I titolari delle aziende di smaltimento di Maregrosso, arrestati ieri dai carabinieri, hanno affrontato l'interrogatorio di garanzia ma hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.
Non hanno parlato i fratelli Di Blasi, arrestati ieri dai Carabinieri nell’inchiesta Red Carpet su un fiorente traffico di rame rubato tra Caltanissetta, Messina e la Toscana. Alberto, Antonino e Luciano Di Blasi, rispettivamente 27,21 e 30 anni, al loro secondo giorno a Gazzi, hanno affrontato l’interrogatorio di garanzia, assistiti dall’avvocato Salvatore Silvestro.
Davanti al gip Maria Teresa Arena, peró, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Il Giudice, che ha messo nero su bianco le accuse mosse loro dalla Procura, ha accettato la richiesta dei pm di rinchiuderli in carcere principalmente per salvaguardare le indagini, ancora in corso. Ogni altra misura per evitare i contatti e il pericolo di inquinamento probatorio non sembra altrettanto adeguata. Sarà interrogata per rogatoria, invece, Lucia Spadaro, arrestata a Catania.
Mentre l’inchiesta prosegue per far emergere tutti i dettagli di un fenomeno ancora poco conosciuto, quello del “traffico” dell’oro rosso, bene pregiato anche perché in via di esaurimento, il quadro della gravità dei fatti sembra cristallizato. “I ladri di rame, spesso romeni o extra comunitari in difficoltà, rischiano la vita per pochi euro. Le comunità agricole del nisseno venivano praticamente depredate. Senza contare i pericoli e i disservizi per i cittadini”, hanno spiegato gli inquirenti. Ancora a lavoro, quindi, i sostituti procuratore Antonio Carchietti e Roberta La Speme, coordinati dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita.