Pesano come macigni il parere contrario del Collegio dei revisori dei conti e, adesso, il doppio parere contrario del Collegio di Difesa di Palazzo Zanca. E non è l’unica pessima notizia: il Ministero “si riprende” i 7 milioni di euro della sanzione per lo sforamento del patto di stabilità 2011
Il dissesto finanziario del Comune di Messina sembra ormai inevitabile. Il piano di riequilibrio, a cui erano legate le uniche speranze di risanamento senza dover passare dal fallimento dell’ente perde uno dei pilastri fondanti su cui quel documento era stato costruito, vale a dire il contratto di servizio tra Palazzo Zanca e l’Amam , che avrebbe dovuto portare nelle casse comunali ben 15 milioni di euro l’anno, 150 milioni nei prossimi 10 anni. Sul contratto predisposto dal commissario straordinario Luigi Croce e dal suo team di esperti, capeggiati dall’avvocato Nino Dalmazio, pesano come macigni il parere contrario del Collegio dei revisori dei conti e, adesso, il doppio parere contrario del Collegio di difesa di Palazzo Zanca.
Le perplessità giuridiche manifestate nel primo parere sollecitato dal Consiglio comunale sono state infatti ribadite in un secondo parere , richiesto ancora ai legali “interni” dall’organo consiliare, dopo che l’esperto Dalmazio aveva sollevato un dubbio interpretativo sulla normativa che regola i rapporti di concessione delle reti idriche (vedi correlato). Il Collegio di difesa, però, insiste: è illegittimo chiedere un canone annuo per la concessione delle reti e degli impianti idrici. Il contratto di servizio tra Amam e Comune viene così definitivamente affossato e con esso anche il Piano decennale di riequilibrio, attualmente al vaglio della Sottocommissione ministeriale e della Corte dei Conti. La magistratura contabile, peraltro, quel piano lo ha già fatto in mille pezzetti, smontandolo in ogni sua parte e lasciando presagire una bocciatura che, a questo punto, appare ancor più scontata (vedi correlato) .
Aria di rassegnazione c’è anche nelle stanze di Palazzo Zanca, dove si attende solo l’ufficialità del default da Roma e Palermo. Pare che sia pronta anche la delibera sul dissesto finanziario. Intanto, l’iter formale del contratto di servizio proseguirà con il passaggio obbligato in Consiglio comunale, che tornerà a riunirsi lunedì pomeriggio per deliberare atti urgenti e indifferibili. Nessun dubbio sul “no” da parte del Civico Consesso in merito alla delibera sul contratto con l’Amam, che sarà così definitivamente dichiarato “morto”, come morte sono le speranze di poter accedere al Fondo di rotazione istituito dal Governo nazionale, che avrebbe dovuto fare arrivare in riva allo Stretto circa 50 milioni di euro, mettendo in moto anche il prestito promesso dalla Regione. Insomma, tutti i nodi sono venuti al pettine, senza che vi sia la possibilità di sbrogliarli. E, siccome i mali non arrivano mai da soli, c’è un’altra pessima notizia per Palazzo Zanca. Il Ministero si è “ripreso” i 7 milioni di euro della sanzione per lo sforamento del patto di stabilità 2011, i cui effetti sono erano stati sospesi ma sono tornati “in vita” dopo che il Consiglio di Stato ha dichiarato il Tar di Catania, che aveva emesso l’ordinanza di sospensione, incompetente a giudicare in materia. Senza quei 7 milioni di euro in cassa, torna l’emergenza liquidità per il Comune, che mette a rischio il pagamento degli stipendi e l’erogazione dei servizi essenziali. Insomma, le nubi su Palazzo Zanca si fanno nerissime. (Danila La Torre)
Nemo propheta acceptus est in patria sua.
finalmenteeeee era ora!!!! così si apriranno le indagini e si saprà chi ha sperperato, e finalmente si farà sul serio un piano di risanamento…
Il pool di “esperti” ha fallito miseramente. Qualcuno pensava di nascondere le magagne fra le righe dei documenti contabili, ma aveva fatto i conti senza l’oste. Prima o poi tutto viene a galla ed il tentativo di salvare ex amministratori, assessori, consiglieri comunali, dirigenti vecchi e nuovi sembra sia clamorosamente fallito. Con buona pace per chi vuole la verità sugli sperperi e sulla mala amministrazione di Palazzo Zanca.
Auspico che dopo il default (penso oramai inevitabile) la magistratura contabile e quella ordinaria si occupino veramente della questione, individuando e sanzionando pesantemente chi ha determinato il crac del Comune.
Verrà indagato qualcuno dei vecchi volponi che si è candidato alle prossime elezioni? Spero di leggere notizie di questo tipo…
Qualche anno fà ho scritto un articolo intitolato “La politica dello struzzo” per le mie posizioni sono stato considerato un intransigente. Non mi faceva e non mi fa certo piacere vedere como stanno andando le cose, ho un unico rammarico: se qualcuno avesse ascoltato con più attenzione per tempo i consigli che venivano forniti da alcuni “esperti” e si fosse iniziato a far funzionare meglio il dipartimento Tributi e contestualmente il settore rifiuti (portella Arena docet) quello dei servizi sociali (serbatoio elettorale!?)e dei trasporti oggi non saremmo a questo punto! Ma il fallimento della Città ha nomi e cognomi ed è bene che vengano fuori al più presto!!!!
Mi auguro che non sia tutta una pantomima elettorale per togliere Felice Calabrò dalla sua elezione sicura!!!!!
Se è per bene della città che ben venga questo default, ma al giorno di oggi temo che non lo sia…………..
A ben risentirci amici messinesi!!!!!!!!!!
è un dramma:
non pagheranno nessun creditore,
tasse al massimo,
nessuno pagherà,
lo scandalo è che abbiano continuato a pagarsi le indennità oltre lo stipendio e le chiedano ancora: vergogna!
la responsabilità non è solo politica, ma anche della commistione tra funzionari e politica che non hanno preso provvedimenti per tempo, almeno da 10 anni potevano intervenire…questo è il risultato di ignoranza, scarso impegno, arroganza, menfreghismo (tanto 120.000 euro l’anno a casa se li sono portati)…
MEssina muore e loro si fanno il bagno a mare nella seconda o terza casa: NON SI DEVONO CANDIDARE PIU’ i partiti che hanno governato negli ultimi 20 anni e non hanno neanche provato a salvare MEssina.
MEssinesi occhio, se dopo la distruzione, si riaffida la città a chi l’ha fatta fallire, uccideret anche la speranza!
speiamo che presto la galera accolga i responsabili che appunto hanno nomi e cognomi
sogni…ne usciranno puliti come quel politico che ha avuto la faccia di candidarsi alle elezioni regionali fino a che il direttivo del partito non gli disse di fare dietro-front.
Se molti nullafacenti della provincia si stanno candidando al consiglio comunale..mi pare tanto quando sta per affondare una nave e topi e fuochisti scappano…
convinciamo a votare persone sane. basta parenti e amici o sarà la fine di tutto.
Sono stato sempre solo, sempre inascoltato e, qualche volta, anche denigrato. Campana stonata nelle irragionevoli compromessi di sopravvivenza della classe politica cittadina. Pochi amici, ma veri ed affettuosi, molti contestatori per affossare le verità che da anni predico. Ma confronti da tutti detengo un vantaggio che può essere, ingiustamente, contestato ma che non può ignorarsi. Ad ottant’anni, ed oltre non mi ritengo un “rincoglionito” quello che dico o che scrivo non serve per costruirmi un futuro, ma per descrivere, con obbiettività, gli avvenimenti presenti cje incidono, concretamente, sugli avvenimenti cittadini. A questa età prevalgono agli affetti le concretezze e le loro incidenze alla quotidianità Il giurista Stefano Rodotà, anche Lui ottantenne, illustre costituzionalista alla ribalta in questo periodo storico, insegna. Siano alla “resa dei conti” e tutto ciò che si è detto e che si è scritto sulla disastrosa situazione finanziaria del nostro Comune, in tempi più o meno recenti., torna nella nostra memoria, anche se non ha formato oggetto di attenzione da chi, inserito nelle istituzioni competenti, avrebbe dovuto farsene carico. Nel 2006 e negli anni successivi qualora i miei appelli sulla disastrosa situazione dei “conti del Comune”, da pochi condiviso, fossero stati accolti da tutte le istituzioni, quella giudiziaria compresa, certamente fossero stati adottati i correttivi necessari ed oggi non ci saremmo trovati nelle condizioni in cui ci troviamo. Adesso dovrebbe essere la cosi detta “società civile” di cui, in questo periodo elettorale tanto se ne parla me se ne ignorano i programmi, a presentare il conto e, qualora venisse dichiarato il “dissesto finanziario”, cosa certamente probabile, affidandosi ad un legale esperto in contabilità pubblica col supporto di esperti (la mia collaborazione viene offerta a titolo gratuito) identificare gli amministratori responsabili da ricercarsi nelle gestioni Buzzanca/ Genovese / Buzzanca, consiglieri comunali compresi (dal 2004 al 2012), affinché venga presentata loro la parcella da pagare ai cittadini messinesi oggi ridotti, per il loro malsano governo, alla fame ed alla disperazione. Ma tutto questo in una “società civile” vera e responsabile
Caro Saja, intanto i miei complimenti per la lucidità e l’obiettività che, a ottant’anni e passa, dimostra di avere, al contrario di moltissime persone che ad un’età molto inferiore sembrano averle perse.
