Nuove prove a carico di Roberto Cannistrà il manovale arrestato con l'accusa di aver ucciso alla vigilia di Natale la vicina di casa Eufemia Biviano. I Carabinieri del Ris hanno scoperto sulle scarpe sequestrate il giorno dopo del delitto, tracce di sangue appartenenti alla vittima.
Nuove prove a carico di Roberto Cannistrà vanno a sommarsi a quelle già cristallizzate dalla Procura di Barcellona.
Si fa sempre più pesante il quadro accusatorio nei confronti del manovale, arrestato con l’accusa di aver ucciso, alla vigilia di Natale, la vicina di casa Eufemia Biviano, 62 anni. I Carabinieri del Ris di Tremestieri hanno scoperto sulle scarpe del 36enne alcune tracce di sangue che appartengono alla vittima. Le calzature, apparentemente pulite, erano state sequestrate dai Carabinieri, insieme con altri indumenti durante la perquisizione eseguita a casa del manovale il giorno successivo all’omicidio. Ora gli accertamenti biologici hanno stabilito che le macchie di sangue sono finite sulle scarpe mentre Cannistrà adagiava la donna sul pavimento dopo averle tagliato la gola. L’analisi del DNA ha poi confermato che il sangue appartiene alla vittima. Si fa, dunque, sempre più difficile la situazione per Cannistrà. Sabato mattina i Carabinieri gli hanno notificato nel carcere di Gazzi un’altra ordinanza di custodia cautelare con l’accusa di rapina aggravata che si aggiunge a quella di omicidio che gli era stata contestata inizialmente. Secondala ricostruzione degli investigatori Cannistrà, che lavorava saltuariamente ed aveva problemi economici, s’introdusse in casa della Bigiano mentre la donna era andata a fare la spesa. Quando la donna rincasò sorprese il vicino nel suo appartamento. Ne scaturì una colluttazione durante la quale il 36enne, temendo di essere stato riconosciuto dalla donna, le tagliò la gola con un coltello, rinchiuse il cadavere nel garage e s’impossessò di preziosi che due giorni dopo rivendette in un negozio di compravendita di oro in via Garibaldi a Messina. Cannistrà vendette per poco più di mille euro un braccialetto, due collane e due anelli. L’operazione era stata regolarmente registrata ed i Carabinieri recuperarono i preziosi che i familiari della vittima hanno riconosciuto.
Inizialmente il 36enne era stato incastrato dalle macchie di sangue trovate nel bagno della vittima dai Ris che hanno poi estratto il Dna comparandolo con quello della vittima.
(FOTO STURIALE)