Giustizia e buon senso non sempre sembrano andare d’accordo

Giustizia e buon senso non sempre sembrano andare d’accordo

Giovanni Mollica

Giustizia e buon senso non sempre sembrano andare d’accordo

sabato 28 Luglio 2012 - 07:47

Valeva la pena eliminare di botto il ticket d’ingresso per le automobili nell’Area C di Milano? Per tutelare gli incassi di un garage. E spingere la Fiat ad andarsene ancora più in fretta dall’Italia obbligandola ad assumere 145 iscritti alla Fiom-CGIL? In nome di una (opinabile) proporzionalità della composizione sindacale dei lavoratori di Pomigliano? Il dilemma tra l’interpretazione pragmatica e quella radicale della Giustizia è vecchio di secoli

In America circola la storia – non ho mai saputo se vera o meno – della settantanovenne Stella Liebeck che, andata in automobile a prendere un bicchierone di quei caffè americani in un McDonald’s drive through – quelli dove si acquista senza scendere dalla macchina –, era ripartita ponendo la bevanda fumante tra le gambe. Una frenata improvvisa le causò alcune ustioni. Affidatasi a un (fortunato) avvocato, ottenne un risarcimento di tre milioni di dollari dalla casa del cheeseburger, colpevole di non averla avvertita sufficientemente dell’alta temperatura della brodaglia. Non ho la competenza per addentrarmi nel tema delle differenze tra Common Law e Civil Law, tra il Diritto di matrice anglosassone e quello in uso in Italia, però rivendico il … diritto di applicare quelle che mi sembrano norme dettate dal buon senso. Al di là dell’entità della somma, sicuramente il giudice americano aveva la possibilità di agire diversamente: per esempio, di sospendere la vendita del caffè in tutti i McDonald’s dello Stato, almeno fino a quando non ne fosse ben evidenziata la pericolosità. Scelse, invece, la via del risarcimento. McDonald’s pagò prontamente e fece di necessità virtù – facendo scrivere su ogni bicchiere il caffè bollente può provocare ustioni -; quantomeno per non veder replicare in tutto il Paese vere o presunte richieste di indennizzo.
Perché ho raccontato questa storia? Per la semplice ragione che sono rimasto perplesso di fronte al modo (molto diverso) nel quale viene intesa la Giustizia nell’ex Bel Paese.
Il primo caso riguarda l’ordine di assunzione – non di riassunzione – di 145 lavoratori con tessera CGIL, impartito alla Fiat di Pomigliano dal Tribunale di Roma.
Non mi sfiora nemmeno l’idea che la decisione sia stata presa in odio all’azienda di Cleveland – pardon, di … Torino -, mi fido ciecamente dei magistrati che hanno affermato che la Fiat ha violato la legge. Non posso però fare a meno di pensare che una cosa è essere condannati alla prigione, a una multa o alla fustigazione in piazza, un’altra è essere obbligati ad assumere 145 persone. Con 145 nuove assunzioni salta qualsiasi organizzazione aziendale, viene alterato il bilancio di previsione, si alterano gli equilibri interni. La stessa, indispensabile, autorevolezza di chi dirige l’azienda va a farsi benedire. Non solo: mettiamoci nei panni di un imprenditore straniero – magari cinese, abituato a un rapporto a dir poco datato con i dipendenti – che aveva preso in considerazione l’ipotesi di venire in Italia; è presumibile che consideri questa sentenza incompatibile con il suo investimento. Passi per il giudizio su ragioni e torti, ma non era meglio una multa? Per fare un paragone con il caso americano, è come se il giudice avesse imposto di somministrare il caffè a una temperatura non superiore a 50°. Rendendo la bevanda imbevibile persino per gli ultracollaudati palati statunitensi.
Il secondo caso riguarda l’Area C di Milano. Come tutti sapete, il Consiglio di Stato ha annullato la delibera comunale che imponeva il pagamento di 5€ agli automobilisti in entrata. Su ricorso di un garage che aveva visto i suoi incassi crollare per la riduzione della clientela. Anche questa volta, non mi azzardo a ipotizzare che la decisione sia scorretta, né voglio pensare alle migliaia di esercizi commerciali che hanno visto le loro vendite calare per un cambio di viabilità o per una nuova soluzione urbanistica. Se tutte le aziende dovessero essere indennizzate a causa delle scelte delle amministrazioni locali, figurarsi cosa accadrebbe! Ma non era più semplice mantenere il ticket per l’Area C e imporre al Comune di indennizzare il garage?
Una curiosità. Non dobbiamo credere che questi siano temi nuovi, che scopriamo oggi noi uomini del XXI secolo. Ferdinando I d’Asburgo, nel ‘500, aveva come motto Fiat justitia, pereat mundus e (pare) lo interpretasse nel senso che la Giustizia andava affermata sempre e comunque, qualsiasi fossero le sue conseguenze. Ai nostri giorni, probabilmente, sarebbe stato dalla parte di certi giudici. Lutero lo corresse pochi anni dopo, mantenendone però il significato: Fiat justitia, ruat coelum. Hegel, a sua volta, rafforzò il concetto con Fiat justitia ne pereat mundus. Insomma, pare che l’interpretazione più rigida del ruolo della Giustizia abbia avuto origine al di sopra delle Alpi, per poi “pragmatizzarsi” nella Common Law e trasferirsi a Sud. Sarà vero? Attendo opinioni e correzioni. (Giovanni Mollica)

