Obbligo scolastico, un Protocollo d'intesa per renderlo effettivo

Obbligo scolastico, un Protocollo d’intesa per renderlo effettivo

Mario Meliado

Obbligo scolastico, un Protocollo d’intesa per renderlo effettivo

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mercoledì 28 Luglio 2021 - 12:00

Patto sperimentale fra Procura del Tribunale dei minori, Inps, Comune e tre Istituti per evitare che le famiglie non iscrivano a scuola i loro figli

Al di là della specifica iniziativa della presentazione del “Protocollo minori” alla stampa, cosa dice il documento? Vediamo insieme.

Soggetti

Intanto, almeno inizialmente, il contenuto pattizio vincola solo sei soggetti.

Tre sono destinati a rimanere tali anche se questa sperimentazione in favore dei minorenni in età scolastica evolverà. Si tratta del procuratore presso il Tribunale dei minori, l’esperto magistrato Roberto Di Palma, del direttore provinciale dell’Inps, Angelo Maria Manna, e del dirigente comunale del settore Welfare e Istruzione Francesco Barreca.

Obbligo scolastico, un Protocollo d'intesa per renderlo effettivo

Gli altri tre sono le specifiche scuole che in atto hanno aderito al Protocollo, coi loro dirigenti scolastici: Istituto comprensivo “Bernardino Telesio” (Marisa Maisano), Istituto comprensivo “Falcomatà-Archi” (Serafina Corrado), Istituto comprensivo “Radice-Alighieri” (Simona Sapone).

Iscrizioni “fantasma”

Il protocollo è strutturato in una premessa e 9 articoli. Ed è proprio la premessa a svelarci quali sono i presupposti e le finalità del Protocollo. Ma, in qualche misura, anche per quale ragione a sottoscrivere il documento per questa prima sperimentazione siano giusto questi tre Istituti.

Il Protocollo in effetti parte dai non trascurabili dati sull’evasione dell’obbligo scolastico a Reggio Calabria, e in particolare – per varie, radicate questioni socioeconomiche – sui territori dell’ex VII (Modena-San Sperato), ex VIII (Catona) ed ex X Circoscrizione (Archi). Ecco allora perché proprio questi tre istituti: “Telesio” (ex VII), “Radice-Alighieri” (ex VIII), “Falcomatà-Archi” (ex X).

Parecchi i bambini mai iscritti alla prima classe nei termini dei legge, poi magari iscritti quando hanno ormai 8 o 9 anni d’età. Frangente molto difficile quanto a integrazione dei bambini cresciutelli coi compagni di prima classe che hanno solo 5 anni, ma anche pregiudizievole sotto il profilo didattico.

Prevenzione

Va anche detto che, fin qui, i dirigenti scolastici non sono stati nelle condizioni di rivolgersi all’Autorità giudiziaria in caso di mancate iscrizioni, non essendo in possesso degli elenchi dei bambini iscrivendi. Il Protocollo interviene anche su questo stato di cose, mettendo i dirigenti nelle condizioni d’individuare gli iscrivendi e contestare le eventuali mancate iscrizioni in via preventiva.

La parola-chiave, per quanto concerne l’intera ratio del Protocollo d’intesa, in effetti può essere proprio prevenzione.

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Infatti non mandare i figli a scuola, almeno in teoria, è reato (articolo 731 del Codice penale: Inosservanza dell’obbligo dell’istruzione elementare dei minori). Ma intanto tale inosservanza viene sanzionata con una piccola ammenda, e per i cicli d’istruzione superiori a quello elementare le pronunce giurisprudenziali sono state di vario segno. Soprattutto, l’intervento penalistico si verifica “a valle” della mancata iscrizione scolastica del bambino. Mentre il Protocollo stravolge quest’approccio, tentando d’intervenire prima affinché la mancata iscrizione sia tempestivamente tramutata in regolare iscrizione.

Elenchi

Ogni anno, entro il 6 giugno – ma per questo 2021 di prima applicazione, entro fine luglio – il Comune farà avere ai dirigenti scolastici delle scuole firmatarie gli «elenchi anagrafici dei bambini iscrivendi alla prima classe elementare» o comunque ormai in età dell’obbligo scolastico o prossimi a raggiungerla, «delle famiglie residenti nel circondario d’appartenenza della scuola di riferimento» (art. 1). In questo modo, i dirigenti (art. 2) potranno verificare «se vi sia differenza o meno fra i minori iscrivendi e quelli effettivamente iscritti».

