Al di là di atti di ogni eroismo individuale, mostrarono una non comune forte solidarietà umana e per questo lavorarono senza interruzione per molte ore
A centoquattro anni dal tragico terremoto del 1908 che distrusse le città di Messina e Reggio Calabria, provocando, come è tristemente noto, la morte di oltre centomila persone, l’inaugurazione del monumento ai marinai russi non può, in ogni caso, esimerci dall’inchinarci ancora una volta, e non è mai troppo, alla memoria di tanti morti, ma soprattutto ricordare le virtù civiche, il coraggio, il sacrificio e la fede dei superstiti, che vollero, fin dall’indomani del disastro, che Messina fosse ricostruita “laddove era caduta”.
Ci sembra importante richiamare su alcuni aspetti l’attenzione di quanti – anche se in forte ritardo – hanno reso possibile, cedendo all’insistenza (ben nota) dei rappresentanti del popolo russo, che questi nobili marinai, spesso a rischio della stessa vita, fossero ricordati sul luogo stesso, dove, per giorni e giorni, si impegnarono nel tentativo di salvare chi in comune con loro aveva solo l’essere uomo.
Anzitutto, al di là di atti di eroismo individuale, essi mostrarono una non comune, forte solidarietà umana e per questo “lavorarono senza interruzione per molte ore, e rifiutavano ogni riposo e nutrimento”. Unica ricompensa la “dolce emozione” nel constatare la riconoscenza dei sopravvissuti. Un secondo aspetto da mettere in rilievo, di uguale importanza, è quello della pari riconoscenza che – senza sminuire assolutamente i meriti dei marinai russi – da tempo si sarebbe dovuto accordare anche ai marinai francesi, inglesi (giunti per primi sui luoghi del cataclisma), americani e a quanti altri vennero a dare una mano, manifestando nobiltà e coraggio: rischiando la propria vita salvarono migliaia di nostri concittadini. Una storia intessuta d’amore, che segnò di gratitudine profonda l’animo dei messinesi.
Vorremmo, a questo proposito, ricordare un impegno che il popolo di Messina, tramite i suoi rappresentanti, assunse sin dal 1909. Il 17 febbraio di quell’anno, infatti, il Consiglio Comunale di Messina nella sua prima seduta dopo il disastro, deliberò di erigere un monumento in onore ai soccorritori e una piazza a quanti persero la vita nell’immane catastrofe. Forse gli eventi che nei successivi decenni hanno sconvolto il mondo intero, possono aver costretto a rinviare questo impegno, e a far sì che dopo oltre cento anni non ci sia ancora a Messina una via, una piazza o un monumento che ricordi in chiave positiva un evento tanto importante e determinante della vita della Città.
Le nostre strade e le nostre piazze ricordano tante vittorie, ma nessuna è dedicata alla vittoria più grande dei messinesi: aver ricostruito, malgrado tutto, la nuova Messina “laddove era caduta”. E, interpretando i sentimenti dei superstiti, questa dedica significherebbe eternare gli atti di eroismo compiuti con slancio generoso di sublime solidarietà umana da quanti qui accorsero. Il paziente popolo russo, che nel 1909 aveva ricevuto la delibera consiliare da parte del pro – sindaco Martino e che più volte, in tutti questi anni, aveva ricordando l’impegno assunto verso i loro ufficiali e marinai, – rompendo gli indugi – è venuto a Messina… portando un magnifico monumento, che ricorderà i loro “meravigliosi” ufficiali e marinai.
A noi sia consentito ben sperare per un riconoscimento a tutti gli altri soccorritori, convenuti da tante altre nazioni. Dopo questa magnifica “festa”… speriamo che se ne parli!
L’11/2/2006 è stata intitolata ai MARINAI RUSSI la prima parte di via Camaro(dopo l’incrocio con la circonvallazione). E un tempo il nome di PONTE AMERICANO era dato a parte dll’attuale viale Europa.
Impegni nominali,
cara lettrice. Meritavano qualcosa in più, non Le pare?