Operazione "Mala pigna", quei rapporti istituzionali «deviati»

Operazione “Mala pigna”, quei rapporti istituzionali «deviati»

Mario Meliado

Operazione “Mala pigna”, quei rapporti istituzionali «deviati»

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martedì 19 Ottobre 2021 - 16:26

REGGIO CALABRIA – L’uppercut sferrato da magistratura e forze dell’ordine al traffico illecito di rifiuti ha permesso d’acquisire importanti riscontri circa la caratura criminale di Rocco Delfino – da tempo tra i principali referenti della potente ‘ndrina Piromalli di Gioia Tauro – e di scoprire quello che gli inquirenti avevano individuato quale disastro ambientale. Un’ipotesi di reato che il giudice per le indagini preliminari ha ridefinito in un meno grave inquinamento ambientale.

Questa mattina al Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria la conferenza stampa per le 29 misure cautelari legate all’operazione Mala pigna, eseguite dai militari del Gruppo Carabinieri forestali di Reggio Calabria e dei reparti di Calabria, Sicilia, Lombardia ed Emilia Romagna e dai militari del Comando provicniale dell’Arma, col supporto dello Squadrone eliportato Carabinieri “Cacciatori Calabria” e dell’8° Nucleo elicotteri Carabinieri di stanza a Vibo Valentia.

Misure scattate in seguito all’attività investigativa posta in essere dagli uomini del Nipaaf (Nuclei investigativi di Polizia ambientale, agroalimentare e forestale) di Reggio Calabria, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria.

Insieme al procuratore distrettuale reggino Giovanni Bombardieri e all’aggiunto Gaetano Paci – che hanno coordinato le indagini insieme ai pm antimafia Gianluca Gelso, Giulia Pantano e Paola D’Ambrosio –, a incontrare i cronisti tra gli altri lo stesso comandante delle Unità forestali, ambientali e agroalimentari dei Carabinieri, generale Antonio Pietro Marzo, il comandante regionale dei Carabinieri forestali colonnello Giorgio Maria Borrelli e l’ufficiale dei Carabinieri forestali di Palmi Rocco Lupini.

Le misure cautelari

Nove le persone finite in carcere, tra le quali Delfino, il sodale di lungo corso Domenico Cangemi, l’ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli. Per altri dieci soggetti sono stati disposti invece gli arresti domiciliari; disposto l’obbligo di dimora con obbligo di firma alla Polizia giudiziaria per ulteriori nove indagati (per il solo Fabio Taverniti, invece, mero obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia giudiziaria).

Aziende sotto sequestro

Cinque le società attive nel segmento del trattamento-rifiuti oggetto di sequestro preventivo: Ecoservizi (Gioia Tauro), ditta individuale Rd di Rocco Delfino (Catanzaro), Cm Servicemetalli (Ravenna), ditta individuale Giovanni Delfino (classe ’93 – Gioia Tauro), ditta individuale Giovanni Delfino (classe ’57).

Condotte illecite contestate

Tra le condotte contestate a Rocco Delfino e agli altri indagati, intanto l’aver interrato rifiuti speciali, mescolandoli ad ampi quantitativi di materiale terroso, nel terreno della ditta – confiscata per mafia già nel 2007 – Delfino srl.

Un’azienda della quale in sostanza Delfino aveva ampia disponibilità, arrivando a prelevarne arbitrariamente denaro grazie ad amministratori giudiziari compiacenti per un importo da 700mila euro nel giro di un anno e mezzo. Il tutto, naturalmente, all’insaputa dell’Anbsc, l’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati alle mafie.

In più Delfino secondo gli inquirenti era il promotore di un’associazione volta al traffico illecito di rifiuti tramite la gestione di altre imprese (Mc Metalli e Cm Servicemetalli) solo “sulla carta” altrui, quanto a intestazione a specifici prestanome, ma non quanto a concreta gestione, del tutto riconducibile alla sfera della famiglia Delfino.

Rapporti “deviati”

Intrattenuti inoltre quelli che gli stessi magistrati della Direzione distrettuale antimafia definiscono «rapporti istituzionali deviati» e, grazie alle azioni messe in campo nell’àmbito dell’economia (apparentemente) legale, pregnanti rapporti contrattuali con le più rilevanti aziende siderurgiche italiane.

Ma va certamente almeno menzionato pure il tentativo – per certi versi paradossale – di far iscrivere le aziende del “giro” di Delfino e del clan Piromalli nelle white list prefettizie.

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