Nei giorni scorsi siamo stati nella struttura di Via Bonino dove ci ha accolti il direttore Gianfranco Nicoletti. Ecco ciò che è essenziale sapere se vuoi iscriverti. (in allegato la PHOTO-GALLERY)
Arpa, Chitarra, Clarinetto, Canto, Composizione, Contrabbasso, Pianoforte, Violino. Sono solo alcune delle classi di studio che offre allo studente il Conservatorio “Arcangelo Corelli” di Messina. Ad Aprile si aprono le iscrizioni e Tempostretto.it ha voluto fare un viaggio all’interno della struttura di Via Umberto Bonino, nella zona industriale della nostra città. Chi vi entra per la prima volta rimane sorpreso e piacevolmente frastornato dalla molteplicità dei suoni. I ragazzi stanno provando. Quando c’è lezione, ci dicono le signore che stanno all’ingresso, la scuola si riempie di molti più suoni: sono gli strumenti che suonano all’unisono partiture diverse.
IL PERCORSO
La legge 508 del 1999 lo definisce AFAM, “Istituto di alta formazione artistica e musicale”: il Conservatorio adesso è a fianco dell’Università, e rilascia titoli accademici di primo e di secondo livello. A questi corsi si accede dopo un esame di ammissione. Da due anni, inoltre, è ammessa la doppia frequenza: si può, per intenderci, frequentare il conservatorio e nel frattempo anche un corso di laurea in una facoltà universitaria con il limite di 90 crediti in totale. Esisteva, sino a prima, un vecchio ordinamento che rilasciava un diploma non accademico e che, ci dice il Maestro Gianfranco Nicoletti che guida da tre anni la scuola, nonostante fosse certamente valido dal punto di vista strumentale, presentava delle carenze soprattutto sul piano teorico musicale. Il musicista, infatti, deve conoscere anche ciò che sta dietro uno spartito e la contestualizzazione storica e geografica porta ad una migliore esecuzione perché si ha maggiore competenza di quello che si sta suonando. Con i percorsi accademici si è cercato di mantenere quel livello di performance educativa e possibilmente di alzarlo, adeguando la didattica alle esigenze e qualità degli studenti. In sostituzione del vecchio ordinamento e a fianco dell’istituzione del liceo musicale e coreutico negli istituti di scuola superiore secondaria, il conservatorio ha avviato anche dei corsi cosiddetti pre-accademici, per i quali è in grado di accogliere gli studenti sin dai 10 anni di età. In più si è allontanato anche il limite massimo di iscrizione. «È vero però –sostiene Nicoletti– che lo studente prima si avvicina allo strumento e meglio è».
LA STRUTTURA
Ma cosa offre il Conservatorio di Messina e in cosa eccelle? «Offre quasi la totalità della gamma di possibilità di formazione – ci risponde il direttore – e a dire in cosa eccelle non dovrei essere io, ma i fatti. Molti dei ragazzi, usciti da qui, si sono affermati in varie orchestre e formazioni, oppure come concertisti solisti». A fare da traino al valore e alla potenzialità dei ragazzi sembrano perciò essere i professori. Tutto questo però avviene – è doveroso dirlo – in un contesto strutturale inadeguato dove il Conservatorio opera ormai da quasi 15 anni. La limitatezza del numero di aule costringe ad un composizione d’orario ad incastro e a episodi di turnazione. In più, la mancanza di insonorizzazione rende a volte difficoltoso il lavoro: pensiamo ad una classe di fiati (strumenti piuttosto sonori) accanto ad una di Storia della musica! Finora, come accade anche per tante altre realtà cittadine, si è puntato sulla buona volontà di tutti. È presente anche una biblioteca che conta attualmente circa 5.500 volumi. Solo in questi ultimi anni, grazie ad una più attenta politica culturale, è riuscita a rinnovare gli arredi, a dotarsi di un computer per la schedatura del materiale posseduto e ad incrementare in maniera considerevole l’ancora povero patrimonio librario. Essa è una delle poche, su tutto il territorio, a possedere spartiti e partiture musicali, per tale motivo è spesso frequentata da musicisti e studiosi provenienti da tutta la Provincia e pur essendo una biblioteca scolastica è aperta al pubblico sia per la consultazione che per il prestito.
