Operazione Totem, tutte le condanne chieste per Tibia e gli uomini del clan

Operazione Totem, tutte le condanne chieste per Tibia e gli uomini del clan

Alessandra Serio

Operazione Totem, tutte le condanne chieste per Tibia e gli uomini del clan

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giovedì 20 Giugno 2019 - 18:29

Il dettaglio delle condanne che rischiano Tibia, l'ex vice presidente dell'Acr Messina, Gugliotta e gli altri imputati del processo sulle mani del clan di Giostra sui beni confiscati

Si avvicina la sentenza per Luigi Tibia e i nuovi nomi che ruotavano intorno a lui, considerato ancora organico al clan di Giostra, e in posizione di spicco,  malgrado i pesanti trascorsi giudiziari.

Il processo in corso davanti i giudici della II sezione penale è infatti agli sgoccioli e alla fine dei dibattimento la Procura ha oggi formulato le proprie richieste, sollecitando condanne per tutti gli imputati.

Ecco il dettaglio:25 anni per Tibia, 16 anni per  Paolo Aloisio,  Calogero Smiraglia e Teodoro Lisitano; 18 anni per Giuseppe Schepis, 15 anni per Massimo Bruno, Giuseppe Molonia ,Antonino Musolino, Paolo Mercurio e Vincenzo Misa; 17 anni per Luciano De Leo, 12 anni per Santi De Leo, Francesco Forestiere e l’ex vice presidente dell ‘Acr Messina Pietro Gugliotta, Eduardo Morgante, Carmelo Salvo; 4 anni e 8  mesi per Maddalena Cuscinà, 2 anni e 8 mesi per Natale Rigano (21/08/81), 2 anni per Natale e Pietro Squadrito; 1 anno e 8 mesi per Natale Rigano (sett. ’81), un anno e 4 mesi per Giacomo Russo.

La prossima udienza è prevista per il 16 luglio, ma servirà qualche altro giorno per dare la parola a tutti i difensori.

Il blitz dei Carabinieri era scattato il 29 giugno 2016 con 23 arresti. Al centro degli accertamenti c’era proprio Tibia, che malgrado i sequestri continuava a gestire alcune attività sequestrate e cercava di riappropriarsi di altre.

Ma soprattutto continuava a fare affari, acquisendo e controllando attività economiche, dai lidi balneari alle sale slot, facendo leva sul suo spessore criminale, ove necessario.

Intercettandolo e scartabellando tra le carte delle società, gli investigatori hanno cominciato a sospettare anche del commercialista Pietro Gugliotta, al quale erano affidate le società in amministrazione controllata, considerato troppo morbido con le pretese del boss.

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