Una volta uccisa, il corpo di Maria Chindamo fu dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei furono triturati con la fresa di un trattore
VIBO VALENTIA – 600 carabinieri, 26 persone in carcere, 52 ai domiciliari e tre con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono i numeri dell’operazione “Maestrale-Carthago”, coordinata dalla Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Una operazione, quella di ieri “che dà la misura – ha sottolineato lo stesso Gratteri – del controllo del respiro e del battito cardiaco del territorio, di come queste imprese mafiose controllavano qualsiasi attività economica, anche minima, anche di beni essenziali come può essere il pane” e i titolari delle attività “sottostavano a questa sorta di codice non scritto”. Nell’operazione “Maestrale-Carthago”, lo ricordiamo, sono state colpite le cosche di Mileto e di quelli di Zungri, nel vibonese, ed è emerso addirittura che sono stati in grado di imporre ai panifici delle zone sotto il loro controllo il prezzo minimo del pane, vale a dire che meno di 2,50 euro non si poteva scendere. Ma il fatto eccezionale, è stato anche il numero dei collaboratori che con le loro versioni, tutte concordanti su tutti i capi di imputazione, hanno contribuito ad ottenere questo importante risultato. “I due locali di Mileto e di Zungri coinvolte nell’operazione – ha spiegato ancora Gratteri, sono famiglie di ‘ndrangheta di serie A”.
E’ stata fatta luce sugli appalti sull’asse di Vibo Valentia per quanto riguarda le mense dell’Asp, ma anche per le tangenti su tutte le attività di ristorazione e gli alberghi della Costa degli Dei. Per non parlare le armi, la droga, le altre attività estorsive e anche la gestione dei migranti non accompagnati che, come ha spiegato il colonnello Luca Toti, comandante provinciale dell’Arma di Vibo, avrebbe fruttato alle cosche circa mezzo milione di euro di introiti.
Il corpo di Maria Chindamo data in pasto ai maiali
Inoltre, sempre grazie alle dichiarazioni dei collaboratori è stata fatta luce sull’omicidio di ‘ndrangheta del 16 maggio 2016 di Maria Chindamo sequestrata e uccisa il 6 maggio 2016 a Limbadi in provincia di Vibo Valentia. L’omicidio della 42enne avvenne a quasi un anno dal suicidio di suo marito Vincenzo Puntoriero dell’8 maggio 2015. Secondo gli investigatori il delitto sarebbe avvenuto per punire la donna di una relazione sentimentale, venuta alla luce due giorni prima dell’omicidio della stessa per un’uscita pubblica della coppia, e per la proprietà dei terreni che, con la morte del marito, erano passati alla Chindamo e ai figli.
Il corpo della donna non è mai stato rinvenuto, perché, come ha dichiarato il procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, fu dato in pasto ai maiali e i cui resti ossei furono triturati con la fresa di un trattore. Alla fine della conferenza stampa, Gratteri, spronato dai giornalisti, parla anche del suo possibile futuro trasferimento come procuratore della Repubblica di Napoli. “Se dovessi andarmene da qui mi dispiacerebbe tantissimo perché io amo in modo viscerale la Calabria e lo dimostra la mia storia: dall’86 lavoro in Calabria, pur avendo avuto occasione di andare in posti più prestigiosi. Purtroppo, come sapete, entro il maggio del 2024 devo lasciare questa Procura e allora, nel mentre, devo cercare un posto di procuratore della Repubblica. Tutto qua”.
Gratteri, un grandissimo purtroppo solo o quasi