"La strada da attraversamento a luogo". Questo il titolo del seminario conclusiovo di un corso di Operatori di Strada, che si è tenuto ieri pomeriggio all'ex Casa del Portuale,dal 25 aprile scorso sede del Teatro Pinelli. Ha partecipato all'incontro l'Assessore alle Politiche Sociali Antonio Mantineo: "l'operatore di strada è una figura rivoluzionaria".
Quartieri a rischio. Sono stati più volte citati nel corso della campagna elettorale appena trascorsa; la loro realtà di disagio e degrado economico-sociale è sotto gli occhi di tutti e con il blocco del welfare nella nostra città difficilmente potranno vedere un risanamento. La cassa di Palazzo Zanca piange e ne soffrono anche l’assistenza e i servizi. Per darsi da fare sul territorio, però, possono esserci diversi modi. Il professore Antonio Mantineo, assessore neo insediato alle politiche sociali, ieri pomeriggio ha preso parte ad un incontro organizzato dal Teatro Pinelli in collaborazione con l’Ente formativo Ires che rappresentava in realtà l’ultimo appuntamento del progetto “Huipalas”. “La strada da attraversamento a luogo”, questo il nome dell’evento che verteva sulla definizione della figura dell’operatore di strada. L’operatore di strada è una “figura che si pone in una dimensione vicina ai contesti di marginalità – spiega Massimo Camarata, psicologo e formatore del corso – Si concentra su progetti sociali di prevenzione e riqualificazione del territorio. È una professionalità che capovolge i termini classici dei servizi sociali, in cui c’è un utente che è destinatario di interventi al di fuori del contesto. Un esempio già applicato sul territorio è il progetto di riduzione del danno di cui sono stato direttore scientifico, allora si basava sulla legge 309 sulla prevenzione alla tossicodipendenza, una legge che non esiste più. Una figura che proprio per la sua caratteristica potrebbe essere un’enorme risorsa rispetto a quello che potrebbe essere la riorganizzazione dei servizi sociali, in termini anche qualitativi. Un esempio di operatori di strada uniti in un’organizzazione autogestita è il circolo Caruggi che lavora nel centro storico di Genova. Nasce da una casualità: un gruppo di ragazzi tifosi del Genova che abitano nello stesso quartiere. Nel 1995 cominciano un’esperienza molto importante, capiscono che per intervenire nel quartiere non devono richiedere l’autorizzazione alle istituzioni, ma potevano partire dal basso. Iniziano un vero e proprio percorso di autoformazione cominciando a lavorare come operatori di strada. Nel 2001 il circolo diventa un ente accreditato per corsi di formazione. L’esperienza ha come obiettivo a lungo termine che questi progetti non siano più necessari. Un esempio analogo è avvenuto a Catania nel quartiere di Librino, dove si è creato un campetto e si organizzano tornei tra ragazzi. Esperienze simili gettano una nuova luce sui servizi. Presupposto dei servizi superato: che l’utente si recasse in un luogo specifico per usufruire del servizio, che il servizio erogasse questo tipo di assistenza e che il cittadino tornasse nel contesto che nel 95% dei casi ha partorito quel disagio. Da questo tipo di critiche è nata la figura dell’operatore di strada. Gli interventi socio-sanitari non possono essere evulsi dal contesto. Convinzione che sta penetrando nelle istituzioni”. Auspica di evitare l’intervento esterno degli operatori sociali, che rischia di farli diventare agli occhi della gente che vive la realtà spesso difficile di un determinato territorio dei veri e propri “alieni che calano dal cielo”, il docente di Scienze Politiche PierPaolo Zampieri. La verticalizzazione dei servizi – come si legge nel comunicato stampa dell’evento – oltre ad essere ormai una prospettiva obsoleta, si è anche mostrata fallimentare. Ecco perché nell'idea di implementazione di forme di partecipazione possono essere coinvolti gruppi specifici che la Francescato definisce “gruppi di azione sociale che lottano contro l’emarginazione e per la difesa dei propri diritti”(1988), tali gruppi sono per l’appunto quelli tradizionalmente ai margini della società, che si sono guadagnati faticosamente spazi di agibilità grazie alle loro lotte. “Questa figura professionale può aiutarci molto nel lavoro nei quartieri, rappresenta una vera e propria tecnica per liberare i territori dal basso”. Ha dichiarato nel suo intervento l’assessore Mantineo, che poi ha fatto un affresco generale della situazione legata anche allo stesso teatro Pinelli: “Se non ci fosse stato il