’attività demandate alla politica regionale per potenziare i servizi più in generale.

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