Si è svolta oggi l'udienza preliminare dell'operazione Savana che a gennaio permise ai Carabinieri di smantellare due gruppi che si dedicavano ai furti di mobili antichi ed allo spaccio di droga. Il gup Arena ha disposto sei rinvii a giudizio. IL PM Verzera ha chiesto 4 condanne. Avanzate tre richieste di patteggiamento.
Per l’operazione “Savana” è il momento dei rinvii a giudizio. Ma è stata un’udienza preliminare non priva di colpi di scena e con il ricorso a più riti alternativi.
Basti dire che su 17 imputati sono stati soltanto 6 i rinvii a giudizio disposti dal gup Maria Teresa Arena. Quattro imputati hanno chiesto il rito abbreviato, tre il patteggiamento e per altri quattro è stata disposta la nullità della richiesta di rinvio a giudizio per un difetto di notifica dell’atto. L’operazione “Savana” scattò il 17 gennaio scorso e portò all’arresto, da parte dei Carabinieri, di 11 persone che avrebbero fatto parte di due gruppi legati al clan di Mangialupi. Le organizzazioni avevano compiti ben precisi. Una si occupava di furti in appartamento, soprattutto di mobili antichi, l’altra di spaccio di droga. Oggi il PM Verzera ha chiesto la condanna a 4 anni per Concetta Lo Cascio, a 3 anni e 6 mesi per Santo Gugliotti, a 3 anni per Alessio Coppolino e a 2 anni e 2 mesi per Maria Burrascano che hanno chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Il gup Arena ha rinviato a giudizio al 14 novembre prossimo Antonino Annetti, Gennarino Briganti, Natale Cardile, Alessandro Cutè, Salvatore Noschese e Giovanni Mussillo. Tre le richieste di patteggiamento sulle quali il gup Giovanni De Marco deciderà il 21 giugno. Le hanno avanzate Giuseppe Lo Cascio, Antonino Cutè e Giovanni Cutroneo. La nullità degli atti, che ora dovranno tornare al PM per formulare una nuova richiesta di rinvio a giudizio, è stata disposta per Lorenzo Ferrara, Giuseppe Lanza, Giuseppe Pellegrino e Domenico Mussillo.
Inizialmente sotto la lente d’ingrandimento degli investigatori era finito il filone dei furti in abitazione. Furti che tra aprile e dicembre 2008 sarebbero stati addirittura 34 compresi quelli falliti. La banda ripuliva prevalentemente antiche ville o abitazioni molto eleganti, a Messina e in provincia di Catania, dove presumevano di poter razziare oggetti preziosi. I ladri effettuavano dei veri e propri sopralluoghi, si impossessavano di qualche campione di mobilio, lo sottoponevano all’attenzione di qualche esperto e se si trattava di roba di valore tornavano alla carica svaligiando l’abitazione.