Lei sicuramente è informatissimo sulle cause che hanno determinato la situazione attuale del Comune di Messina, a rischio di default da un momento all’altro. I suoi tentativi passati atti a far conoscere i disastri causati da un’amministrazione “allegra” sono stati più volte ignorati da coloro che occupavano le poltrone di Palazzo Zanca e quindi non dogliamocene se ora chi è responsabile ne pagherà le conseguenze (almeno questo è l’auspicio). Chi semima vento raccoglie tempesta.
E ancora Buzzanca ha la sfacciataggine di dichiarare che la sua amministrazione è stata virtuosa! Va bene che il disastro economico ha radici molto antiche ma credo(vorrei sbagliarmi)che il duo BUZZANCA- MILORO abbia dato il colpo di grazia a questo martoriato comune con la conseguenza che saranno i cittadini a pagare in prima persona con tariffe per i servizi ai massimi livelli. Spero che la Corte dei Conti chiederà a chi di dovere il risarcimento per una finanza troppo allegra.
caro dottore, come dice lei già dall’inizio del 2006 si doveva lanciare l’allarme e risanare. Qui è come se un’azienda sull’orlo del fallimento avesse aumentato a dismisura i costi dando premi ai dirigenti responsabili. CHI PAGA? tutti i messinesi. Chi pagherà di più? chi ha di meno.
vergognatevi politici degli ultimi 20 anni.
ART.2 COSTITUZIONE: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. LA POLITICA SI DECIDA DI APPLICARLO PIENAMENTE. Scrissi, dopo aver pubblicato le cifre relative alla montagna di RESIDUI, quelli ATTIVI in particolare, ed elaborato le proporzioni rispetto alle ENTRATE proprie di Palazzo Zanca, sono quelle dei Titoli 1 e 3, che solo uno sprovveduto di bilanci e chi sconosce la giurisprudenza della Corte dei Conti possa coltivare delle speranze sulle sorti di Palazzo Zanca. NOVEMBRE 2012, ” Come i serpenti velenosi procurano l’agonia e poi la morte, anche i RESIDUI ATTIVI provocano l’agonia, che si materializza in minori servizi ai cittadini e più tributi, e poi il dissesto. “
caro dott. saja sono con lei per qualunque tipo di azione contro tutto e tutti.
Ed in tutta questa melma splendono 5 stelle. Maria Cristina, riprendi questa disastrata città in mano, butta fuori la spazzatura e guida con onesta questa città. Abbiamo bisogno di aria pulita, da troppi anni questa città puzza di marcio…
La descrizione dettagliata del Dott. Saja, mi pare alquanto mirata e perfetta. Condivido pienamente ed aggiungo che nelle amministrazioni Buzzanca – Genovese – Buzzanca, vi è pure il corresponsabile ragioniere generale facente funzioni coglitore prestando il proprio fianco, altrimenti avrebbe perso la poltronaa a lui tanto cara. Chiedo a coglitore come ha fatto a far assumere suo fratello nell’Ato3 nel periodo dell’amministrazione Genovese???. Non è così che si può andare avanti!
Il Consiglio Comunale non può e non dovrebbe deliberare il dissesto. NON PUÒ, perché il Consiglio comunale, dopo la convocazione dei comizi elettorali, che è avvenuta il 25 aprile u.s., perde la possibilità di emanare atti che non siano urgenti ed improrogabili. Tali sono i casi in cui l’inattività comporti un danno per l’Ente o si configuri come un inadempimento di fronte a obblighi derivanti da leggi, provvedimenti amministrativi o comunque collegati a vincoli contrattuali. Una dichiarazione di dissesto deliberata dall’attuale Consiglio Comunale potrebbe essere impugnata da un neo Consigliere comunale che riterrebbe lese le prerogative del neo Consiglio, in quanto sia stato deliberato un provvedimento non urgente, né improrogabile.(TAR – Catania 22 dicembre 2009, n. 2194). NON DOVREBBE, perché il nuovo Consiglio Comunale , che uscirà dalle elezioni del 9 e 10 giugno 2013 può deliberare il dissesto, come può redigere e deliberare un NUOVO Piano di riequilibrio finanziario pluriennale, previsto dalla legge, eliminando la somma dei 15 milioni, che erano stati previsti provenienti dall’AMAM e sostituendoli con un razionale taglio delle voci di spesa corrente, es. riduzione dei costi della Politica; abolizione del compenso fisso ai componenti il Collegio di difesa; riduzione delle indennità di funzione, riduzione dei fitti passivi; riduzione degli incarichi professionali ad esterni; riduzione delle spese di rappresentanza; delle spese di gestione; dismissione di parte delle quote degli organismi partecipati; ecc…ecc…
ecc… e con una accorta previsione di entrata, particolarmente dei tributi elusi ed evasi a partire dagli ultimi cinque anni; con la dismissione del patrimonio immobiliare, ecc…ecc…
Per quanto attiene la sanzione di € 7.052.209,00., che il Comune deve pagare per il mancato rispetto del patto di stabilità 2011, sarebbe opportuno verificare chi e perché è stato determinato quello sforamento. Se dovessero essere accertate delle colpe gravi, bisogna rivalersi sui Responsabili. Non dimentichiamo che qualsiasi delibera deve portare il parere di regolarità tecnica del Dirigente responsabile del servizio, di regolarità contabile del Ragioniere generale e di “legittimità” implicita del Segretario generale (art. 52 D.Lgs. 267/2000). La sanzione, intanto, determina, ipso jure, la riduzione dell’indennità di carica e del gettone di presenza, per l’anno 2011, del 30% e, se elargita e percepita, bisogna chiedere il rimborso.
