Sei condanne sono state chieste dal PM Giuseppe Verzera nel processo dell'operazione "Ponente" che vede alla sbarra presunti appartenenti alla criminalità barcellonesi ed imprenditori "amici". Avrebbero impostato una maxitangente all'impresa palermitana che stava eseguendo lavori di riqualificazione del lungomare di Ponente a Milazzo.
Il PM Giuseppe Verzera ha chiesto sei condanne a termine della requisitoria nel processo dell’operazione “Ponente” per le estorsioni della “Encla infrastrutture” di Ettore Crisafulli. L’impresa palermitana era impegnata nei lavori di riqualificazione del litorale di Milazzo ma fu costretta a fare i conti con una serie di attentati e richieste estorsive da parte della criminalità locale.
Il PM Verzera ha chiesto la condanna a 15 anni per il barcellonese Francesco Carmelo Messina, a 14 anni per l’imprenditore di Milazzo Francesco Di Maio, a 10 anni per il boss di Barcellona Carmelo D’Amico, a 9 anni per il fratello Elio e per Salvatore Puglisi di Terme Vigliatore e a 6 anni per l commerciante di lubrificanti barcellonese Nicola Cannone. Pesanti le accuse per gli imputati che vanno dalla estorsione alla tentata estorsione aggravate dal metodo mafioso. Alla sbarra alcuni fra i più importanti boss barcellonesi ed imprenditori “amici” che avrebbero costretto Crisafulli a sborsare una tangente del 3% sull’importo complessivo per aggiudicarsi nel 2007 un appalto da 7 milioni di euro per la riqualificazione del litorale di Ponente a Milazzo. La vicenda ebbe degli sviluppi anche drammatici. Crisafulli subì pesanti minacce ed intimidazioni all’interno dei cantieri. Alla fine l’imprenditore palermitano si convinse costringendolo a consegnare una rata da 10 mila euro e successivamente altri 20 mila euro che rappresentarono il regalo di Natale di Crisafulli ai familiari dei detenuti dei clan di Barcellona. Le richieste però non si esaurirono anzi diventarono sempre più frequenti. Con il trascorrere dei mesi gli furono imposte le forniture dei materiali ed anche l’assunzione di alcuni operai. Quando la situazione divenne insostenibile Crisafulli, nell’estate del 2008, decise di denunciare tutto alla Squadra Mobile di Messina. Gli arresti scattarono il 17 maggio 2010.