LA DIDATTICA
89 docenti in organico, circa 750 studenti. Questi i numeri che pongono il conservatorio di Messina tra quelli di media dimensione. Cosa viene prediletto nella preparazione degli studenti? A risponderci è la professoressa Fernanda Saravalli, docente di Arpa. «Per prima cosa occorre conoscere i ragazzi e le loro capacità. Il mio approccio è istintivo. Se capisco che ho davanti una persona che può darmi molto o per l’orchestra o per la parte solistica o per la parte cameristica, lo indirizzo su quella strada. In precedenza, c’è da fare tutto un lavoro tecnico di lettura e di solfeggio». C’è poi un lato da non dimenticare che è quello affettivo: il più delle volte si instaura un legame forte di fiducia tra lo studente e il docente. Suonare, sostiene sempre la professoressa, significa mettere in condivisione i propri sentimenti. Ed è il contatto umano la cosa più sorprendente che possa esserci anche per Maria Milone, insegnante dello strumento per eccellenza, il pianoforte, il più completo ma anche il più complesso.
Come in qualsiasi facoltà universitaria, vengono organizzati seminari e masterclass. Nei giorni della nostra visita, alcuni ragazzi stanno provando alcuni passi di ballo: sono gli studenti del laboratorio di musica e danza antica. Inoltre, a seconda dell’esigenza, si può formare un gruppo: dal trio di clarinetti si può arrivare alla grande orchestra. Le realtà più importanti sono la Jazz Band, nata l’anno scorso, l’Orchestra da camera e l’Orchestra Sinfonica. Quest’ultima comprende la partecipazione di studenti e di docenti. Quando c’è la necessità di qualche elemento esterno, si privilegiano gli ex studenti.
LA PAROLA AGLI STUDENTI
Per i corridoi del conservatorio incontriamo Fabio, 28 anni, che è appena uscito da un’aula dove era intento a provare “E lucevan le stelle” dalla Tosca, parte integrante del programma per il diploma in canto. Trasferitosi da Palermo a Messina per laurearsi in infermieristica (perché “non si sa mai”) ha voluto però proseguire gli studi musicali. Anche Elisa di 26 anni studia lirica, ma sogna di intraprendere la carriera dell’insegnamento. «Quella di studiare al Conservatorio è sempre stata un’idea che mi ha accompagnata fin da piccola» – ci dice Claudia che ha 22 anni e suona il pianoforte e che disturbiamo mentre sta provando– e quando le chiediamo che progetti ha per il futuro ci confessa che ancora non ci pensa e che il suo progetto per ora è solo quello di suonare.
SOGNO DI UN MESTIERE FUTURO
Suonare è una passione, una vocazione alla quale è impossibile rinunciare, ma la situazione di profonda crisi ci spinge ad un’amara riflessione: con quale spirito, chiediamo al Maestro Nicoletti, un ragazzo si iscrive al Conservatorio, sapendo che il futuro, dal punto di vista lavorativo, sarà incerto e difficoltoso? «Potrei rispondere con un’altra domanda, – ribatte Nicoletti– con quale spirito uno studente si iscrive ad un qualsiasi corso universitario? Oggi purtroppo la crisi investe tutti i settori, non solo la musica. Credo che l’unica forza sia la fede e la grande passione, in qualsiasi settore. Quello musicale, ma anche quello tecnico, umanistico e così via. Se perdiamo anche l’entusiasmo, abbiamo perso la voglia di andare avanti. I nostri ragazzi, ciò nonostante, trovano spesso occasione per realizzarsi. Se ci guardiamo attorno la sete di cultura e l’amore per l’arte non mancano e può essere solo questa sete la speranza per tutti loro». (CLAUDIO STAITI)