No al processo di revisione della condanna a 30 anni per il boss di Barcellona Gullotti, accusato di essere il mandante dell'omicidio del giornalista Beppe Alfano
La Corte d’Appello di Reggio Calabria ha respinto l’istanza di riapertura del processo per la revisione della condanna a Giuseppe Gullotti, imputato dell’omicidio del giornalista Beppe Alfano. Resta in piedi, quindi, il verdetto definitivo che commina 30 anni di carcere a quello che è considerato ancor oggi il padrino storico e riconosciuto del clan mafioso di Barcellona pozzo di Gotto.
Erano stati gli stessi giudici di secondo grado ad accogliere l’istanza dell’avvocato Tommaso Autru Ryolo, difensore di Gullotti, fissando nel 2019 le udienze di trattazione del procedimento. Adesso concluso con il no.
Il legale ha ripercorso tutti i risvolti d’inchiesta e procedurali che in questi anni si sono susseguiti, sull’omicidio del giornalista, consumato la notte dell’8 gennaio del ’93: dalla contestata deposizione del pentito Maurizio Bonaceto, poi sconfessato, al “testamento” di Olindo Canali, il magistrato allora in servizio alla Procura di Barcellona che istruì e ottenne la condanna di Gullotti, ma che anni dopo in una lettera privata espresse dubbi sulla verità processuale scritta, a cominciare proprio dalla deposizione Bonaceto.
Il memoriale di Canali e la questione Bonaceto erano già state esaminate dai giudici messinesi, nel corso del maxi processo Mare Nostrum, ma di fatto non avevano influito sulle vicende processuali.
Nel frattempo qualche settimana fa per Gullotti è diventato definitivo anche l’ergastolo deciso alla fine del processo Gotha 6, con la sentenza della Corte di Cassazione che ha avallato tutte le condanne.
Giusto così!