Le conversazioni tra il candidato al Comune di Messina nel 2018 e gli uomini del clan Sparacio
“Niente, dobbiamo votare a lui”. “Certo, ci facciamo prendere tutto il fondo Pugliatti”. E’ il 30 marzo 2018, il primo a parlare è Salvatore Sparacio, a rassicurarlo sono i fedelissimi Mario Alibrandi e Antonino Scavuzzo.
Sono prossime le elezioni comunali e agli investigatori che la ascoltano – e che lo hanno arrestato ieri nell’operazione Provinciale – questa conversazione fa capire che il clan Sparacio si è schierato con Natalino Summa che Sparacio – è lui a riferirlo agli interlocutori – ha incontrato poco prima e che gli ha offerto 10 mila euro.
L’accordo viene “siglato” il giorno dopo alla Biliardi Sud, ancora una volta registrato dalle cimici della Procura di Messina: Natalino Summa è col padre Antonio, con Sparacio c’è anche il “mediatore” Franco Sollima.
“Dobbiamo sapere suppergiù i voti, perché non ti possiamo dire una cosa, per dire ti portiamo mille voti, duemila voti, dobbiamo essere, noi dobbiamo sapere intanto quanti voti ha bisogno, perché quest’anno ce ne vuole minimo mille e due, mille e tre, è giusto o sbaglio?“, chiede Alibrandi, e Sparacio gli assicura “…al minimo che io vi posso dire, non vi posso dire che io ve ne dò mille, cinquecento, settecento, io intanto mi parto, vi dico trecento, quattrocento voti sono sicuri… e poi se ne nascono di più è una promessa, una soddisfazione che…“)
Summa padre sembra soddisfatto: “trecento voti sono un castello (…)ma che fai scherzi? Là con trecento, quattrocento voti me ne posso andare, ora mi prendo il treno e ma ne vado a Milano a vedere la partita”.
Sparacio spiega come farà, e fa riferimento all’impegno alle regionali in favore di un altro candidato”… a Pippo Crupi. Fai cinque milioni di buoni benzina, a diecimila lire e a ventimila lire, io glieli ho dati a tutti, tutte le madri di famiglia del fondo Pugliatti… chi aveva la famiglia numerosa gli davo quello da ventimila lire”.
Summa padre – si legge nel provvedimento cautelare – è timoroso, il figlio sembra propenso, soprattutto quando Sparacio gli spiega: “è pericoloso, però si vedono…si deve fare sotto banco...”. Allora il candidato replica “Questo lo puoi fare tu, non è che lo posso fare io, io non devo figurare in nessun posto”.
Sparacio è largo di manica, e assicura di poter portare voti provenienti anche da altri quartieri, sempre grazie ai suoi legami con gli esponenti degli altri clan cittadini. “Siamo andati a Mangialupi…si parla con il figlio di Benedetto, con altre persone, con altra gente e si fa – dice Sparacio riferendosi al figlio del pregiudicato Giuseppe Aspri – “Se vado a Giostra e gli dico a un amico che…i venti, trenta voti te li dò…, Mangialupi, la stessa cosa a Santa Lucia per esempio…in una sala a Santa Lucia gli giovava la televisione e gliel’ho data, gli ho fatto questo e quello…nel lavoro uno deve essere…se io salgo là e gli dico, senti Nino… ”
Infine, garantendo l’appoggio di Fondo Pugliatti, Sparacio e gli amici svelano un retroscena delle comunali del 2013 e tira in ballo il candidato a sindaco Felice Calabrò.
“Calabrò quando ne ha prese seicento, chi glieli ha dati, dove li ha presi i voti….(…)dove li ha presi i voti? tutti qua li ha presi…poi non è salito ma…ma quei 400 voti glieli ho fatti prendere qua, glieli ho fatti prendere sicuro”, gli racconta Alibrandi.
I Summa politici di esperienza, evidentemente le truffe alle assicurazioni non rendevano abbastanza.
[…] Fai cinque milioni di buoni benzina, a diecimila lire e a ventimila lire, io glieli ho dati a tutti, tutte le madri di famiglia del fondo Pugliatti… chi aveva la famiglia numerosa gli davo quello da ventimila lire”.[…] Ma le intercettazioni in cui si parla di lire, risalgono a quando? Le lire in Italia non circolano più da almeno il 1° gennaio 2002.