La motivazione di fondo addotta con successo dal legale: al momento della morte 'sospetta', la sua assistita non era ancora stata assunta
REGGIO CALABRIA – Operazione La Signora, scarcerata la 42enne rumena Florentina Lencautan.
L’ha deciso il Tribunale del riesame di Reggio Calabria, che ha revocato l’ordinanza con cui il 27 giugno scorso il giudice per le indagini preliminari presso il medesimo Tribunale – su richiesta della Procura reggina – aveva disposto gli arresti domiciliari per la donna, dipendente della casa di riposo “Casa del sole”.
Questo nell’ambito dell’inchiesta, con indagini delegate ai carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazioni), sulla gestione della struttura assistenziale.
Dall’inchiesta è emerso che diversi anziani ospitati nella “Casa del sole”, affetti da gravi patologie e non autosufficienti, sarebbero stati maltrattati, ricevendo pure scarse quantità di cibo, anche scaduto e mal conservato, tali da cagionare loro deperimento e malnutrizione. In un caso, in particolare, secondo la Procura di Reggio Calabria i maltrattamenti subiti avrebbero portato al decesso di un ospite della struttura.
Al momento della morte ‘sospetta’, non era stata assunta
Le responsabili della casa di riposo, Giovanna Scarfò e Cecilia Prestipino, erano state poste agli arresti domiciliari insieme ad alcuni dipendenti, tra cui Florentina Lencautan, per la quale i giudici del riesame hanno accolto il ricorso presentato dal difensore, l’avvocato Giuseppe Domenico Morabito.
Quest’ultimo, nella sua istanza, aveva sostenuto che all’epoca in cui era deceduto l’anziano, la sua assistita non era stata ancora assunta dalla casa di riposo.
Sono state confermate, invece, le misure cautelari per Giovanna Scarfò e Cecilia Prestipino e per un’altra dipendente della casa di riposo, Margherita Battaglia.