I due esponenti di Sicilia Futura, candidati con il Pd al Senato, non sono riusciti a ottenere uno scranno a Roma. Dopo quasi un giorno di riflessione sull'esito consegnato dalle urne, ecco l'analisi su Pd, future alleanze e progetti per le amministrative
Hanno trascorso la lunga giornata post voto prima con il fiato sospeso per un risultato che già dalle prime ore si è andato via via delineando in modo inequivocabile, quindi la decisione di riflettere, fermarsi, ragionare, ascoltare, capire come e da dove ripartire. Per Beppe Picciolo e Fabio D’Amore, anima di Sicilia Futura scesa in campo tra le fila del Pd, queste elezioni politiche sono state una batosta in termini di risultato perché per i due candidati al Senato non è scattato nessun seggio. Niente scranno a Roma, né per D’Amore che era il candidato di centro-sinistra al Senato nel collegio uninominale di Messina, né per il leader si Sicilia Futura Beppe Picciolo, già reduce di una dura delusione alle ultime regionali dello scorso novembre. I due ieri hanno scelto di non parlare per tutto il giorno per poter riflettere. Hanno atteso poi la conferenza stampa del segretario del Pd Matteo Renzi che ha annunciato la decisione di lasciare le redini del partito. Si sono riuniti con il gruppo di Sicilia Futura, hanno iniziato a valutare quali scenari apre questo risultato elettorale incassato con il Pd e soprattutto quali spazi e punti di contatto ci potranno ancora essere dopo Matteo Renzi.
«Il quadro purtroppo a Messina e in tutto il meridione è stato desolante per il Pd» ha commentato Fabio D’Amore. «In città, rispetto a tutte le altre realtà dell’isola, abbiamo tenuto i numeri alti, abbiamo ottenuto una buona risposta e abbiamo una base da cui ripartire. La botta è stata fortissima per tutti, inutili negarlo, ma noi abbiamo tenuto. Le dimissioni di Renzi non ci lasciano contenti, noi siamo una corrente molto legata a Renzi, vogliamo capire adesso quali saranno i nuovi scenari. E’ un partito troppo litigioso, che forse ha pagato per le scissioni e non vorremmo che adesso ce ne fossero ulteriori» continua D’Amore. La sfida però è già dietro l’angolo. «Siamo già pronti per le amministrative, la politica non si ferma mai e noi siamo pronti a scendere in campo.Vorremo dire la nostra su un candidato sindaco, i nomi che abbiamo sentito finora non ci sembrano rappresentativi». E con chi costruiranno la proposta per le amministrative? «Ovviamente ci dobbiamo vedere con il Pd, con gli altri partiti della coalizione ma non limitarci a questo, bisogna aprirci alle liste civiche, la società civile è pronta per scendere in campo insieme a noi, c’è fermento. In città c’è grande voglia di rivalsa, c’è il desiderio di riprendersi la città e non lasciarla al populismo, già abbiamo avuto Accorinti. Noi la faremo con progetti concreti, ripartendo dal lavoro fatto fino ad ora con Pietro Navarra perché è vero che qualche errore c’è stato ma bisogna ripartire da qua e non fermarsi alla corrente universitaria, seppur importante, ma bisogna tornare alla base».
Anche per il leader Beppe Picciolo il risultato del Pd messinese è stato tutt’altro che negativo: «Fosse dipeso da noi, il Pd avrebbe fatto un successone anche in altre città siciliane, ma non c’è stata capacità e volontà di strutturarsi. A Messina c’è stata una base forte fatta da Pd e Sicilia Futura. Nella débâcle generale questa alleanza ha retto». Anche Picciolo si dichiara molto rattristato per le dimissioni di Renzi: «Abbiamo creduto in lui e queste dimissioni chiudono un ciclo e aprono una fase di incertezza per chi come noi che è entrato nel nuovo corso del Pd: vogliamo capire, vedere, essere partecipi di questo percorso in prima persona. Nonostante tutto Renzi ci ha messo sempre la faccia e nella sua coerenza ha dato le dimissioni. Una parte del Pd adesso resta scoperta perché era legato a lui. Siamo contenti che Navarra sia approdato al Parlamento anche con il nostro aiuto, ci dà una marcia in più ma ci obbliga a guardare agli equilibri interni».. Picciolo è consapevole che solo con questi numeri non si va da nessuna parte: «In chiave amminsitrative, il Pd deve tornare a parlare alla gente, cosa che in questi ultimi anni è mancata. Noi abbiamo intenzione di dialogare e cercare sponda all’interno della coalizione di centrosinistra, ma anche fuori» dice Picciolo senza però sbilanciarsi su qual è la direzione esatta verso cui si volge lo sguardo.
Poi un commento sulla vittoria del Movimento 5Stelle e per il risultato della Lega: «Gli incantatori di serpenti hanno vinto, adesso si assumano la responsabilità politica di governare il Paese. Pur da sponde opposte hanno parlato un linguaggio che alla gente è piaciuto. Adesso visto che la maggioranza del Paese ha votato per loro, è giusto che governino. Al Pd consiglierei di dare supporto esterno per far governare i vincitori e dimostrare così la fallacità dei loro progetti. I nostri sono e fatti da gente di alto lignaggio. I populismi si smontano solo mettendoli alla prova ed è questo che adesso dovremo fare».
Francesca Stornante