Gli inquirenti spiegano come l’ex presidente del Consiglio comunale, costituendo un “sistema” collaudato, si prodigava a risolvere problematiche burocratiche, estranee al suo mandato ma pur sempre abusando della sua influenza politica nell’apparato amministrativo della città
MESSINA – L’ex presidente del Consiglio comunale Emilia Barrile non è solo coinvolta nell’inchiesta Terzo Livello, ma è considerata dagli inquirenti il perno dell’indagine che scoperchia «una articolata rete di rapporti clientelari/affaristici/amicali, dedito alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione oltre ad una serie di reati strumentali».
Emilia Barrile, che alle ultime elezioni è stata candidata per la poltrona di sindaco con la lista Leali , viene descritta come «figura carismatica e trainante». La presunta attività illecita era finalizzata ad ottenere consenso elettorale.
Con il costante supporto del suo consigliore Marco Ardizzone – che ha precedenti giudiziari e nei primi anni 90 vicino al locale gruppo criminale dei “Mancuso”, egemone nel rione Gravitelli di questo capoluogo – la Barrile, avvalendosi dell’incarico politico allora ricoperto, interveniva con metodicità presso i competenti Uffici comunali o le Aziende partecipate perché alcune istanze avanzate da imprenditori venissero portate a buon fine, finalizzando tale condotta ad acquisire consenso anche in prospettiva elettorale, soprattutto attraverso poi la “distribuzione” o la promessa di posti di lavoro presso le imprese dei richiedenti il suo intervento.
Gli inquirenti spiegano come l’ex presidente del Consiglio comunale, costituendo un “sistema” collaudato, si prodigava a risolvere problematiche burocratiche, estranee al suo mandato ma pur sempre abusando della sua influenza politica nell’apparato amministrativo della città, in favore di potenziali portatori di pacchetti di voti.
Emilia Barrile risulta inoltre dominus di fatto di due cooperative peloritane operanti nel settore della ristorazione e delle pulizie – la “PELORITANA SERVIZI”, impegnata nella controversa gestione dei punti ristoro e dei parcheggi dello stadio San Filippo di Messina, e la “UNIVERSO E AMBIENTE”, affidataria del servizio di pulizie dell’AMAM a seguito di una presunta illecita assegnazione – e alle cui dipendenze è stato assunto con un ruolo di fatto significativo un elemento di spicco della locale criminalità organizzata, Carmelo Pullia, coinvolto in vicende giudiziarie per gravi reati, organico al locale clan “Mancuso” e recentemente tornato in libertà dopo una detenzione ventennale.
Tali cooperative, anche grazie ad una ingegnosa alternanza tra periodi di lavoro e periodi di disoccupazione gestiti abilmente mediante patronati anche questi di fatto a lei asserviti, venivano utilizzati anch’essi come strumento per elargire occupazioni e posti di lavoro, con il fine ultimo di acquisire diffuso “consenso popolare”.
ma l’amministrazione dell’inutile Accorinti non si accorgeva di nulla ?