Omicidio al campo rom di Barcellona, Genovese si difende: "Non conosco gli ex mafiosi pentiti"

Omicidio al campo rom di Barcellona, Genovese si difende: “Non conosco gli ex mafiosi pentiti”

Alessandra Serio

Omicidio al campo rom di Barcellona, Genovese si difende: “Non conosco gli ex mafiosi pentiti”

venerdì 24 Gennaio 2025 - 17:00

Il 34enne arrestato per l'omicidio di 15 anni fa respinge le accuse nate dai collaboratori di giustizia

Messina – Respinge tutte le accuse Santino Genovese, il 34enne barcellonese arrestato per l’omicidio di Peter Ciurar, morto il 5 dicembre 2010 durante il raid punitivo al campo rom di Barcellona Pozzo di Gotto. Secondo i pentiti dietro il delitto c’era il clan che voleva far smobilitare i rom, accusati di aver messo a segno una serie di furti nel quartiere, e tra gli esecutori materiali c’erano proprio Genovese e Domenico Bucolo allora ventenni, come la vittima.

Proprio i racconti dei pentiti sono alla base dell’accusa di omicidio aggravato dal metodo mafioso costato loro l’arresto in carcere. Genovese si è dichiarato innocente, nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al giudice Nunzio De Salvo che ne ha autorizzato la detenzione.

“Non conosco mafiosi”

L’uomo si è difeso respingendo l’accusa di mafia e, precisa il suo legale, non ha precedenti legati all’appartenenza mafiosa. Genovese ha negato anche di conoscere i pentiti che hanno deposto contro di lui, in particolare Marco Chiofalo, il più recente collaboratore di giustizia della Dda di Messina, che racconta di aver saputo proprio da loro, praticamente in diretta, dell’irruzione tra le baracche del campo nomadi che sorgeva a ridosso della stazione ferroviaria. L’avvocato Pinuccio Calabrò che lo difende ha chiesto al giudice che venga scarcerato.

Bucolo tace

Non ha parlato, invece, Domenico Bucolo. Difeso dall’avvocato Filippo Barbera, Bucolo ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. I due legali valuteranno adesso i prossimi passaggi, a cominciare dall’eventuale ricorso al Tribunale del Riesame, davanti al quale contestare “l’attendibilità delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e la fondatezza della misura cautelare a fronte degli scarsi riscontri investigativi”.

Il raid punitivo al campo rom

Peter Ciurar aveva solo 20 anni quando, quel 5 dicembre pomeriggio, in tre armati fecero irruzione tra le baracche sparando all’impazzata. Il giovane uscì dopo i primi spari e venne raggiunto da tre colpi, uno dei quali fatale. L’indagine del Ros dei Carabinieri, coordinato dai PM Massara e Vinci della Dda di Messina, fa luce sul delitto a distanza di 15 anni.

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