TaoArte. Confusione totale, ma la soluzione è la sinergia

TaoArte. Confusione totale, ma la soluzione è la sinergia

Enrico Scandurra

TaoArte. Confusione totale, ma la soluzione è la sinergia

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sabato 09 Aprile 2016 - 21:46

La soluzione è una. Solo una: stringersi attorno e fare fronte comune per salvare un prodotto che in Sicilia ci invidiano tutti. Taormina è un bene troppo grande per essere gettato in pasto alle iene

Forse qualcuno potrebbe considerarmi uno iettatore. Un catastrofista, o peggio ancora una figura che pensa solo a creare problemi che per molti non esistono. Non ci sono. Sono inventati e privi di fondamento alcuno. Ma mi viene molto difficile essere fiducioso quando ad essere trattati sono argomenti di grande rilievo che, nel corso di questa settimana giunta ormai al termine, sono stati quelli più discussi nei bar e nei luoghi pubblici di tutta la riviera jonica. Sono stati giorni di “passione” per esempio per le 12 unità lavorative di TaoArte, che da mesi non ricevono stipendio alcuno. E lo saranno ancora per parecchio tempo, visto che di decisionismo non se ne vede neanche l’ombra. Non se ne sente l’odore. Ma partiamo dal principio e riflettiamo insieme sull’argomento “clou” di questi ultimi sette giorni che mi ha spinto a scrivere. Ovvero la questione relativa alla trasformazione di Taormina Arte da Comitato a Fondazione, che ha sicuramente lasciato strascichi polemici in tutta la città del Centauro. E la discussione, tenutasi in Consiglio comunale, rappresenta il frutto di anni di mancate progettualità. Di confusione totale. A Palazzo dei Giurati si è assistito ad uno spettacolo che ritengo poco soddisfacente. Sarò duro, è vero, ma non parlo sicuramente di ciò che hanno detto sia i consiglieri di minoranza che di maggioranza riguardo allo statuto, per così dire “palermocentrico”, che il commissario “ad acta”, Pietro Di Miceli, ha presentato preliminarmente all’Assemblea. I pareri possono essere vari. Molti hanno espresso perplessità al riguardo. E lo capisco perfettamente. Bisogna però fare chiarezza. E al più presto.

Ne va della sopravvivenza di TaoArte, del Festival del Cinema, giunto ormai alla 62esima edizione, e ovviamente dei lavoratori del settore. Il sindaco Eligio Giardina sta facendo quello che può e questo non lo si può non dire. Tutti però gli stanno andando contro e la Regione siciliana non gli sta certamente dando una grossa mano d’aiuto. Per “Progettiamo Taormina” lo statuto non garantisce nulla. Per gli altri amministratori anche. La sintesi è di fatto questa. E la confusione sta alimentando sempre più polemiche, visto che oltre a non esserci sicurezza economica, TaoArte produce di fatto un Festival, diventato da diversi anni soltanto una passerella di personaggi famosi, che non danno visibilità alcuna ad una manifestazione che sta morendo anno dopo anno. Il problema è infatti non solo finanziario, ma soprattutto organizzativo. E questo è ormai da anni un fatto assodato. Di questo, però, non si parla molto in giro, ma alla fine è quello che pensano tutti. Bisogna pertanto decidere, prendersi le proprie responsabilità fino in fondo. Non è tempo di sgambetti o di farse teatrali. TaoArte deve essere gestita bene e per fare ciò non è necessario, né che sia concessa a Palermo, né alla Perla dello Jonio. La soluzione è una. Solo una: stringersi attorno e fare fronte comune per salvare un prodotto che in Sicilia ci invidiano tutti. Taormina è un bene troppo grande per essere gettato in pasto alle iene. E questo negli ultimi tempi è stata una costante. La soluzione, quindi, per evitare che l’ente scompaia definitivamente (e questo è possibile) è quella della sinergia, mettendo da parte i protagonismi e dando sicurezza ai lavoratori dell’intero settore. Forse per alcuni potrebbe essere solo “aria fritta”, ma Taormina ha bisogno anche di questo. Mi contraddico un po’ rispetto a quello che ho detto all’inizio.

Sono poco fiducioso, ma di sognare ad occhi aperti non ho smesso mai, perché non ci dimentichiamo che pensare in grande è l’unica via per progettare un futuro roseo. Un futuro lontano dalle lotte interne e dai passi falsi. Dai litigi di Palazzo e dalla mancanza di programmazione. Ha detto bene l’ex presidente del Consiglio comunale taorminese, Eugenio Raneri, che ha dichiarato che non svenderà TaoArte a nessun costo. Ha detto altrettanto bene anche Giardina che sostiene da sempre che Taormina non ha la capacità di gestire in modo efficiente il suo prodotto culturale. Sono tutti pensieri pienamente condivisibili, ma che stanno portando allo sfascio. Pertanto cosa fare adesso? Come comportarsi? Cosa dire a Di Miceli? La risposta la ripeto di nuovo perché deve entrare nella testa di tutti. È necessaria la sinergia ed una visione comprensoriale. Così come stanno tentando di fare i sindaci di tutta la riviera jonica per portare a casa fondi necessari per risistemare il territorio circostante e risolvere il fenomeno del dissesto idrogeologico, oltre a sciogliere i “nodi” riguardanti i collegamenti stradali ormai davvero da “bollino rosso”. In questo caso pochi sono stati i risultati, ma almeno c’è il tentativo di fare un blocco unitario capace di dire la propria in quel di Roma. Capace di contare qualcosa quando si va a parlare di Città Metropolitana. Le teste difficilmente andranno tutte d’accordo, ma tentar non nuoce. Quindi infine dico: TaoArte ai taorminesi ma anche alla Sicilia. All’Italia. All’Europa. Al Mondo. Non so se sono stato chiaro. La visione per combattere i problemi deve essere globale e non campanilistica. Questo è quello che deve fare anche Taormina per evitare che il mito di Nino Manfredi, di Ettore Scola, di Alberto Sordi e degli anni della Dolce Vita possano essere cancellati dalla memoria comune.

Enrico Scandurra

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