Il contratto scadrà il 31 dicembre e nessuno si è premurato a spiegare quale sarà la loro sorte. Intanto continuano a lavorare negli enti pubblici, anche in ruoli chiave
Da Corleone a Messina, da una parte all’altra della Sicilia tuona l’eco impregnata di rabbia dei lavoratori Asu. Sono giunti davanti alla sede dell’Assemblea regionale siciliana per l’ennesimo “pellegrinaggio” al santuario della politica. Sono disillusi i 5mila e 700 ex giovani diventati adulti, genitori e rimasti precari, a vita. Il loro futuro è incerto. Il contratto scadrà il 31 dicembre e nessuno si è premurato a spiegare quale sarà la loro sorte. Intanto continuano a lavorare negli enti pubblici, anche in ruoli chiave. Nel tempo sono divenuti sempre più determinanti nel funzionamento della macchina amministrativa della nostra Regione. A Palermo hanno incontrato l’assessore al Lavoro Gianluca Micciché. Ma non si sentono particolarmente rassicurati. “Francamente – spiega uno dei coordinatori Lsu, Rosario Greco – ci aspettavamo ad ottobre, dopo quasi 10 mesi di incontri in V Commissione, tavoli tecnici e sollecitazioni continue, che l'assessore si presentasse alle sigle sindacali opportunamente convocate, con una proposta concreta e fattiva che desse risposte certe ad una platea di 5700 lavoratori fortemente sofferente. Invece no.
Al momento, a poco più di due mesi dal 31 dicembre, registriamo il vuoto assoluto. Registriamo il buon intento dell'assessore di avviare un cosiddetto tavolo pratico-tecnico che si occupi tra le altre cose anche della problematica Asu – incalza Greco – ma non possiamo nascondere certamente tutte le nostre perplessità in merito al buon esito dell'iniziativa considerati i tempi ristretti che ci dividono dalla Finanziaria. Interpretando il pensiero dei colleghi – incalza – riteniamo sia d'obbligo chiedersi cosa sia stato fatto da gennaio ad ora… Non riusciamo a dare risposte a tante domande. E la politica deve fare chiarezza”. Da anni si passa di proroga in proroga. E se ne prospetta un’altra. Ad avviso degli Asu Micciché dovrebbe dimettersi. La battaglia continua.
Carmelo Caspanello