Sei case di appuntamento tutte a Messina Sud, decine di ragazze costrette a prostituirsi, una di loro schiavizzata dal convivente ed altre cinque persone. Un vero e proprio vaso di Pandora che ha condotto, stamani, all'arresto di diciassette persone. Nomi e dettagli.
La costringeva a concedersi ai clienti, da una casa di piacere ad un’altra, senza lasciarle spazio di libertà. L’aveva ridotta in schiavitù, ne aveva approfittato del suo debole stato mentale e dei suoi problemi psichici per sfruttarla e negarle ogni possibilità di scelta. Lui, il 47enne Antonino Barrile, era il suo convivente, con il quale aveva già avuto sei figli.
L’Operazione Bocca di Rosa ha scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora, senza fine, mettendo in luce un giro di prostituzione concentrato in sei case di piacere della zona di Messina Sud che coinvolgeva decine di ragazze, di cui 15 identificate, soprattutto italiane, tutte tra i 21 e 50 anni.
L’indagine iniziata quasi per caso, ha condotto dopo due anni di intercettazioni, pedinamenti, foto, testimonianze e dichiarazioni, all’arresto di 17 persone, e un obbligo di firma, che rispondono a vario titolo di riduzione in schiavitù, proprietà ed esercizio di case di prostituzione, induzione, reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. In realtà, una delle donne che gestiva una casa di piacere è deceduta prima degli arresti, per cause naturali. Finiscono in carcere Vincenzo Inuso, Giovanni Cisco, Carmela Comandè, Michele Ferro, Antonino Barrile, Giuseppina Pulejo, Lucia Mazzullo, Antonino Guarnera, Giuseppe Bonsignore, Vincenza Piazza, Alfredo Pascale. Concessi i domiciliari ad Antonino Gumina, Cirino Oriti, Pietra Scucchia, Santina Di Pietro Fazio, Mallikawathi Edirisinga Arachchige. Obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per Antonino Micale.
A finire nel mirino dei Sostituti Procuratori Maria Pellegrino e Antonio Carchietti, e dei carabinieri della Compagnia Messina Sud, sono state in particolare sei case di piacere, tutte dislocate tra Provinciale, Contesse, Villaggio Aldisio, Villaggio Santo: Casa Perre, su cui hanno ruotato nel tempo nove ragazze; Casa Comandè, nella quale si prostituivano quattro ragazze; Casa Scucchia, all'interno della quale si concedavano a pagamento quattro ragazze; Casa Piazza, che era solita ospitare gli incontri di due ragazze; Casa Di Pietro, anche qui solita ospitare le prestazione di due giovani; Casa Pascale, utilizzata per gli incontri di due ragazze ed i clienti del momento.
Tutto prese avvio nell’agosto del 2012 quando attraverso un’intercettazione parallela, che nulla aveva a che fare con questo giro di prostituzione, gli inquirenti hanno iniziato a inserirsi in questo filone scoprendo, giorno dopo giorno, un vastissimo sistema di sfruttamento di giovani donne. Tutto era collegato, sia le case di piacere, sia coloro che gestivano le ragazze, le quali venivano utilizzate “a rotazione”. Loro tenevano gli appuntamenti, stabilivano orari e “paghe”. Si trattava di un incasso di circa 1000 euro al giorno, la singola prestazione variava dai 50 ai 70 euro, e di solito finiva tutto nelle mani dei proprietari, talvolta spartito tra diversi soci.
In caso di assenza delle ragazze, talvolta erano le stesse “maitresse” a prostituirsi per poter in ogni modo soddisfare il cliente di turno.
Ed i carabinieri sono riusciti a raccogliere le testimonianze anche degli stessi clienti, oltre a quelle delle giovani. Da più parti era emerso che le condizioni in cui vivevano le ragazze erano al limite della decenza, così tra il 15 e 16 gennaio dello scorso anno i militari dell’Arma decisero di intervenire. Un blitz che, però, non ebbe alcun risultato considerando che il giro d’affari continuò senza sosta anche nei mesi successivi. Forse avevano capito di essere intercettati, qualcuno per telefono sussurrava “shh, parla piano”. Eppure non avevano remore, considerando che nella maggior parte dei casi i clienti venivano trovati su internet, attraverso espliciti messaggi o annunci via web.
Una volta entrati nel giro, poi, gli avventori venivano avvisati telefonicamente. Nell’ordinanza firmata dal Gip Salvatore Mastroeni c’è tutto: dalle allusive chiamate telefoniche ai verbali shock resi dalle prostitute, dalle foto alle testimonianze di chi, in quelle case di piacere, aveva messo piede più e più volte.
Veronica Crocitti
GLI 11 ARRESTATI, TUTTI RESIDENTI A MESSINA, SONO:
Vincenzo Inuso, nato a Messina il 26/11/1976
Giovanni Cisco, nato a Messina l’8/11/1959
Carmela Comandè, nata a Messina l’11/2/1955
Michele Massimo Ferro, nato a Messina il 5/9/1970
Antonino Barrile, nato a Messina il 17/11/1966
Giuseppina Pulejo, nata a Messina il 18/11/1958
Lucia Lisa Mazzullo, nata a Messina il 12/3/1968
Antonino Guarnera, nato a Messina il 3/7/1974
Giuseppe Bonsignore, nato a Messina il 25/7/1958
Vincenza Piazza, nata a Messina il 7/6/1955
Alfredo Pascale, nato ad Angri (Sa) il 25/3/1949
DOMICILIARI PER 5 PERSONE, 4 RESIDENTI A MESSINA E UNO A SAN FRATELLO:
Antonino Gumina, nato a Messina il 27/10/1962
Cirino Mario Oriti, nato a San Fratello il 4/2/1948
Pietra Scucchia, nata a Messina il 15/3/1931
Santina Di Pietro Fazio, nata a Messina il 24/9/1973
Malika Edirisinga Arachchige nata a Kutukenda East (Sri Lanka) il 30/3/1947
OBBLIGO DI PRESENTAZIONE ALLA POLIZIA GIUDIZIARIA PER:
Antonino Micale, nato a Messina il 19/10/1994 e ivi residente