Massimo Canfora sarebbe stato ucciso con un coltello da cucina
LETOJANNI – Sono vicine ad una svolta le indagini sull’omicidio di Massimo Canfora, il 56enne di Letojanni, trovato morto ieri mattina nella propria abitazione, un appartamento al secondo piano di una palazzina di via Nenzi. I carabinieri della Compagnia di Taormina, al comando del capitano Giovanni Riacà, hanno interrogato fino a tarda sera due persone: un giovane straniero che vive al piano di sotto e un altro giovane che si trovava nello stabile ieri mattina. Non è escluso che nelle prossime ore possano essere emessi alcuni provvedimenti di fermo.
Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Alessandro Liprino vanno avanti senza sosta. Si cerca anche di risalire all’identità di una terza persona che sarebbe stata vista da un testimone allontanarsi di corsa dalla palazzina di via Nenzi intorno alle 8, poco dopo il delitto, commesso tra le 7.15 (ora in cui il fratello di Canfora è uscito per recarsi al lavoro) e le 7.45, quando è stato dato l’allarme dai vicini di casa che hanno sentito delle urla provenire dall’abitazione. Ma cosa è successo in quella mezz’ora?
Un delitto d’impeto?
Quel che appare assai probabile è che l’operatore ecologico letojannese, descritto come una persona mite e senza ombre da chi lo conosceva, sia stato ucciso con un coltello da cucina, colpito dal suo assassino con diversi fendenti all’addome e al collo. L’arma sarebbe stata individuata dal Ris dei Carabinieri, al lavoro fino a tarda sera nell’abitazione. Il corpo di Canfora è stato ritrovato sul pavimento, immerso in una pozza di sangue.
Probabilmente conosceva il suo o i suoi carnefici, visto che sulla porta di casa non sono stati trovati segni di effrazione. Potrebbe quindi trattarsi di un delitto non premeditato, forse un tentativo di rapina finito in maniera tragica. Interrogativi ai quali i carabinieri potrebbero presto dare delle risposte.