I Carabinieri hanno arrestato sei persone coinvolte nell'operazione antidroga Wolf del 2004. Quattro giorni fa la Cassazione aveva reso definitive le loro condanne e per tutti si sono spalancate le porte del carcere di Gazzi. Sei anni e quattro mesi la condanna più pesante per Giovanni Ragusa.
Tornano in carcere sei persone, arrestate nel gennaio del 2004 con l’accusa di aver fatto parte del clan Cinturino di Calatabiano per conto del quale si sarebbero occupate del traffico di droga. La Corte di Cassazione il 12 febbraio scorso ha reso definitive le sentenze emesse dalla Corte d’Appello di Messina il 25 gennaio del 2011 e per loro si sono spalancate le porte del carcere con le accuse, a vario titolo, di associazione finalizzata traffico illecito di sostanze stupefacenti e detenzione a fini spaccio di sostanze stupefacenti. Queste le pene che dovranno scontare le sei persone arrestate oggi dai Carabinieri di Taormina:
FERRARA Carmelo, (commerciante) la pena di tre anni, sei mesi e quattordici giorni di reclusione;
RAGUSA Giuseppe, (artigiano) la pena di sei anni, tre mesi e ventinove giorni di reclusione;
SCAVO Claudio, (imprenditore) la pena di tre anni, due mesi e ventinove giorni di reclusione;
SCAVO Rodolfo, (commerciante) la pena di tre anni, due mesi e ventinove giorni di reclusione;
LE MURA Carmelo, (commerciante) la pena di tre anni, sette mesi e ventuno giorni di reclusione;
TAORMINA Salvatore, (operaio) la pena di tre anni, due mesi e ventisette giorni di reclusione.
I sei sono stati rinchiusi nel carcere di Gazzi.
L’operazione Wolf scattò il 20 gennaio del 2004 e consentì ai Carabinieri di arrestare 32 persone. L’inchiesta, aveva preso il via dopo l’omicidio di Antonino Benvegna, un commerciante di autovetture, assassinato nel taorminese perchè aveva osato opporsi al racket. Grazie alle indagini che ne seguirono con l’ausilio d’intercettazioni telefoniche ed ambientali gli investigatori scoprirono che gli affari illeciti erano controllati dal gruppo Lizzio, collegato al clan Cintorno di Calatabiano. Era Lizzio a stabilire le regole del mercato della droga e ad organizzare la rete di spacciatori sul territorio. Il clan per rifornirsi di droga aveva intrapreso rapporti con la ‘ndrangheta e la camorra.