ART.3 COSTITUZIONE ” Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. ” SPETTA ALLA POLITICA LA SUA PIENA APPLICAZIONE. Sulla scia della riflessione di SAJA, cito MAZZARINO,il famoso primo ministro del RE SOLE, Luigi XIV,il cardinale non prete usava incitare i politici a
MENTIRE,MENTIRE,MENTIRE,perché tanto il popolo non si sarebbe ricordato delle menzogne. Atteggiamento che calza su misura alle coppie CENTORRINO_GENOVESE e MILORO_BUZZANCA. I politici mentono per abitudine,ignorano che la verità (nel nostro caso sui conti di Palazzo Zanca ),come auspica SAJA nei suoi commenti, aiuta a vivere meglio, è come avere accanto un’amico/a leale, noi messinesi non abbiamo in politica amici leali.Se ci pensate,solo TEMPOSTRETTO, attraverso i suoi commentatori e la sua redazione, ha fornito le cifre reali, quelle ricavate dai documenti contabili,spesso oscurati proprio dai politici nostrani,noi siamo AMICI LEALI. SAPERE è vitale per i messinesi,ma per SAPERE bisogna volerlo fortemente, diversamente si rimane IGNORANTI, alla mercè della MENZOGNA spudorata di chi ci governa.
Ritengo che qualora l’attuale Consiglio Comunale si rifiutasse di approvare una eventuale delibera di “dissesto finanziario” proposta dal Commissario si assumerebbe la responsabilità dei maggiori danni patrimoniali ed economici finanziari, facilmente calcolabili in ossequio alla norma integralmente, di seguito, riportata, arrecati all’ente: “Conseguenze della dichiarazione di dissesto
1. A seguito della dichiarazione di dissesto, e sino all’emanazione del decreto di cui all’articolo 261, sono sospesi i termini per la deliberazione del bilancio.
2. Dalla data della dichiarazione di dissesto e sino all’approvazione del rendiconto di cui all’articolo 256 non possono essere intraprese o proseguite azioni esecutive nei confronti dell’ente per i debiti che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione. Le procedure esecutive pendenti alla data della dichiarazione di dissesto, nelle quali sono scaduti i termini per l’opposizione giudiziale da parte dell’ente, o la stessa benché’ proposta è stata rigettata, sono dichiarate estinte d’ufficio dal giudice con inserimento nella massa passiva dell’importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese.
3. I pignoramenti eventualmente eseguiti dopo la deliberazione dello stato di dissesto non vincolano l’ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle somme per i fini dell’ente e le finalità’ di legge.
4. Dalla data della deliberazione di dissesto e sino all’approvazione del rendiconto di cui all’articolo 256 i debiti insoluti a tale data e le somme dovute per anticipazioni di cassa gia’ erogate non producono piu’ interessi ne’ sono soggetti a rivalutazione monetaria. Uguale disciplina si applica ai crediti nei confronti dell’ente che rientrano nella competenza dell’organo straordinario di liquidazione a decorrere dal momento della loro liquidità’ ed esigibilità’). A questo punto è logico chiedersi se sono prevalenti gli interessi del Comune e quindi dei cittadini oppure quelli dei politici che hanno concorso a determinare questo stato di “dissesto finanziario”. . Dovrebbe essere la magistratura, non solo quella contabile, a decifrarne le responsabilità. Secondo le mie conoscenze lo sforamento del patto di stabilità e la conseguente sanzione è stato determinato da una operazione illegittima concretizzatasi con l’utilizzo di fondi propri dell’ente per pagare lavori pubblici la cui titolarietà .da assegnare al Ministero alle infrastrutture, per cui il Comune è “ente appaltante”. (potrebbe trattarsi di peculato per distrazione, oggi abuso d’ufficio, di competenza, eventualmente, della magistratura ordinaria),