Tra le parti civili al processo Nebrodi sulla mafia dei pascoli ci sono anche l'Agea e il comune di Tortorici. Ieri la prima udienza a Messina
Gli enti locali, le istituzioni, l’associazionismo legalista e la società civile ci sono e faranno la loro parte, al processo Nebrodi contro la mafia dei pascoli a Messina. Il segnale è arrivato forte e chiaro ieri, alla prima udienza del procedimento che vede alla sbarra poco più di cento imputati accusati a vario titolo di far parte e dirigere i clan di Tortorici e fiancheggiare boss e gregari nelle truffe per accaparrarsi i fondi europei destinati all’agricoltura, attraverso le pratiche agricole.
Ieri la prima udienza è andata avanti fino a tarda sera: erano passate le 20 quando si sono spente le luci nell’aula bunker del carcere di Gazzi dove la Corte d’Assise sta conducendo il dibattimento di primo grado, aggiornato al prossimo 23 marzo.
La giornata era stata “aperta” dalla presenza del presidente della Fondazione Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci, e dagli esponenti delle commissioni antimafia nazionali e regionali. Poi l’udienza è entrato nel vivo con le costituzioni di parti civili, quasi tutte ammesse dalla Corte.
Saranno parti che mirano al risarcimento perché danneggiate, quindi, il Comune di Tortorici, l’Agea, Libera, l’Associazione Pio La Torre, che si vanno ad aggiungere ad altre 10 parti civili che si erano costituite in primo grado. I giudici hanno invece rigettato la richiesta di costituzione di Legambiente, che non è stata ammessa.
Nel pomeriggio poi gli avvocati hanno cominciato i loro interventi, proponendo alcune eccezioni preliminari, rigettate dai giudici, che dovranno pronunciarsi su altre eccezioni alla prossima udienza.