Nuovo Tribunale, Reggio Futura: riescono a fare le opere solo con protocolli così

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Redazione

Nuovo Tribunale, Reggio Futura: riescono a fare le opere solo con protocolli così

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venerdì 28 Gennaio 2022 - 11:15

Palmara replica al movimento La Svolta: ricostruzioni difformi dalla realtà, l'intesa firmata rivela l'incapacità dell'Amministrazione comunale in carica

REGGIO CALABRIA – La nota del movimento La Svolta sulla vicenda del Palazzo di Giustizia? Come essere su Scherzi a parte, secondo il presidente di Reggio Futura Italo Palmara.
«Sapevamo che a sinistra sono indiscutibilmente campioni mondiali di mistificazione, ma mai ci saremmo aspettati che si potesse arrivare a livelli da fantascienza», scrive Palmara in merito alla replica della civica di centrosinistra rispetto alle accuse lanciate da Massimo Ripepi (Coraggio Italia).

La ricostruzione

«Il Palazzo è un’opera che parte nel 1994 con la Giunta di Italo Falcomatà che istituisce un bando per un progetto dal costo complessivo di 100 miliardi di lire. Ma il progetto, causa mancato reperimento dei finanziamenti necessari, rimane un sogno chiuso nel cassetto – scrive Palmara –. Nel 2003, però, la subentrata amministrazione di centrodestra guidata da Giuseppe Scopelliti, grazie a una efficace sinergia con il sottosegretario alla Giustizia Giuseppe Valentino, riesce a reperire le risorse necessarie per poter appaltare l’opera e così il Governo Berlusconi stanzia 87 milioni di euro. Dunque, nel 2004 l’opera viene appaltata e l’anno successivo c’è la posa della prima pietra alla presenza del ministro Castelli. I lavori vanno avanti e, nonostante l’insorgere di qualche contenzioso, il sindaco Demetrio Arena (nel frattempo subentrato a Scopelliti alla guida dell’Amministrazione Comunale) nel 2012 consegna ai Commissari l’opera con uno stato di avanzamento dei lavori che si attesta all’80%.

Italo Palmara, presidente di Reggio Futura

Da quel momento però il trend cambia radicalmente: e infatti, con l’avvento della gestione commissariale prima, e con la successiva inefficace amministrazione di Giuseppe Falcomatà dopo, l’opera si ferma, i costi lievitano alle stelle e sforano di 20 milioni. Milioni che, a quel punto, devono essere reperiti se si vuole ultimare l’opera.
Ebbene, anche in questo  caso ci pensa un governo di centrodestra a sbrogliare la matassa ingarbugliata dall’Amministrazione Falcomatà: nel novembre 2014 la Giunta regionale (seppur orfana di Scopelliti, dimessosi qualche mese prima), grazie alla determinazione degli assessori Arena e Fedele, riesce a stanziare 17 milioni in favore di Reggio per il completamento del Palazzo di Giustizia. A quel punto il più sembra fatto e così i restanti 3 milioni vengono stanziati dal Governo Renzi (che, come da prassi a sinistra, applica la tecnica comunicativa dell’«offro io e paghi tu »).

Il resto è storia recente: l’inconcludente – così Italo Palmara – Amministrazione Falcomatà jr. ci mette due anni prima di riuscire a fare il bando di 36 milioni di euro, operazione che abortisce immediatamente, i lavori si fermano già ai preliminari e il Comune si ritrova chiamato in giudizio dalla ditta appaltatrice che reclama un sostanzioso ristoro dei danni».

Protocollo Cartabia

Il ministro della Giustizia Marta Cartabia

E però, a fronte di tanti danni causati dalla cattiva gestione dell’amministrazione Falcomatà, qualche giorno fa finalmente abbiamo appreso una buona notizia: grazie a un protocollo d’intesa tra il Comune di Reggio e il Ministero della Giustizia, i lavori di completamento del Palazzo verranno espletati (e pagati) dal Governo. Questa è certamente una nota lieta per i reggini e in particolare per tutti gli operatori della Giustizia costretti fino ad oggi a lavorare in condizioni precarie e spesso poco dignitose. Ma a guardare il rovescio della medaglia – così Reggio Futura -, questo protocollo altro non è che il timbro apposto sulla certificazione d’incapacità e inadeguatezza di questa Giunta a porre in essere qualunque tipo di opera».

In coda, verve politica ulteriore. «Ci domandiamo: se questa Amministrazione non è nemmeno in grado di completare un’opera già realizzata all’80%, come le si può affidare il compito di fare uscire Reggio da una situazione di degrado che essa stessa ha causato?».
Così, l’auspicio-paradosso del movimento è «che analoga procedura venga adottata per tutte le “incompiute” (e sono tante…) che l’Amministrazione Falcomatà ha lasciato strada facendo, a partire dal Waterfront per finire al completamento del Parco Lineare Sud e del Tapis Roulant. Nel frattempo invitiamo chi ama Reggio a incrociare le dita nella speranza che questa amministrazione limiti i danni al minimo sindacale fintanto che non lascerà Palazzo San Giorgio».

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