Com'è andata l'udienza preliminare a Catania per i 19 indagati per truffa all'Agea sui Nebrodi
CATANIA – Si divide in più tronconi il procedimento Nebrodi 2, lo stralcio nato dalla maxi inchiesta sulla mafia dei Nebrodi e le truffe in agricoltura. 19 gli indagati complessivi, per i quali si ipotizza la truffa e il falso, a vario titolo, e che davanti al giudice per le indagini preliminari di Catania, Dorotea Catena, hanno scelto strade processuali diverse.
L’udienza preliminare
Una persona risulta irreperibile e per lui il Pubblico Ministero ha avanzato richiesta di non luogo a procedere, mentre il grosso degli indagati, circa una decina, ha scelto il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio. Si difenderanno quindi nel corso del dibattimento di primo grado, davanti al Tribunale di Catania, a partire dal prossimo 4 aprile.(leggi qui tutti i nomi)
Soltanto alcuni di loro hanno scelto di definire in questa fase la propria posizione, chiedendo di patteggiare la pena o di accedere al rito ordinario. Per loro si torna in aula il prossimo 6 ottobre per la sentenza.
Le accuse
Rispetto al quadro inziale, quindi, anche questa tranche vede ridimensionato il castello accusatorio, quello cristallizzato nel troncone principale dell’operazione Nebrodi. Il processo principale è stato definito in primo grado con una prima scrematura delle accuse più gravi e per questo troncone, che si tiene a Catania perché, caduta l’ipotesi di mafia per questi indagati, si tratta di definire le ipotesi legate alle richieste di contributi con dati falsi. I patteggiamenti, che dovranno essere ratificati nel prossimo autunno dal giudice, sono stati concordati tra Accusa e difese per pene che vanno da un anno e 4 mesi ad un massimo di 2 anni.
Impegnati gli avvocati Maria Cinzia Panebianco, Ignazio Panebianco, Nino Cacia e Rosetta Carcione.