L'indagine sul nipote di Santapaola che voleva quietare la criminalità per meglio condurre affari. Il suo reale profilo e i rapporti con la Messina bene. Come nasce e dove porta l'inchiesta Beta.
E' ancora una volta il Reparto Operativo Speciale dei Carabinieri – che a Messina vanta tra gli uomini migliori – a condurre a termine una delle più importanti operazioni su mafia e colletti bianchi. Così oggi, in occasione della retata battezzata Beta, in città è arrivato il Generale Giuseppe Governale, al comando del Reparto da due anni.
"L'operazione di oggi – spiega il Comandante – si inserisce in un lavoro più ampio dei Ros in Calabria e Sicilia. L'altro ieri è stata colpita un'altra importante cellula calabrese, che ha confermato i forti legami con la criminalità organizzata calabrese. Abbiamo quindi l'ennesima riprova della interconnesione tra le due realtá. Sapevamo già che grazie ai legami con la Calabria la famiglia messinese "veniva promossa" nella mafia che conta. Oggi assistiamo ad un pensato ragionamento criminale che tende a connettere Catania e Reggio Calabria".
Il lavoro degli investigatori parte nel 2013 e prende proprio le mosse dalla famiglia catanese dei Romeo. I carabinieri stavano monitorando i parenti dei Santapaola e il loro operato in riva allo Stretto. Un gruppo, quello dei Romeo, capace da un lato di continuare a rapportarsi con le frange più strettamente criminali di Cosa Nostra e, dall'altro, di ripulire una serie di loro affari e tessere rapporti con professionisti pubblici e privati come opertori finanziari. L'informativa del Ros viene denominata Beta proprio perché da soggetti ancor più all'apice della geografia criminale, la lente degli investigatori si sposta sulla gerarchia immediatamente inferiore, quella occupata dai Romeo.
E' così che vengono alla luce gli interessi dei catanesi nelle operazioni edilizie di Carlo Borella attraverso il suo braccio operativo, il geometra Biagio Grasso, i loro rapporti con l'avvocato d'affari Andrea Lo Castro ma anche con altri costruttori noti e in altri affari, come i progetti della Nuova Parnaso e Parco delle Felci.
L'operazione di oggi viene paragonata all'inchiesta sul "mondo di mezzo" a Roma e Vincenzo Romeo, nipote del boss Nitto Santapaola, accostato a Carminati. E' il Giudice per le indagini preliminari Salvatore Mastroeni a farlo, nel provvedimento sfociato ne blitz di oggi.
I carabinieri "sentono" infatti Stefano Barbera, già factotum del boss di Camaro Carmelo Ventura, commentare il modus operandi di Romeo, spiegando che "fanno, costruiscono, sistemano, cercano di fare attività…hanno eliminato del tutto il pizzo…il primo che chiede il pizzo lo ammazzano loro…perché dice ci stiamo rovinando da soli…non esiste più l'antica…".
Anche il geometra Biagio Grasso commenta, con un altro professionista finanziario molto noto, l'architetto Pasquale La Spina, le vicende di Vincenzo Romeo, spiegando che "la famiglia" cerca di tenere il ragazzo "fuori", soprattutto dai problemi giudiziari.
Se da un lato Romeo cerca di operare legalmente, però, dall'altro continua a tenere i contatti con i vecchi esponenti catanesi. interviene per zittire la manovalanza criminale irrequieta, per sistemare le faccende più tipicamente legate al pizzo alle imprese, fa malmenare chi non si attiene alle regole. Ed è egli stesso a svelare che ha partecipato ad un importante incontro nazionale, in cui si parla di affari nel settore delle scommesse on line, con gli emissari di altre importanti famiglie siciliane, calabresi e persino della Sacra Corona Unita.
Ecco perché secondo gli investigatori è il tipico rappresentante di quel "mondo di sotto" che cerca di arrivare ed è già saldamente in contatto col "mondo di sopra", che conosce bene la sua levatura.
Secondo gli investigatori, ad esempio, l'avvocato Lo Castro quando si rapporta con Romeo sa benissimo con chi sta trattando. Il legale d'affari presta il proprio ruolo per una sere di operazioni in massima parte lecite, in altri casi comunque relative al massimo a reati finanziari. Ma il contenuto e il tono delle conversazioni tra i due sarebbero la riprova che il professionista messinese è ben conscio dello spessore di Enzo Romeo. Un esempio? Un'altra conversazione in cui torna il nome dell'architetto La Spina, gravato da debiti – a dire di Lo Castro – con soggetti catanesi. La risposta di Romeo suona più o meno come "non si preoccupi avvocato, sa che qua noi siamo il top, ci pensiamo noi".
A PARTE IL PROBLEMA GIUDIZIARIO ED INVESTIGATIVO BISOGNO FAR RIFLETTERE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA CITTA’. COME SI POSSONO ANCORA COSTRUIRE INTERI COMPLESSI, ANCHE SE DISTRUGGONO TUTTO CIO’ CHE ANCORA NON E’STATO DISTRUTTO, DI CENTINAIA DI ABITAZIONI CON CONTESTUALE EMIGRAZIONE DI CITTADINI MESSINESI ED IL RELATIVO CALO DI ABITANTI? POI L’ASPETTO GIUDIZIARIO E LA DUREZZA DA PARTE DELLA LEGGE DA APPLICARSI SE SONO COLPEVOLI
A PARTE IL PROBLEMA GIUDIZIARIO ED INVESTIGATIVO BISOGNO FAR RIFLETTERE SULLA SITUAZIONE ECONOMICA DELLA CITTA’. COME SI POSSONO ANCORA COSTRUIRE INTERI COMPLESSI, ANCHE SE DISTRUGGONO TUTTO CIO’ CHE ANCORA NON E’STATO DISTRUTTO, DI CENTINAIA DI ABITAZIONI CON CONTESTUALE EMIGRAZIONE DI CITTADINI MESSINESI ED IL RELATIVO CALO DI ABITANTI? POI L’ASPETTO GIUDIZIARIO E LA DUREZZA DA PARTE DELLA LEGGE DA APPLICARSI SE SONO COLPEVOLI