Una città di oltre 250 mila abitanti costretta a “fare i conti” con un parco mezzi da piccolo centro di provincia. Nel 1998 l’ultimo acquisto di autobus da 12 metri, i più capienti, da quel momento in poi solo rottamazioni e nessuna “new entry”. Tra il 2003 e il 2007 il tonfo
Il primo giorno di questa settimana che volge al termine, ovvero lunedì 11 luglio, nelle strade cittadine il trasporto pubblico ha probabilmente toccato il suo minimo storico. Poco importa se gli autobus in circolo siano stati 24 e non 14 (come precisa il responsabile del settore manutenzione dell’Atm, Orlando), non è certo la decina a fare la differenza. Quest’ultima, però, diventa abissale se si considera che tale numero dovrebbe essere necessario per coprire il fabbisogno di una città da più di 250 mila abitanti.
Non sempre però per le strade della città si è stati costretti ad assistere ad una tale moria di autobus: attualmente, il parco macchine dell’Atm, fra guasti e marcianti, è composto da 117 vetture, di cui 18 da 12 metri e 2 autosnodati. Di questi 117, in media, e deve trattarsi di una giornata fortunata, ne circolano una trentina. Una boccata d’ossigeno sta arrivando grazie all’acquisto di una prima tranche di pezzi di ricambio, per la somma di 90 mila euro, prelevati dai 500 mila euro stanziati con delibera di giunta del 2008, per l’acquisto di 28 autobus da una ditta del nord che poi però non sono mai giunti in riva allo Stretto perché giudicati dalla dirigenza troppo vecchi e fuori norma. Nei prossimi giorni è prevista un nuovo acquisto, questa volta per 180 mila euro, che potrebbe così consentire di “risollevare” il numero dei mezzi in circolo a 40. Perché è di tale cifra che, stando così le cose, gli utenti del 2011 devono accontentarsi. Senza considerare poi il numero di lavoratori, con riferimento ovviamente agli autisti, che trascorrono le loro giornate stando con le mani in mano perché di mezzi da guidare proprio non c’è ne.
Tutt’altra storia per chi invece a bordo dei mezzi Atm ci viaggiava oltre 10 anni fa, potendo usufruire di un servizio nettamente più efficiente sia in termini di “marcianti” presenti in strada, che di velocità di collegamento.
Sfogliamo insieme i “registri anagrafe” dell’Azienda Trasporti, partendo dal 1 gennaio 1996: il parco mezzi era composto da 241 bus, di cui 79 da 12 metri, in grado di trasportare un maggior numero di passeggeri e 2 autosnodati. Stessa identica situazione l’anno successivo. Cambiano invece i numeri nel 1998,: gli anni passano, i mezzi invecchiano e i bus presenti all’interno dell’autoparco Atm diventano in totale 195, con 58 bus da 12 metri e sempre 2 autosnodati. In quell’anno però, (presidente dell’Azienda Gabriele Siracusano, sindaco in carica Providenti), vengono acquistati 28 nuovi mezzi: data importante da ricordare per l’Atm perché si tratta dell’ultimo anno in cui in riva allo Stretto giungono 10 autobus da 12 metri, i Breda Menarinibus, da allora più nessun acquisto di tale tipologia di mezzo. La restante parte è costituita da bus da 9,5 metri che risulteranno però inefficienti a causa di un difetto di fabbricazione. Una boccata d’ossigeno che al 1 gennaio del 1999 permette una risalita: 222 mezzi in via La Farina, di cui 68 da dodici metri. Nuovi arrivi anche tra il 2001 e il 2002: l’azienda acquista infatti nuove vetture della lunghezza di 8 metri, in totale 35, (si pensa più alla quantità che alla capienza) arrivando così ad aver un parco da 228 (2001) e 230 (2002), con un decremento però dei 12 metri (prima 55 poi 54), sempre a causa delle rottamazioni. Dal 2003 al 2007 inizia la discesa in picchiata: i depositi cominciano pian piano a svuotarsi, si susseguono le rottamazioni che non vengono però controbilanciate da nuovi arrivi: tra il 2006 e il 2007 il parco mezzi passa da 175 a 138. Unica “ventata”, durante al giunta Providenti, nel 2007, con l’acquisto, in leasing, di 25 autobus, possibile grazie ai proventi ottenuti dalla contravvenzioni rilevate in Ztl. Ciò permette di giungere al 1 gennaio del 2008 con un parco di 149 mezzi, di cui 33 da 12 metri e 3 autosnodati. Poi nuovo declino: nel 2009-147 mezzi, nel 2010-131, fino ad arrivare allo sconfortante numero di 117.
