Le accuse del pentito "Balduccio" contro i due barcellonesi autori del raid punitivo nel campo nomadi costato la vita ad un 20enne
Messina – Sono attesi domattina dal giudice Nunzio De Salvo i due trentaquattrenni accusati dell’omicidio di Peter Ciurar nel 2010. Domenico Bucolo e Santino Genovese, accompagnati dai difensori, gli avvocati Filippo Barbera e Pinuccio Calabrò, sono stati convocati per l’interrogatorio di garanzia dopo gli arresti del Ros di Messina, che li hanno individuati come gli autori materiali del delitto. L’accusa per loro è di omicidio aggravato dal metodo mafioso.
Il raid nel campo nomadi dopo la raffica di furti a Barcellona
Le indagini della Procura di Messina, guidata dal procuratore capo Antonio D’Amato, partono dalle dichiarazioni di alcuni pentiti rilasciate già nel 2015. Già allora i barcellonesi diventati collaboratori di giustizia avevano delineato i contorni del delitto, spiegando che si era trattato di un raid punitivo di uomini del clan nel campo rom di Barcellona, nell’area a ridosso della stazione ferroviaria. Nell’ultimo anno infatti una escalation di furti era stata attribuita ai nomadi che stazionavano da tempo in quella zona (nella foto l’area vicina al luogo ove sorgeva il campo nomadi)
Se parla Balduccio
La svolta nelle indagini arriva però col pentimento, nel 2023, di “Balduccio”, al secolo Marco Chiofalo, che conferma agli investigatori i sospetti sul Domenico Bucolo e Santino Genovese, coetanei, fratelli di nomi altrettanto noti, secondo il pentito legati al gruppo Perdichizzi.
La morte del rom 20enne
I due allora erano appena ventenni. E 20 anni aveva Peter Ciurar che quel 5 dicembre 2010 pomeriggio, quando in tre armati fanno irruzione tra le baracche costruite a ridosso della stazione, sente sparare ed esce dalla propria baracca. Pochi secondi e Peter viene ferito al braccio destro e colpito alla testa. Uno dei tre colpi si rivela fatale e il giovane finisce a testa in giù tra l’erba e lo sterrato.
Il raid punitivo nel campo rom
Erano in tre, raccontarono i testimoni ai Carabinieri intervenuti: sono arrivati di corsa ed hanno cominciato a sparare all’impazzata contro le baracche. Quando Peter è uscito, richiamato dai colpi, è stato ferito e i tre sono fuggiti a piedi tra gli agrumeti, verso l’autostrada.
Chiofalo, confermando in parte i racconti precedenti dei pentiti (tra gli altri Alessio Alesci, Franco Munafò e Francesco D’Amico), racconta di aver incontrato Santo Genovese e Domenico Bucolo poco prima. Sarebbero stati proprio loro a svelare le loro intenzioni ed allontanarsi armati di un fucile calibro 12 su uno scooter nero. Al ritorno sempre i due avrebbero confermato a Chiofalo di aver messo a segno il raid nel campo nomadi.
Parleranno o taceranno?
Dopo l’arresto e le accuse, si apre per loro adesso il confronto col giudice. Domani potranno decidere se rispondere all’interrogatorio, fornendo la loro versione dei fatti, o avvalersi della facoltà di non rispondere in attesa di sviluppi del procedimento, affidato ai sostituti della Dda Francesco Massara e Piero Vinci.