Operazione Vulcano, tre arresti per droga della Finanza reggina

Operazione Vulcano, tre arresti per droga della Finanza reggina

Mario Meliado

Operazione Vulcano, tre arresti per droga della Finanza reggina

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martedì 04 Maggio 2021 - 09:17

Cinque anni dopo il blitz delle Fiamme gialle, la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso avanzato da Ferraro, Marchese e Martinone

Tre arresti per droga da parte dei finanzieri a Reggio Calabria. L’operazione “Vulcano” ha visto l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla Sezione Riesame del Tribunale reggino nei confronti di Francesco Ferraro, Gregorio Marchese e Luca Martinone. A entrare in azione, i militari del Gruppo investigativo crimine organizzato (Gico) / sezione Gruppo operativo antidroga (Goa) del Nucleo di Polizia economico-finanziaria coordinati dal procuratore distrettuale Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Gaetano Paci e il presidente Francesco Ponzetta.

La Corte di Cassazione, lo scorso 29 aprile, ha respinto il ricorso dei tre imputati rendendo esecutivo il provvedimento restrittivo nei loro confronti, che nel frattempo sono stati condannati anche in Appello per i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (Ferraro e Marchese) e porto abusivo di armi e danneggiamento con l’aggravante mafiosa (Martinone).
L’operazione “Vulcano”, conclusasi nel luglio 2016 con l’emissione di un fermo di indiziato di delitto nei confronti di 12 soggetti, ha consentito di disarticolare un’associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di cocaina, destinata alle famiglie di ‘ndrangheta dei Molè, dei Piromalli, degli Alvaro e dei Crea. Le attività investigative hanno riguardato anche il comandante di una nave porta container proveniente dal Sudamerica, la Msc Pho Lin, impiegata sulla tratta “California Express”, la rotta di maggior interesse per l’importazione di cocaina dal Sudamerica all’Europa. Il capitano, al soldo dei narcotrafficanti, una volta giunto in prossimità delle coste italiane, consentiva il trasbordo della sostanza stupefacente verso piccole imbarcazioni, al fine di eludere i controlli doganali all’interno dello scalo portuale di Gioia Tauro.
In particolare, Marchese sarebbe stato il “braccio destro” del capoclan Michele Zito, gestendo la droga messa in commercio dalla ‘ndrina.

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