Manca l’ufficialità delle deleghe ma la squadra di Formica è già attiva e presente sul territorio, pronta a dare una mano al neo sindaco, “rivoluzionario” in modo semplice
E’ passata quasi una settimana dalla nomina della giunta di Formica. I sei assessori sono entrati ufficialmente nel pieno delle loro funzioni, anche se ancora le deleghe non sono state definite ufficialmente.
Abbiamo incontrato Salvo Presti, agli inizi “rivale” di Giovanni Formica nelle primarie, poi candidato sindaco e infine la scelta di fare un passo indietro e appoggiare Giovanni Formica nella lunga campagna elettorale che lo ha visto trionfare.
Salvo Presti, di professione regista e collaboratore Rai, ha curato la direzione artistica di sei edizioni del “Milazzo Film Festival”.
Quali sono stati i punti di forza della coalizione di Formica?
Il dialogo, l’ascolto e la disponibilità del neo sindaco: parlare con tutti e dare ascolto a tutti dà modo di leggere meglio la realtà in cui si vive e la capacità quindi di raccogliere il consenso, a mio parer meritato proprio per questo. E non solo nel centro della città, è stata importante anche la non differenziazione che Formica ha fatto, avvicinando la periferia e facendo sentire la comunità tutta centrale.
Verso quale assessorato si sente più indirizzato?
Al momento credo che quello della cultura è, per mia disposizione d’animo e curriculum di studi, quello per cui mi sento più portato e quindi immagino di dovermi interessare di questo settore, che è centrale e nevralgico per Milazzo.
Quali sono i principi che la guideranno in questo impegno istituzionale?
Io credo che lavorare sull’immaginario di Milazzo e riportarla al’immagine che merita rispetto al fatto di essere semplicemente la porta delle Eolie non è certo facile: bisogna ribaltare l’immagine di Milazzo e ci sono tutte le condizioni e le caratteristiche per farlo, per cui dobbiamo cominciare ad immaginare ad una velocità mentale il futuro di questa città, ragionevolmente inquadrata all’interno di un comprensorio di cui Milazzo è il baricentro, artistico paesaggistico, ecc.
Al contempo però debbo registrare ovviamente una condizione dell’esistente e quindi devo accumulare la maggior parte di materiali, ascolti, conversazioni con il personale perché evidentemente ci sono molte cose che non funzionano: quindi vanno capite le “patologie del paziente”. Secondo me in questi anni si è proceduto sempre sul tema dell’emergenza e dell’improvvisazione, ed è mancata la visione, la programmazione: non si può pensare ai grandi eventi al Castello, per esempio, quando ci sono le erbacce.
Come cambierà Milazzo nei prossimi 5 anni?
Milazzo ora necessita di una radiografia dell’esistente, vanno individuati i punti deboli e poi bisogna riorganizzare tutti i beni culturali, se sarà questa la mia delega, nel modo più funzionale possibile per l’obiettivo finale: restituire a Milazzo la dignità e il ruolo centrale che merita, riuscendo ad immaginarla così come Noto o Taormina ed avere poi l’apprezzamento planetario che merita. Tutto questo lo possiamo fare solo andando intanto nel dettaglio dei singoli problemi quotidiani e passare poi alla visione e alla programmazione concreta. Ci vogliono regole chiare e definite sui cui costruire un’immagine nuova: non è gestendo l’emergenza momentanea che si può ricucire il tessuto strappato. Bisogna avere una filosofia a medio e lungo termine perché il “paziente Milazzo” si riprenda e riesca ad avere l’immagine che merita.
Serena Sframeli
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