La brillante operazione degli uomini del corpo specializzato dell'Arma. Stamattina alla Scuola allievi Carabinieri la cerimonia di presentazione delle opere
REGGIO CALABRIA – Ci sono anche due tele del 17° e 18° secolo fra i 4 quadri e le tre statuette bronzee oggetto di trafugamento fra il ’79 e il 2017 da parte di un gruppo di trafficanti d’arte. Che però sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale (guidati dal generale Vincenzo Molinese) nell’operazione Antiques, con coordinamento indagini a cura della Procura reggina.
Sono invece 35 gli indagati, complessivamente, nel medesimo contesto investigativo.
«Tesori restituiti ai proprietari, ma soprattutto alla comunità»
Recuperati tra il 2015 e il 2019 gli splendidi manufatti artistici; e restituiti, come annunciato stamane in conferenza stampa alla Scuola allievi Carabinieri di Reggio Calabria.
Presenti il prefetto Massimo Mariani, i massimi vertici di magistratura e forze dell’ordine e anche studenti degli Istituti “Piria” e “Volta”… Perché come evidenziato, i beni vengono sì restituiti ai legittimi proprietari, ma innanzitutto all’intera comunità.
«D’accordo, sono opere di privati. Ma fanno comunque parte del patrimonio artistico dello Stato – osserva il Prefetto di Reggio Calabria – e saranno senz’altro sottoposte ai vincoli del caso da parte delle autorità competenti.
Peraltro, per gli stessi motivi credo sia molto importante porre l’accento sul recupero dei beni artistici trafugati: un’attività nella quale i carabinieri del Tpc sono maestri».
Bombardieri: le mafie si contrastano pure sul versante culturale
E plaude all’abilità investigativa dei carabinieri del nucleo Tpc innanzitutto il procuratore capo di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri: «Questa è una terra ricca di patrimonio culturale. Evidenziare come sia necessario l’attività di un Corpo altamente specializzato come i carabinieri del Nucleo Tutela patrimonio culturale è importantissimo, perché in questo senso va dato un preciso segnale in territori come il nostro.
Le mafie – argomenta il procuratore distrettuale reggino – non si contrastano esclusivamente mediante la pur fondamentale azione repressiva. La cultura è identità, appartenenza a un territorio; e anche crescita dei singoli soggetti nella consapevolezza del valore della legalità».
Quattro magnifiche tele, tre splendide statuette bronzee
Nello specifico, i quadri sono una natura morta con fiori e frutti del ‘700 rubata in provincia di Cuneo, una Madonna con bambino del ‘600 finita nel mirino della gang nelle Marche, Il filosofo trafugato a Bologna e la Sacra Famiglia con San Giovannino, portata via sempre nel capoluogo emiliano; tutti colpi messi a segno tra il 2001 e il 2017, questi.
Le sculture sono invece due repliche in bronzo di ‘gazzelle’ simili a quelle presenti al Parco archeologico di Ercolano, asportate ad Anzio nel ’79, e un Fauno danzante oggetto di furto nell’Astigiano nel 1998.
Trafficanti d’arte al Nord. Qui c’erano i ricettatori
Valore venale complessivo da un milione di euro, sì; ma, sottolinea il generale Molinese, «alcune opere d’arte hanno effettivamente un valore solo una volta immesse sul mercato. E comunque non si può considerare soltanto il valore patrimoniale di un bene, senza tener conto della sua importanza storica, culturale, identitaria… Di certo, quello delle opere d’arte è un mercato illegale ricchissimo, che letteralmente non ha confini. E i tesori artistici italiani, è perfino inutile sottolinearlo, sono i più ambìti al mondo».
Importante invece evidenziare che la “mente” della gang di trafficanti d’arte stava in altri territori, ma in Calabria aveva il suo “quartier generale” un raffinatissimo centro di ricettazione delle opere trafugate.