Anche il 2017 si chiuderà con l'ennesima ordinanza che proroga la gestione dei rifiuti a Messinambiente in attesa dell'avvio della MessinaServizi. Ordinanza necessaria per garantire la continuità dei servizi. Ma il liquidatore Giovanni Calabrò punta il dito contro le inadempienze del Comune.
Altri 79 giorni per Messinambiente. La società di via Dogali, scampata dal fallimento, com’era ampiamente prevedibile, si occuperà della gestione dei rifiuti fino al 31 dicembre 2017. Nella speranza che questi ultimi due mesi siano davvero sufficienti per far decollare la nuova MessinaServizi e chiudere così un capitolo che si trascina ormai da troppo tempo.
Il copione si ripete ormai da anni. E si continua così, di ordinanza in ordinanza. Dal Dlgs 152/2006 utilizzato per 24 mesi al Dlgs 267/2000 che alla fine di questo anno toccherà la stessa quota dei 24 mesi. E’ questa la fotografia della gestione rifiuti targata Accorinti in pratica dall’insediamento ad oggi. Una gestione a straordinaria del servizio rifiuti, affidato ad una società in liquidazione ed in perenne difficoltà tecnica e finanziaria, attraverso un’ordinanza dietro l’altra. Dall’iniziale convinzione di voler salvare a tutti i costi Messinambiente, passando per la Multiservizi che doveva accogliere tutti i servizi pubblici della città, poi la terra promessa Amam, alla fine la MessinaServizi Bene Comune che si occuperà solo di servizi ambientali. La nuova società oggi non è più fantascienza, ma è ancora un cantiere aperto. In questo momento non può ancora gestire servizi perché mancano le autorizzazioni regionali, non ha mezzi, impianti e attrezzature, ha accolto i 51 ex dipendenti Ato3 ma è ancora in una fase di transizione. Ci vorrà del tempo per portare a termine tutte le operazioni burocratiche che la renderanno effettivamente in grado di gestire i servizi di igiene ambientale. Dunque nel frattempo che succederà? Nulla. Tutto come prima. Il sindaco Renato Accorinti ha siglato l’ordinanza che proroga di altri 79 giorni l’affidamento a Messinambiente dei servizi di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti e la gestione delle discariche post-mortem.
Una buona notizia, si potrebbe pensare. In effetti è buona nell’ottica della continuità dei servizi, soprattutto in un momento in cui effettivamente la città non sta soffrendo in modo particolare le solite emergenze rifiuti a cui si era tristemente abituata. Questa gestione così precaria, a suon di ordinanze limitate nel tempo, però non fa bene a Messinambiente e alle sue casse. Lo dice senza peli sulla lingua il liquidatore Giovanni Calabrò, alla guida di una società che adesso opera in regime di concordato fallimentare, quindi con gli occhi del Tribunale puntati addosso, e che deve comunque garantire un servizio per la città in una condizione che non ritiene ottimale.
«Continuare a lavorare in regime di ordinanze così brevi ci crea dei problemi soprattutto negli acquisti di materiali e forniture perché i costi aumentano e perché siamo obbligati a pagare subito, mentre all’appello continuano a mancare delle somme che spettano alla società e farebbero respirare Messinambiente» spiega Calabrò che parla di 800 mila euro che la società ha speso per i servizi negli anni 2015 e 2016 ma che il Comune non gli ha ancora riconosciuto. «Già a luglio il dirigente del Dipartimento Ambiente ha diffidato Ato3 a produrre la valutazione finanziaria per conto del Comune che certifica la spesa e riconosce queste somme, ma non è stato prodotto nulla. Nel frattempo Ato3 è stata svuotata e adesso vorrei che qualcuno dicesse con chiarezza quando Messinambiente riceverà queste somme, altrimenti sarò costretto a muovermi in maniera diversa. Su questo fronte l’amministrazione è rimasta in silenzio. Vorrei avere delle notizie prima di chiudere il bilancio, altrimenti sarò costretto a iscrivere un aggravio della perdita della società per chiare inadempienze dell’amministrazione comunale».
Per Calabrò in questa fase è fondamentale che ognuno si assuma le proprie responsabilità di fronte ad una società che sempre l’amministrazione ha deciso di salvare, ma spesso senza metterla in condizione di lavorare e operare con serenità. Intanto la procedura del concordato va avanti, Messinambiente ha versato i 300 mila euro che il Tribunale aveva chiesto entro 15 giorni dal decreto con cui ammetteva il piano. «Anche queste somme dovevano arrivare dall’amministrazione comunale, ma intanto ci abbiamo pensato noi per non rischiare di fare tutto all’ultimo momento».
Francesca Stornante
Trattandosi di una società, cosa c’entra il comune?
Bella domanda (che non trova risposta)