Operazione Knock down, oggi gli interrogatori. Nelle carte il dramma di un padre

Operazione Knock down, oggi gli interrogatori. Nelle carte il dramma di un padre

Alessandra Serio

Operazione Knock down, oggi gli interrogatori. Nelle carte il dramma di un padre

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lunedì 05 Luglio 2021 - 07:01

Gli arrestati al primo confronto col giudice. Intanto le carte svelano il dramma del padre di un tossicodipendente che ha rischiato la vita per un debito di 200 euro

Cominciano oggi gli interrogatori delle persone arrestate nell’operazione Knock down, l’inchiesta della Squadra Mobile di Messina su un fiorente giro di droga gestito nella zona di Santa Lucia sopra Contesse.

Il giudice per le indagini preliminari Fabio Pagana, che ha firmato i provvedimenti d’arresto, stamane sarà a Gazzi per sentire le 5 persone finite in carcere. Ovvero “poker”, al secolo il 34enne Antonino Aloisi, Matteo Fiore (27) e Salvatore Arena, detto “chichira”. Sono loro gli organizzatori del giro che garantiva coca, erba e droghe sintetiche h24 a tantissimi tossicodipendenti della zona sud cittadina. Dietro le sbarre anche Angelo Arrigo e Nicola Marra, considerato il corriere del gruppo. Saranno assistiti dagli avvocati Nino Cacia, Salvatore Silvestro e Tancredi Traclò. Da domani toccherà invece alle cinque persone che hanno i domiciliari.

Al terzetto e ai complici gli investigatori sono arrivati partendo da un violento pestaggio avvenuto a fine 2018. Intercettando le conversazioni della vittima, la Mobile ha ricostruito i retroscena delle violenze, dovute ad un debito di droga, ed è risalita ai fornitori.

Le intercettazioni hanno rivelato anche passaggi drammatici. Hanno per esempio svelato che la vittima di quel pestaggio ha rischiato la vittima per un debito di soli 200 euro. E’ lui stesso a svelarlo, parlando con un amico: “Non mi ricordo nemmeno che sono uscito dal Cep! Mi sono svegliato ieri n ospedale compare! Ho un trauma alla testa, il cervelletto lineato…compare. Guarda quello che c’è qua! 200 euro devo dare ad Antonio e tu, per 200 euro, queste cose…per 200 euro ammazzi una persona?”

Ma il passaggio più drammatico è certamente condensato nel dialogo, intercettato, tra il padre della vittima e il figlio, qualche giorno dopo le dimissioni. Sono le parole di un padre disperato, che non sa più come convincere il figlio a smetterla, con quella robaccia: “Tu devi guarire da questa situazione, capito? Tutto questo ristorante che hai in testa, non va bene…Non è che ci devi mettere sempre benzina sul fuoco…non ti accompagno più! Questa è stata l’ultima volta! E macchina non te ne do. Bene che tu lo sappia. Perché dovrei averti sulla coscienza, stai scherzando? Io a mio figlio lo porto a comprarsi la droga? Io devo portare mio figlio a comprare la morte? Basta. Ora da questo momento te la gestisci tu la vita. Ti vuoi ammazzare? Ammazzati con le tue stesse mani. Non è che dici: papà, aiutami, andiamo da qualche parte vediamo come possiamo uscirne da questa porcheria. La soluzione è che tu ti sistemi il cervello e torni quello che eri una volta”

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