Una grande, profonda nostalgia della normalità presente in un tutti i continenti della terra, in tutte le comunità, in ogni persona che respira e vive.
E se il ritorno alla normalità diventasse, davvero, l’unico desiderio da esprimere in una notte di stelle cadenti? Desiderio, una delle parole più belle della lingua italiana e se provate a cercarne l’origine diviene ancora più affascinante. Dal latino: desiderium, composto di de e sidera ovvero la mancanza delle stelle. E quindi sentirne profonda nostalgia. Un sentimento che ha coinvolto, e continua a coinvolgere, tutti noi negli ultimi tempi. Nessuno immune, nessuno escluso. Una grande, profonda nostalgia della normalità presente in un tutti i continenti della terra, in tutte le comunità, in tutte le famiglie, in ogni persona che respira e vive sulla faccia della terra.
Toccare le stelle
E allora si può immaginare che per la prima volta, chiunque abbia già visto o vedrà un stella cadente sentirà il bisogno di desiderare un abbraccio, un bacio sulla guancia. Superare, finalmente, l’angoscioso imbarazzo di tendere la mano per salutare o per fare conoscenza. Recuperare la libertà che non passi dal dovere mostrare un green pass. Chi scrive è convinta che desiderare le stelle non sia mai stato così “umano”, così terreno. Lontano dai sogni fantastici, dai voli pindarici. Desiderarle, stavolta, significa individuare esattamente il punto in cui cadono e cercare di toccarle recuperando quel tocco negato per tanto tempo.
Toccare l’uomo
E forse per la prima volta non esprimeremo questo desiderio in silenzio, ma si alzerà una sorta di “urlo” collettivo in cui verrà rivelato la fragilità, il limite dell’essere umano insieme alla sua tendenza verso l’infinito, verso le stelle. La condizione paradossale dell’uomo che deve attraversare l’inferno per ritrovare la luce, ritrovare ciò che davvero conta e infine riveder le stelle. Un cammino in cui alla fine si riesce a distinguere la verità. E in la normalità diviene più importante di qualsiasi altro desiderio perché in essa vive l’uomo, la gioia, la felicità, il desiderio dell’altro che per essere reale e per ricordarci che anche siamo reali va, semplicemente, toccato.