Una moria lenta e progressiva che oggi sembra aver portato l’Atm sull’orlo del baratro: il cittadino ha perso ogni fiducia nel trasporto pubblico, al bus preferisce l’auto, anche perché spesso costretto a non poter fare altrimenti. Le strade, ridotte ad un budello, e prive dei cordoli che delimitano la corsia riservata al passaggio dei mezzi pubblici, non ne favoriscono la circolazione: con l’unica risultato che meno si viaggia, meno sono i chilometri percorsi e quindi i contributi regionali da poter richiedere, ma in compenso cresce l’esasperazione del passeggero.
Venerdì a Palazzo Zanca è programmato l’ennesimo incontro, voluto dai capigruppo consiliari, fra sindacati, lavoratori e azienda: ancora una volta, a grande richiesta, la partecipazione del sindaco Buzzanca. Un appuntamento da cui certo non ci si attende un esito risolutivo ma che, proprio per questo, deve spingere a prendere una decisione, chiara e netta, per mettere fine, in un senso o nell’altro, a questa lenta agonia. (ELENA DE PASQUALE)
Ricordo distintamente quegli anni. Frequentavo le scuole superiori e vivevo nel quartiere di Camaro. Gli autobus che servivano i villaggi a monte del Viale Europa erano: 37, 38, 39, 40, 41, 42. Questi coprivano, a ventaglio, le zone tra Messina Due e Castel Gonzaga. Era evento raro la possibilità per un utente di restare rigorosamente “a piedi”; in qualche modo poteva muoversi. Oggi non abito più i quel quartiere, ma so che gli autobus si sono dimezzati (!), con tutti i disagi che questo può comportare.
Ricordo, altresì, come nel periodo di inaugurazione del tram, amministratori e dirigenti dell’ATM auspicassero la riconversione dei famosi “Velocittà”, in mezzi che potessero potenziare il servizio di trasporto a favore dei villaggi collinari (la gran parte dell’utenza viaggia da e per questi) e periferici. Se ciò si fosse verificato con puntualità, organizzazione e capacità gestionale si sarebbe reso un servizio davvero efficace per la cittadinanza, i quali avrebbero potuto, finalmente, ovviare all’annoso disagio di poter viaggiare dai loro villaggi verso il centro città con periodicità inferiore ai 90 minuti biblici fino ad allora esistenti.
Sappiamo benissimo com’è andata a finire: con la scusa del tram, capace di garantire remuneratività (o almeno così qualcuno sperava) con i finanziamenti regionali (ben più corposi di quelli comunali), si è deciso di mantenere il resto del servizio così come lo era sempre stato. Inefficace.
Col trascorrere di pochi anni, tutti (o quasi) i nodi sono venuti al pettine: autoparco obsoleto, esubero di dipendenti in proporzione al servizio, scarsi controlli sul pagamento dei titoli da parte dell’utenza, gestione economico-contabile al limite dell’analfabetismo e via così…
Il resto è storia quotidiana: servizio scadente, dipendenti pagati in ritardo e costretti a fare salti mortali per vivere, fruitori dei mezzi che attendono alle fermate sotto il sole cocente (in particolar modo anziani)
e nei loro villaggi un autobus che non passerà mai, senza nemmeno qualcuno che, caritatevolmente, li informasse del “problema”. Ergo, se hai necessità di muoverti: rigorosamente “a piedi”.
Signore e signori benvenuti nella nostra Messina!!! Che squallore 🙁