Guerriglia a Lampedusa, l’intervento di Mons. La Piana: «Patrimonio d’accoglienza da non disperdere»

Guerriglia a Lampedusa, l’intervento di Mons. La Piana: «Patrimonio d’accoglienza da non disperdere»

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Guerriglia a Lampedusa, l’intervento di Mons. La Piana: «Patrimonio d’accoglienza da non disperdere»

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giovedì 22 Settembre 2011 - 12:44

L’Arcivescovo della diocesi di Messina, in qualità di vescovo delegato per Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, auspica al più presto un ritorno alla normalità e invita a non disperdere il patrimonio di accoglienza "maturato" in questi mesi

Terra di accoglienza, rifugio nel mare, porto sicuro. Tanti i modi in cui potrebbe essere descritta Lampedusa, isola nel cuore del Mediterraneo che in questi mesi il mondo ha imparato a conoscere come punto di approdo per le migliaia di africani che hanno abbandonato le loro case per sfuggire alla povertà e alla guerra. A distanza da qualche mese dallo “tsnunami umano”, Lampedusa torna, purtroppo, al centro della cronache con notizie che raccontano di una comunità sconvolta dalla guerriglia: dopo l’incendio del Centro di Contrada Imbriacola e la fuga di oltre 1300 tunisini per le strade dell’Isola, la paura ha preso il sopravvento e gli scontri con la polizia sono purtroppo diventati inevitabili. Il bilancio dei tafferugli delle ultime 48 ore conto 11 feriti e altrettanti arrestati.

Tanti gli interventi, i commenti, le riflessioni giunte da ogni parte d’Italia, Paese che in questi mesi si è forse più mostrato “spettatore” che parte attiva, immobile ad osservare quanto accadeva, e quanto continua ad accadere, in quello “scoglio” in mezzo al Mediterraneo, quasi Lampedusa non facesse parte dei confini del nostro paese. Sulle ultime vicende si registra oggi anche l’intervento di Mons.Calogero La Piana, in qualità di vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, “affiancato” dall’Ufficio Regionale Migrantes diretto dal diacono Santino Torensi, responsabile anche della sezione di Messina.

Nel messaggio si evidenzia come “la situazione di esasperazione che gli isolani vivono ormai da parecchi mesi e che la comunità ecclesiale percepisce in tutta la sua gravità, non deve però far la condizione di sofferenza e di attesa che vivono i migranti aspettando di essere imbarcati o rimpatriati. Nel condannare ogni atto di violenza – si legge ancora nel comunicato – occorre fare leva sul senso di responsabilità di ciascuno, non ultimo quello dei migranti, dei rappresentanti
delle istituzioni e della comunità. È il momento che Lampedusa recuperi la calma, per non disperdere un patrimonio prezioso, di accoglienza e reciproca comprensione, che in questi mesi ha fatto dell’Isola un approdo di umanità e speranza, in un mare di insidie”.

L’Ufficio Regionale Migrantes esprime infine la propria gratitudine e vicinanza al pastore della Chiesa agrigentina, Mons. Francesco Montenegro, e al parroco di Lampedusa, Don Stefano Nastasi, per l’importante e quotidiana azione di sostegno ai valori della convivenza e della civiltà. (EDP)

Un commento

  1. una bella treccia di mine sottomarine e si risolve tutto. dato che paghiamo per non farli partire, paghiamo per farli rientrare. siamo un popolo di fessi gli italiani, ma c’è chi ne gode e trae vantaggio da queste situazioni. solo che non riusciamo a capirlo fino in fondo…

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