I giudici di Reggio Calabria riesamineranno il processo che ha portato alla condanna a 30 anni del boss di Cosa Nostra come mandante del delitto del giornalista
Si va verso il nuovo processo per Giuseppe Gullotti, capo riconosciuto di Cosa Nostra barcellonese, condannato a 30 anni per l’omicidio del giornalista Beppe Alfano, e in attesa di conoscere la sentenza del processo Gotha 6, alla fine del quale, lo scorso 19 luglio, la Procura ha chiesto che venisse condannato all’ergastolo.
Il difensore storico di Gullotti, l’avvocato Tommaso Autru Ryolo, ha presentato alla Corte d’Appello di Reggio Calabria istanza di revisione, e la Corte la ha accolta, fissando l’udienza al prossimo 10 ottobre.
Torna in discussione, quindi, la condanna, nel frattempo definitiva, per il boss del Longano come mandante dell’esecuzione del giornalista, mentre non è stata accolta analoga richiesta per il carpentiere Antonino Merlino, condannato come esecutore.
L’istanza dell’avvocato Tommaso Autru ripercorre tutti i risvolti d’inchiesta e procedurali che in questi anni si sono susseguiti, sull’omicidio del giornalista, consumato la notte dell’8 gennaio del ’93: dalla contestata deposizione del pentito Maurizio Bonaceto, poi sconfessato, al “testamento” di Olindo Canali, il magistrato allora in servizio alla Procura di Barcellona, che istruì e ottenne la condanna di Gullotti, ma che anni dopo in una lettera privata espresse dubbi sulla verità processuale scritta,a cominciare proprio dalla deposizione Bonaceto.
Il memoriale di Canali e la questione Bonaceto erano già state esaminate dai giudici messinesi, nel corso del maxi processo Mare Nostrum, ma di fatto non avevano influito sulle vicende processuali.
Mentre recentemente la Dda di Messina ha chiesto l’archiviazione de l’ultima tranche di indagine sul delitto del cronista, avviata dopo le rivelazioni del pentito Carmelo D’Amico, che ha indicato due nuovi presunti esecutori materiali. Ma contro di loro non sono stati trovati riscontri.
Oltre Stretto, invece, i giudici sembrano intenzionati ad occuparsi dell’intero capitolo: oltre al processo di revisione per Gullotti, infatti, in Procura è pendente il fascicolo sulla posizione dello stesso magistrato Canali, che secondo lo stesso D’Amico avrebbe ottenuto denaro in cambio di un “favore” processuale.