Secondo gli investigatori avrebbe avuto un ruolo di vertice Carmine Alvaro detto 'u cuvertuni, insieme ad altri esponenti locali della 'ndrina sinopolese
REGGIO CALABRIA – Arrestati sette Alvaro, tre Penna e altre 24 persone tra le quali il sindaco di Cosoleto Antonino Gioffrè.
Questo il bilancio dell’operazione Propaggine, quanto al troncone d’indagine di competenza della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, evidentemente condotta in strettissima sinergia con la Dda di Roma, che nell’altro troncone di Propaggine ha messo a segno altre 43 misure cautelari (38 misure di custodia cautelare in carcere, arresti in casa per altri 5 soggetti). Ad agire, gli uomini della Dia (la Direzione investigativa antimafia), col supporto di personale delle questure e dei Comandi provinciali dei Carabinieri e della Guardia di finanza di Reggio e della Capitale.
Lo scambio elettorale politico-mafioso e le armi da guerra
Delle 34 persone arrestate, cinque sono state assegnate agli arresti domiciliari.
Le accuse sono associazione mafiosa, scambio elettorale politico-mafioso, favoreggiamento commesso al fine d’agevolare l’attività del sodalizio mafioso, detenzione e vendita d’armi comuni da sparo e armi da guerra, con l’aggravante della finalità mafiosa.
L’inchiesta è partita da Roma nel 2016, sviluppata dal Centro operativo romano della Dia e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia capitolina. I tanti punti di contatto con soggetti calabresi operanti a Sinopoli, Cosoleto e altrove hanno indotto a proseguire nell’inchiesta in un troncone a cura della Dda reggina.
Le “chiavi” a Carmine Alvaro ‘u cuvertuni
Carmine Alvaro detto ‘u cuvertuni, capolocale di Sinopoli, avrebbe avuto le redini della cosca in combutta con la ‘ndrangheta da export presente nella Capitale insieme a Francesco Ciccio Testazza Alvaro, l’85enne Antonio ‘u massaru Alvaro – ai domiciliari in ragione dell’età avanzata –, Nicola ‘u beccausu Alvaro e Domenico Carzo detto Scarpacotta.
Preminente dunque il ruolo nell’inchiesta della locale di Sinopoli in mano agli Alvaro-Penna. E gli sviluppi investigativi hanno avuto modo di chiarire come, in termini territoriali, la ‘ndrina sia egemone pure nel non lontano paese aspromontano di Cosoleto, benché nel piccolo centro tirrenico via sia una locale del tutto autonoma nelle attività illecite ordinarie, ma «funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli».
Roma, autonomia limitata
Una sorta di distaccamento autonomo avrebbe invece costituito la locale di Roma, connotata da ampia autonomia gestionale ma sempre dipendente da quella sinopolese, peraltro interpellata in caso di dissidi da dirimere o per «l’adozione di decisioni concernenti l’assetto della gerarchia criminosa» nella Capitale.
E in effetti le cose sarebbero andate esattamente così quanto all’avvicendamento delle nuove leve nella gestione della locale di Cosoleto – i cui capi erano ormai anziani –, ai risvolti derivanti dalle dichiarazioni di alcuni “pentiti” o anche rispetto alla cura dei rapporti coi vertici della “propaggine” (appunto) romana, affidata a Vincenzo Alvaro e Antonio Carzo.
Vecchi codici e …moderna prudenza
E peraltro, nella Capitale erano stati “esportati” anche riti e linguaggi tipici della ‘ndrangheta, secondo quanto risulta agli inquirenti. Ancora, Alvaro e Carzo limitavano più possibile i loro incontri fisici coi vertici calabresi della ‘ndrina, facendoli coincidere con peculiari eventi come matrimoni e funerali; in caso d’eventuali urgenze, gli incontri erano concordati con la mediazione di messaggeri.
Come appurato dall’inchiesta – eseguita dagli uomini della Direzione investigativa antimafia col supporto della rete @ON, ha visto l’attivazione di un coordinamento investigativo tra le Dda di Reggio Calabria e di Roma –, alcuni degli arrestati odierni sono già stati condannati con sentenze passate in giudicato quali appartenenti alla cosca Alvaro di Sinopoli.
Tuttora in corso, peraltro, attività di perquisizione domiciliare e d’acquisizione di materiale ritenuto di rilievo probatorio.
Il “caso Cosoleto”: il capolocale di Roma sponsor di Gioffrè?
Quanto poi alle cointeressenze rispetto alla gestione di Amministrazioni pubbliche, il centro di potere interessato sarebbe il Comune di Cosoleto. Alle Comunali 2018 nel piccolo centro tirrenico il capolocale romano Antonio Carzo avrebbe sponsorizzato attivamente Antonino Gioffrè, poi effettivamente eletto sindaco.