Il procuratore nazionale antimafia a Messina per l'operazione che ha portato a 94 arresti per truffe all'Agea. Una mafia diversa rispetto al passato
“Sono qui per testimoniare l’importanza dei risultati ottenuti da quest’indagine e per complimentarmi con la Procura di Messina, i carabinieri e la guardia di finanza”. C’era anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho a parlare dell’operazione “Nebrodi”.
Un’operazione che “indebolisce due forti cosche, che colpisce un sistema criminale in collegamento con ‘Cosa Nostra’. E’ una mafia diversa rispetto al passato, tende ad evitare violenze e aggressioni, a meno che non si tratti di fatti specifici che non possono essere risolti diversamente. I clan preferiscono inserirsi con sistemi illegali sulle opportunità che offre l’economia legale”.
Ma è tutto possibile solo perché non ci sono i giusti controlli. Anzi spesso chi controlla è complice. E’ ciò che avveniva nei Caa, i Centri di assistenza agricola, “che dovrebbero verificare la costituzione e l’operatività delle aziende, la disponibilità dei terreni. Invece, in accordo, pianificavano un sistema criminale fraudolento che è stato individuato solo grazie a indagini complesse, col supporto di collaboratori di giustizia e intercettazioni telefoniche e ambientali, che le cosche colpite cercavano di evitare operando spesso bonifiche”.
Cafiero De Raho sottolinea l’importanza del protocollo Antoci, “che prevede l’acquisizione della certificazione antimafia fin dall’acquisizione del terreno. Un segnale importante dato alle mafie locali, fondamentali per l’Autorità anticorruzione ed il contrasto alla criminalità”.