La Procura

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Roberto Di Palma è il procuratore
presso il Tribunale dei minori

Se i bambini effettivamente iscritti risultino meno di quelli iscrivendi per età, i dirigenti scolastici (art. 3) «comunicheranno tale dato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Reggio Calabria». Tramite i servizi sociali e la polizia giudiziaria, la Procura presso il Tribunale dei minori verificherà, intanto, se il bambino sia stato iscritto ad altra scuola elementare. In caso contrario, i genitori saranno invitati a regolarizzare l’iscrizione del figlio «entro 10 giorni dalla convocazione».

Goodbye Rdc…

Già. Ma cosa accade se i genitori restano inadempienti?
Questo dato viene comunicato da un lato alla Procura presso il Tribunale di Reggio Calabria per i motivi già citati, dall’altro al Comune. E proprio qui viene il “sale” del Protocollo, che per dare concretezza all’azione preventiva si prefigge di colpire il portafoglio dei genitori inadempienti.

Infatti il Comune verificherà (art. 4) se la famiglia del minore non iscritto a scuola «sia assegnataria di contributi assistenziali erogati anche in ragione della frequenza scolastica dei figli». Così, l’Ente ne avvierà la sospensione o la revoca fino a iscrizione accertata. E poi, “colpo di scena”, se i familiari risulteranno percettori di Reddito di cittadinanza il Comune nel progetto Pais (Patti d’inclusione sociale) inserirà come punto rilevante «il rispetto dell’obbligo dell’iscrizione e della regolare frequenza scolastica dei figli minori». In caso contrario, dunque (art. 5), gli operatori comunali segnaleranno la mancata iscrizione all’Inps tramite piattaforma Gepi per “congelare” l’erogazione del Rdc.

Facilitare i genitori

Nella politica del Protocollo d’intesa però non c’è l’intenzione di punire ma, appunto, di prevenire le mancate iscrizioni. Così, è prevista pure una parte “facilitante” le famiglie dal punto di vista documentale.

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Ai nuclei familiari con bambini di 4 anni d’età verrà comunicato il «termine ultimo previsto dal Ministero per la preiscrizione alla prima classe elementare» (art. 6). E, per facilitarne l’inserimento scolastico, l’indicazione della possibilità d’iscrivere il bambino alle scuole dell’infanzia comunali. Ma anche i contatti telefonici per reperire più facilmente informazioni in merito alle procedure da seguire.

Questo, anche (art. 7) attraverso la rete d’associazioni e gli «attori sociali significativi» presenti sul territorio.

Dispersione scolastica

Il Protocollo recupera poi la differenza tra evasione scolastica e dispersione scolastica. In parole povere, non basta essere iscritti: a scuola, bisogna che il minore ci vada davvero. E dunque (art. 8) tutte le procedure già elencate saranno applicate anche ai minori che venissero segnalati per dispersione scolastica, ossia «mancata regolare frequentazione con numero considerevole d’assenze».Mentre i dati sensibili saranno veicolati «esclusivamente per le procedure indicate» nel Protocollo; titolari del trattamento (art. 9) saranno gli stessi sottoscrittori.

In parole povere, non basta essere iscritti: a scuola, bisogna che il minore ci vada davvero. E dunque (art. 8) tutte le procedure già elencate saranno applicate anche ai minori che venissero segnalati per dispersione scolastica, ossia «mancata regolare frequentazione con numero considerevole d’assenze».Mentre i dati sensibili saranno veicolati «esclusivamente per le procedure indicate» nel Protocollo; titolari del trattamento (art. 9) saranno gli stessi sottoscrittori.

Sperimentazione

Si fa peraltro presente che il Protocollo d’intesa «ha carattere sperimentale». I promotori e sottoscrittori, «valutati gli esiti» della sperimentazione, potranno estendere l’applicazione del Protocollo ad altri contesti, «apportandovi le modifiche che dovessero risultare utili».

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