2 commenti

  1. La logica ed il buonsenso rabbrividiscono: non sono autarchico, ma la Fiat dovrebbe essere nazionalizzata da almeno quarantanni non fosse altro che per tutti i finanziamenti gli incentivi e le agevolazioni di cui ha goduto. Alla fine anche lo stipendio di quei 145 sarebbe garantito dallo stato italiano con qualche giro di partita travestito da questo o quel provvedimento, uno di quelli a cui siamo oramai abituati da sempre.
    Marchionne dovrebbe prendersela con se stesso e non cercare di cercare capri espiatori.
    Riguardo Milano direi che il consiglio di stato avrebbe potuto obbligare il comune a risarcire la tassa a coloro che decidevano di usare i parcheggi ricadenti nell’area C.
    Ma tutto il discorso mirava a cosa? Potrei chiedere risarcimento a FrancaMollura perché il suo cartellone mi provoca turbe mentali quando passo per il Nettuno?
    E obbligarla a scrivere sul cartellone “attenzione la visione di questo cartellone può provocare turbe mentali”?
    Oppure obbligare il parlamento a riassumere I Rifondaroli,i Radicali ed i Marxisti-leninisti tra i deputati per ristabilire l’equilibrio nella rappresentanza parlamentare?
    Esempi di giustizia e buon senso che non vanno insieme si sprecano e non c’è bisogno di andare così lontano, del resto se una signora si mette il caffé bollente in mezzo alle gambe e ottiene il risarcimento per questo… dove sta il bun senso?

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  2. rossetti mariano 28 Luglio 2012 11:40

    A MIlano ci vivo e, quindi, penso di potere dire la mia.
    Vero è che il traffico automobilistico è diminuito del 30%, ma quello a due ruote motorizzate (molto più inquinante delle auto) è aumentato del 200%.
    L’inquinamento a Milano è, per la maggior parte, dovuto ai riscaldamenti. Ci sono ancora migliaia di caldaie a gasolio e centinaia ancora a carbone. Esatto, a carbone.
    Prima bisognerebbe imporre l’aggiornamento delle caldaie e dopo si dovrebbe vedere cosa fare.
    Non è un caso che il comune si guarda bene dal pubblicare i dati sull’inquinamento d’inverno, quando è più alto.
    Tutte le volte che si blocca il traffico si nota un aumento dell’inquinamento. Perchè? Perchè la gente, per gran parte, rimane a casa e usa di più il riscaldamento.
    L’area C è stata il frutto di una promessa demagogica di Pisapia (in cambio dei voti di Verdi e radical-chic che abitano in centro e che non sopportano la giornaliera invasione dei “foresti”, come vengono chiamati quelli che vengono da altre zone), che si è fatto forte del risultato di un referendum consultivo, votato dal 30% degli elettori. Dire che è stato approvato dalla maggioranza dei milanesi è FALSO, ma approvato dalla maggioranza di una esigua minoranza degli elettori.
    L’Area C è stata adottata per spillare 5€ al giorno a chi non può fare a meno di usare l’auto (100€ al mese). Sono pochi quelli che possono contare sull’apporto dei mezzi pubblici. Chi viene da fuori non può trascorrere fino a 4 ore al giorno sui mezzi pubblici.
    Riguardo l’interesse di uno, anche questi dati sono falsi. Sono migliaia i Milanesi danneggiati dal provvedimento.
    Ricordiamoci, infine, che l’Area C è incostituzionale, in quanto l’accesso è vietato non a chi inquina, ma a chi non paga, con ciò andando contro il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla Legge.
    Puoi avere un mezzo inquinante che, pagando, diventa immediatamente pulito.
    Personalmente, io mi muovo con i mezzi pubblici e non mi sognerei mai di usare la mia auto (potrei farlo, perchè uso il Metano), visto che non intendo impazzire con il traffico meneghino, ma ciò non toglie che il mio vantaggio non debba costituire un danno per gli altri.

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