Teatro Pinelli non so se ci sarebbe stata l’esperienza di Cambiamo Messina dal Basso. Sembrava che i movimenti a Messina non potessero attecchire, mentre dopo l’episodio del Pinelli è scattato qualcosa nella coscienza della città. Le politiche del rinnovamento del welfare non possono essere mai etero dirette, bisogna incidere sulla città e produrre cambiamenti reali, agire sul territorio non in modo filantropico e paternalistico. Ieri mi hanno chiamato dei ragazzi di Villaggio Aldisio che ho conosciuto nel corso della campagna elettorale, e mi hanno detto di voler fare delle iniziative nel loro quartiere. Questo per dire che io ritengo che operatori di strada dobbiamo esserlo un po’ tutti, queste sono proposte che servono a cambiare area nella nostra città. Il cambiamento o è per tutti o non è per nessuno”. Il bello di una figura come l’operatore di strada, che presuppone ampi margini di autogestione da parte dei cittadini stessi, non risiede solo nella migliore qualità ed efficacia del servizio, ma anche in termini di risparmio economico. L’autogestione, infatti, può assumere vere e proprie forme di autofinanziamento e co-finanziamento. Si potrebbero creare, infatti, – queste le conclusioni dell’incontro – forme di autogestione autofinanziate che possono essere monitorizzate dall’Assessorato alle Politiche Sociali praticamente a costo zero. Un’altra opzione è quella del co-finanziamento, difficilmente applicato finora per vari cavilli burocratici, ma che spesso è previsto anche per legge. La legge 328, ad esempio – spiega Massimo Camarata – prevede forme di realizzazione di servizi a metà tra pubblico e privato. Tutto questo sempre nell’ottica di una nuova razionalizzazione delle risorse. “La figura dell’operatore di strada rappresenta spesso un avamposto tra il mondo quotidiano di intere comunità ed una rete di servizi che sempre più sono sconnessi con la vita di tutti i giorni, sconosciuti ai più ed ingarbugliati nei meandri della burocrazia. L'enorme sviluppo di progetti, percorsi di base, talvolta anche completamente autorganizzati, che fa riferimento a questa figura, è, probabilmente, quanto di più evidente si possa dire circa la necessità di una riforma complessiva del sistema di welfare del nostro paese e non solo, che necessita una ridefinizione in termini comunitari. Le cesure e le distanze percepite dai cittadini hanno, negli ultimi decenni, avviato percorsi che hanno imposto adeguamenti legislativi che hanno aperto a possibilità d'intervento realmente partecipate e condivise dalle comunità”. (Eleonora Corace)
date lavoro alla gente preparata che fugge via, anzichè fare chiacchiere iodeologiche
E’ tornato il 68 a Messina. Quello che la storia ha spazzato via come misera e terribile pagliacciata, in alcuni casi trasformatasi in terrorismo, ce lo ripropongono i “NO A TUTTO”.
Purtroppo c’era da apettarselo. In una realtà improduttiva e povera come questa messinese, invece di fare battaglie serie per lo sviluppo dei territori siciliani e calabresi, per creare reddito vero e non parassitario o assistito, vedremo l’esaltazione delle nuove forme di povertà ideologica, spacciate per cultura e civiltà.
“Misera e terribile pagliacciata”? Se all’università dove ho studiato ho avuto la possibilità di ordinare il piano di studi e di farmi eleggere rappresentante dei miei colleghi nel corso di laurea, o se nella scuola dove lavoro posso sedere nel collegio docenti coi miei colleghi, o nel consiglio di istituto assieme ai rappresentanti del personale, dei genitori e degli alunni, e decidere democraticamente sul da farsi, lo devo a quanti nel 1968 e anni successivi si alzarono in piedi e dissero “basta” allo status quo.
“Povertà ideologica?” In altre città e in altri paesi (es. in Germania o in Svezia) quello di cui si è parlato ieri è la norma da decenni in materia di assistenza sociale. Ma se non siete mai usciti dal vostro buco, non potete avere idea di come vanno le cose altrove.
Commenti come questo rivelano solo la pochezza morale e culturale dei reazionari che ancora si rodono il fegato per la storica vittoria di Renato e del suo movimento… Rassegnatevi, la rinascita di Messina è iniziata, e non saranno le vostre ciance da tigri di carta a fermarla.
chissà all’epoca quanta gente si è laureata in un certo modo. Comunque già il fatto che chiamano abusivamente –Pinelli-, il teatro in fiera la dice lunga. In ogni caso, sarà ancora un po presto,ma non ho ancora sentito proposte serie sul lavoro, lavoro vero e produttivo intendo.